Daniele D’Antonio – Torino 2222
Le cinque visioni, poiché di queste si tratta, non potendosi più considerare semplice fotografia, ci mostrano elementi noti della Torino che conosciamo, per quanto alterati o distorti, in una ambientazione dove la realtà lascia spazio alla surrealtà.
Comunicato stampa
TORINO2222
L'unica cosa che sappiamo è che ci tocca
ricominciare.
The only thing we know is that we have to start
again.
Visioni di Daniele D'Antonio
Torino, indubbiamente Torino.
L'anno, il 2222.
Non sappiamo perchè siamo capitati di nuovo qui, dalla profondità dei tempi nostri, né la storia ci dice come, perchè,
con chi e quando.
L'unica cosa che sappiamo è che questa è, o era, o fu, o potrebbe essere, Torino.
La storia, non ci racconta cosa successe e nemmeno quando: possiamo solo avanzare alcune ipotesi, banali, per quanto
plausibili: la Bomba, la pandemia finale oppure, chissà, la incredibile capacità del genere umano di far collassare su se
stessa la propria civiltà, grazie a quel male oscuro, a quella pulsione autodistruttiva che si porta nel proprio patrimonio
genetico sin dalla notte dei tempi.
La scena, le scene, sono a prima vista cosa nota: l'uomo è assente, distrutto, scomparso chissà da quanto tempo, con la
natura che riprende, dove può, il sopravvento, riconquistandosi gli spazi un tempo negati.
I colori del cielo, anch'essi, non sono una novità: spiegabili da una mente razionale, in funzione dei veleni di un mondo
lasciati in eredità dal genere umano.
Quel che invece stupisce è vedere elementi della Torino che conoscemmo un tempo, con una illusione di vita, che vita
non è: monumenti, architetture, il mondo inanimato che un tempo fu parte del nostro vivere quotidiano, conquistare il
palcoscenico, muovendosi (muovendosi?) con padronanza su quest'ultimo.
Non è solo movimento, reale o apparente che sia: questa volta, l'Uomo è riuscito a superare se stesso, generando la
mostruosità di un mondo in apparente movimento, senza tuttavia il soffio vitale, moltiplicante se stesso, per giunta, in
una sovrapposizione di cloni autogenerati.
Un cancro delle cose che, come sapevamo per le cellule animali, ne fa impazzire i comandi genetici, moltiplicandole
senza freno, senza logica, senza misura.
Le cinque visioni, poiché di queste si tratta, non potendosi più considerare semplice fotografia, ci mostrano elementi
noti della Torino che conosciamo, per quanto alterati o distorti, in una ambientazione dove la realtà lascia spazio alla
surrealtà.
Il punto di partenza sono le atmosfere statiche dechirichiane, ma il punto di arrivo è tutt'altra cosa, contenente un
messaggio che innesca una serie di riflessioni, totalmente indipendenti dalle opere proposte.
Non ci sono risposte agli interrogativi lanciati, o perlomeno l'Autore non ne ha.
L'unica considerazione forse possibile è quella del claim dal titolo:
“L'unica cosa che sappiamo è che ci tocca ricominciare”.
… nella migliore tradizione di questo territorio....
TORINO2222
visioni di Daniele D'Antonio
Cinque scenari, stampa lambda 60x45 cm
Di cui tre riproposti in altrettante installazioni con stampa digitale in polyestere 120x160 cm su rete metallica
elettrosaldata 200x200 cm