Damp – Niyo-dan ibe falewan?

Informazioni Evento

Luogo
PALAZZO FONDI
Via Medina, 24 80133 , Napoli, Italia
(Clicca qui per la mappa)
Date
Dal al
Vernissage
03/03/2023

ore 18

Generi
arte contemporanea

L’opera interpreta in modo inedito la richiesta, fatta a tutti gli artisti invitati ad esporre in questa sala, di esprimersi attraverso un dialogo trai due monitor nello spazio architettonico che li contiene.

Comunicato stampa

Continua l’attività espositiva e narrativa contemporanea de L’Arsenale di Napoli – startup culturale vincitrice del programma iQ - i Quartieri dell’Innovazione promosso dall’Assessorato alle Politiche Giovanili e al Lavoro del Comune di Napoli – che mira a far si che il territorio partenopeo e la sua area regionale d’influenza siano percepiti come un unico museo

A partire dal 3 marzo 2023 L’Arsenale presenta nella Sala Circolare della propria sede a Palazzo Fondi l’installazione Niyo-dan ibe falewan? del collettivo damp. L’opera interpreta in modo inedito la richiesta, fatta a tutti gli artisti invitati ad esporre in questa sala, di esprimersi attraverso un dialogo trai due monitor nello spazio architettonico che li contiene.

Il titolo Niyo-dan ibe falewan? è una frase in lingua Bambara (uno degli idiomi più diffusi dell'Africa Occidentale, in particolare in Mali) che, letteralmente, si traduce in italiano: “se ti pianto, tu germogli?”. Si tratta di una espressione tradizionale che viene utilizzata in Bambara ancora oggi per chiedere un favore. La semplice domanda fatta da un individuo ad un altro scaturisce da una stretta relazione e determina una conseguenza molto complessa. La frase viene generalmente usata per chiedere un impegno che non può essere negato: essa presuppone un contenuto molto importante per il richiedente, che innesca quindi la curiosità dell’interlocutore; questi, in virtù della propria curiosità, accetta l’impegno al quale non potrà più sottrarsi pur non conoscendo ancora l'effettiva richiesta. Si tratta di una reminiscenza simbolica di una cultura prodotta da una civiltà, l’impero Bambara, esistito in Africa occidentale quasi negli stessi anni (1712-1861) del regno borbonico di Napoli; il contesto evocato dalla frase scaturisce dall’economia prevalentemente agricola dei Bambara e dal fatto che l’autorità traesse origine dalla terra.

Con l’installazione il collettivo damp trasla l’idea di reciprocità dell’espressione Bambara sul piano della visione, applicandolo ai due monitor che, posti l’uno difronte all’altro nella Sala Circolare, idealmente sembrano rimandarsi la frase: Niyo-dan ibe falewan? La domanda genera una sorta di corto circuito nell’economia della relazione, un continuo rimpallo tra gli attori presenti in campo. Questo chiedersi vicendevolmente un favore si traduce in un dialogo cromatico che prende forma su di una superficie bianca.

Il riferimento di questa mostra ad una cultura apparentemente così lontana da quella partenopea, intende offrire, al contrario, un punto di partenza esterno per una riflessione su alcune peculiarità storiche ancora presenti nella cultura contemporanea del territorio.

Fin dalla sua fondazione, Napoli, per la sua posizione geografica al centro del Mediterraneo, fu una città di incontri, di scambi, di coabitazione, tra i nuovi arrivati e coloro che già in precedenza vivevano nel suo territorio. Anche questa mostra è frutto del dialogo tra gli artisti ed alcuni esponenti della comunità maliana e dell’Africa occidentale presenti in città; e si pone come espressione di una cultura che ancora oggi, nonostante le difficoltà economiche, evolve grazie alla relazione con coloro che, provenienti da paesi anche molto lontani, scelgono di fare di Napoli la propria nuova dimora.

Il collettivo damp nasce come progetto non intenzionale nel 2017 dall’incontro di Alessandro Armento, Luisa de Donato, Viviana Marchiò, Adriano Ponte, che hanno individuato lo spazio -reale e virtuale- come territorio neutro in cui far dialogare le diverse singolarità. L’interesse per la natura temporanea delle cose fa sì che la ricerca del collettivo si intersechi spesso con i mondi della fisica, della biologia e dell’informatica, nel tentativo di concatenare la dimensione concettuale a quella estetica. Il gruppo non si ritiene di matrice ideologica/politica, anzi, esso tenta di sottrarsi a ogni affermazione nella propria produzione. Questo principio di irresolutezza si è negli anni manifestato insieme a uno spiccato interesse per il dialogo con la specificità dei luoghi. E’ infatti particolarmente congeniale alla ricerca del collettivo la formula della residenza d’artista: Vicinanze, MACRO Asilo Roma, 2019; The State of the City, Rotterdam, 2020; Impronte, Raccolta Lercaro, Bologna, 2020; Fabra i Coats – Fabrica de Creació de Barcelona, 2022.

Si ringraziano di cuore per la consulenza offerta sulla cultura e la lingua Bambara: Sheriff Abu, Adam Coulibaly, Mahamadou Dembele, Ejiba Alain Nsomwe.