Danilo Balducci – Domik

Informazioni Evento

Luogo
ANTROPOMORPHA
Via Castruccio Castracane, 28a – 00176, Roma, Italia
Date
Dal al
Vernissage
27/10/2013

ore 18,30

Contatti
Sito web: http://bit.ly/mostradanilobalducci
Artisti
Danilo Balducci
Generi
fotografia, personale
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Ho vissuto e documentato a fondo il terremoto nella mia città d’origine, L’Aquila, sentendo il bisogno di ricercare in Armenia un’immagine di ciò che “saremo”, in un luogo lontano ma vicinissimo nella sua disgregazione, dignità, apparente oblio.

Comunicato stampa

Continua la ricca stagione espositiva dello studio fotografico Antropomorpha con l'inaugurazione Sabato 26 Ottobre 2013 alle ore 18:30 della Mostra Fotografica “Domik” di Danilo Balducci.
Ho vissuto e documentato a fondo il terremoto nella mia città d'origine, L'Aquila, sentendo il bisogno di ricercare in Armenia un'immagine di ciò che “saremo”, in un luogo lontano ma vicinissimo nella sua disgregazione, dignità, apparente oblio.
Dopo aver documentato a fondo il terremoto nella propria città d'origine, Danilo Balducci ha sentito il bisogno di vedere e capire altre realtà simili a quella fotografata a L'Aquila.
In Armenia e in particolare nella città di Gyumri, il 7 dicembre del 1988 una violentissima scossa di terremoto uccise all'istante 25.000 persone e a tutt'oggi 2.000 famiglie vivono ancora nei domiks (in russo piccola casa), vagoni ferroviari, containers, case di amianto.
L'inverno è il periodo peggiore per le famiglie che alloggiano nei domiks forniti dal governo sovietico o che, spesso, hanno costruito con le proprie mani.

La scelta di documentare una situazione post-sismica differente nasce dalla necessità di capire l'evoluzione e le mutazioni che, in un contesto assolutamente diverso da L'Aquila, hanno colpito la popolazione armena.
Una ricerca del “come saremo” applicata alla propria città di origine dove, in parallelo con Gyumri, il tessuto sociale è stato disgregato e le abitudini dei cittadini sono cambiate radicalmente.

Balducci continua a lavorare ancora su L'Aquila, sulle case dormitorio sorte intorno alla città senza vita, sui paesi interni al cratere, con uno sguardo intimo, non invasivo, lo sguardo di chi ha vissuto per molti anni la città nella sua normalità e si sente egli stesso parte della popolazione colpita.