Danilo Ceccone
Mostra di acquerelli del pittore Danilo Ceccone, che sarà presentata sul piano critico dall’arch. Marianna Accerboni.
Comunicato stampa
L’acquarello - si sa - è la tecnica pittorica più difficile - scrive Accerboni - perché non consente ripensamenti. Intuizione, rapidità, un tocco agile, è quanto si richiede a un artista che si cimenti in questa via dell’arte complessa, anche se apparentemente semplice. Danilo Ceccone è tutto ciò: capta con immediatezza l’atmosfera e l’anima dei luoghi e la declina, senza esitazioni, sulla carta. Dipinge una realtà solare, luminosa, una natura che sembra quasi sempre magicamente solcata dal vento. E con il pennello racconta dei suoi viaggi a Venezia, di cui coglie la liquida bellezza, della ventosa costa toscana in Maremma, delle pietre silenziose, degli angoli e delle luci del nostro Carso, della bellezza immanente del paesaggio innevato. E riesce così - ancora una volta istintivamente - a evolvere il proprio linguaggio dalla naturalezza di un gusto più propriamente narrativo, declinato attraverso i modi di un espressionismo dai tratti armoniosi e dai rimandi impressionisti, alla modernità di una sintesi essenziale e particolarmente interessante.
Senza seguire scuole o maestri, è sensibile alle aspirazioni estetiche del suo tempo, che asseconda con agile, istintiva maestria. Il suo taglio espressivo porta tutta la solarità e la joie de vivre dell’espressionismo italiano e francese, cioè mediterraneo, lontano dall’introspezione e dalla drammaticità che quel movimento assunse nel mondo e nell’immaginario austro-tedesco; ma v’incontriamo anche tutta la cultura pittorica impressionista, nei confronti della quale è coerente anche per il fatto di realizzare sempre i suoi lavori en plein air.
La sua pittura rappresenta - conclude Accerboni - una nota di leggera e luminosa bellezza, che ci accompagna fuori dal quotidiano con brio e un pizzico di poesia.
Danilo Ceccone proveniente da una famiglia di origine friulana, nasce a Pola (Istria) nel 1931. Nel ’47, a causa dell’Esodo, si trasferisce a Ragusa in Sicilia e si laurea a Palermo in Giurisprudenza. In quei luoghi inizia a dipingere alla fine degli anni quaranta, accanto a un cognato scultore, dedicandosi soprattutto al disegno e all’olio, per poi passare all’acquerello, e scegliendo così un’esperienza pittorica “senza rete”, poiché appunto tale tecnica non ammette revisioni o emendamenti.
L’esordio pittorico si svolge dunque nel clima vibrante del Fronte Nuovo delle Arti e della sua accezione neorealista, particolarmente sentita in Sicilia: un movimento rispetto al quale Ceccone preferì tenersi a latere, pur rimanendo attento ai problemi sociali e artistici dell’epoca. Da quell’esperienza trasse tuttavia una sensibilità espressionista, che da allora è rimasta intatta nella sua pittura.
Nel ’57 ritorna a Trieste, dove continua a dipingere, da autodidatta illuminato. Ha esposto poco, per propria scelta, soprattutto negli anni ottanta.