Danilo Bucchi
La Galleria Gaburro di Milano ospita per la prima volta una personale di Danilo Bucchi
(Roma, 1978) dal titolo Volumi. Curata da Bernardo Pinto de Almeida, la mostra presenta tele inedite di grande formato e un progetto site specific del tutto innovativo.
Comunicato stampa
“Il suono del dipinto.
Il lavoro di Danilo Bucchi ci pone davanti a un complesso problema concettuale. Come far sentire il dipinto oltre lo stretto senso del visibile e permetterci di avvicinarlo alla percezione del volume
e della memoria, della musica e del ritmo?”
Bernardo Pinto de Almeida, curatore della mostra
La Galleria Gaburro di Milano ospita per la prima volta una personale di Danilo Bucchi
(Roma, 1978) dal titolo Volumi. Curata da Bernardo Pinto de Almeida, la mostra presenta tele inedite di grande formato e un progetto site specific del tutto innovativo.
Dopo la totalità monocroma della serie Blu, l’esposizione alla galleria Gaburro è caratterizzata dal ritorno al bianco e al nero - i due non colori - che rappresentano nel modo più autentico la poetica di Danilo Bucchi e che vengono presentati in una versione 2.0.
L’utilizzo di un nuovo materiale, capace di donare un effetto di perenne liquidità, offre un risultato sorprendentemente tridimensionale, creato dal contrasto tra volume, lucidità della superficie e opacità della tela.
La novità si ravvisa anche nell’approccio stilistico e concettuale dell’artista, che in quest’ultima serie di lavori adotta un nuovo procedimento pittorico: la tecnica, con cui sono state realizzate le opere in mostra, si avvicina, e qualche volta coincide, a quella dello sviluppo nella fotografia analogica – mezzo da sempre utilizzato dall’artista - dal momento che il colore è frutto di una attenta misurazione che ricorda la preparazione dei chimici; mentre il procedimento con il quale vengono selezionate le immagini - dal taccuino alla tela -, ricorda la scelta dei provini a contatto.
Centrale nell’impianto stilistico di questi lavori inediti è la parte più esecutiva e controllata di un atto gestuale che partendo dal taccuino, trattiene il suo riconoscibile segno, restituendo allo spettatore le sue molteplici atmosfere emotive.
Volumi rimanda al dualismo tra la musicalità dell’opera e la fluidità dei soggetti che l’artista è solito far fluttuare sulla tela e che, viste nel loro insieme, restituiscono con un colpo d’occhio l’intera simultaneità delle parti concorrendo all’armoniosità dell’opera.
Parlando della produzione dell’artista, Bernardo Pinto de Almeida sostiene che il lavoro di Bucchi ci pone davanti a problemi concettuali molto più complessi.
“Infatti” – ricorda il curatore – “pur con molteplici linguaggi – installazione, fotografia, pittura, o lavori tramite il digitale, l’artista ritorna sempre a una modalità che possiamo definire di natura ritmica”.
Ogni gesto, ogni segno, ogni movimento del corpo si avvicina all'improvvisazione, allo spartito musicale e persino alla poesia, espressione di un forte carattere performativo.
Note biografiche
Danilo Bucchi (Roma,1978) compie i suoi studi a Roma, dove frequenta l’Accademia di Belle Arti concentrandosi sulle tecniche del disegno, della pittura e della fotografia. L’artista dimostra fin dagli esordi una determinazione nel radicare il suo linguaggio in un universo di segni che rimanda alla tradizione dell’astrazione europea delle prime avanguardie, con l’ausilio di tecniche e supporti fortemente tecnologici.
Comincia ad esporre nel 2003, partecipando a mostre internazionali in città come Bucarest (Palazzo del Parlamento, 2016) Sofia (SAMCA, 2016) Bulgaria (City Art Gallery di Varna, 2014) Costanza (Museo di Archeologia, 2014) Singapore (Partners & Mucciaccia Gallery, 2013), Atene (True Lies, Copelouzos Art Museum, 2012) New York (MET Metropolitan Museum of Art, 2010), Pechino (798 art discrict, 2008) e Il Cairo (10°Biennale Internazionele, 2006), Parigi (Istituto di Cultura Italiano, 2007), Buenos Aires (Museo d’Arte Contemporanea di Buenos Aires, 2005), Baku (Ambasciata d’Italia, 2004) e Amsterdam (Supper Club, 2003).
Tra le principali mostre personali si ricordano: Contemporary Art Society (2008, Roma); Museo del Risorgimento (2011, Bologna); Palazzo Collicola Arti Visive (2011, Spoleto); Museo Laboratorio Arte Contemporanea (2011, Roma); Galleria Poggiali e Forconi (2015, Firenze); Galleria Il Ponte Contemporanea (2016, Roma). Tra il 2014 e il 2015 Danilo Bucchi è invitato a realizzare tre grandi progetti di riqualificazione urbana: Il paese dei balocchi (2014 Roma) l’opera permanente presente al MAAM; Assolo (2015, Roma) per Big City Life a Tor Marancia con il quale partecipa poi alla Biennale di Venezia (15° Mostra di Architettura Padiglione Italia); Minotauro (2015, Catania) per Emergenze Festival.
Il 2017 è segnato dalla mostra personale Lunar Black al MACRO di Roma, a cura di Achille Bonito Oliva.
Le sue opere fanno parte di diverse collezioni pubbliche tra cui: Prato Contemporanea, Bastione Delle Forche, Museo Pecci (Prato), Collezione Farnesina, Ministero Degli Affari Esteri (Roma), Collicola on the Wall, Palazzo Collicola arti Visive (Spoleto) True Lies, Copelouzos Art Museum (Atene).
Nel 2018 entra nella collezione permanente de La Galleria Nazionale di Roma con l’opera Liquid (2016), esposta eccezionalmente nella Sala dei Gessi da marzo 2023.
Nel 2019 realizza la personale Seed of grey nella storica galleria Pièce Unique a Parigi e nel 2020 l’opera monumentale Per vivere si muore al Porto di Giardini Naxos in Sicilia.