Danilo Marchi – Arte urbana
L’artista biellese realizzerà una grande installazione di sculture “plastiche” create attraverso il ritaglio e l’assemblaggio manuale di bottiglie in P.E.T. (le bottiglie usate per contenere l’acqua alimentare) eliminate dall’industria per minimi difetti di fabbrica.
Comunicato stampa
Si inaugura venerdì 25 luglio 2014 a Lovere Arte urbana, mostra personale di Danilo Marchi, visitabile fino al 7 settembre presso l’Atelier del Tadini, spazio dedicato all’arte contemporanea all’interno dell’Accademia di belle Arti Tadini Accademia, il più antico museo dell’Ottocento lombardo.
L’artista biellese realizzerà una grande installazione di sculture “plastiche” create attraverso il ritaglio e l’assemblaggio manuale di bottiglie in P.E.T. (le bottiglie usate per contenere l’acqua alimentare) eliminate dall’industria per minimi difetti di fabbrica. La materia di scarto, altrimenti destinata alla condizione di rifiuto, viene recuperata e riplasmata dalle mani e dalla creatività dell’artista per diventare un oggetto “altro”. Danilo Marchi infatti non svolge semplicemente un’operazione di riutilizzo del materiale, ma realizza creazioni nuove, che assumono forme naturali e trovano un loro rapporto con l’ambiente nel quale sono inserite.
Questo è un punto focale dell’installazione site specific che l’artista andrà a costruire, dove al lato artistico e all’effetto scenografico prodotto da queste grandi sculture trasparenti, “architettoniche” e “urbane” si aggiungerà una reale interazione con il visitatore che si troverà a contatto con un uomo robot, nel quale potrà riflettersi per riconoscere punti in comune. Il messaggio che queste opere veicolano è anche collegato alla sensibilizzazione dell’uomo verso l’ambiente che lo circonda e che lui stesso sta distruggendo, facendo prevalere opere artificiali sulla natura. In queste creazioni l’aspetto naturale si fonde con quello artificiale trovando un perfetto equilibrio e un giusto rapporto poiché dal primo nasce il secondo. Le bottiglie in P.E.T. create dall’uomo attraverso un processo di elaborazione del petrolio presente in natura, non sono più finalizzate al semplice uso quotidiano della materia artificiale ma sono reimpiegate come una nuova risorsa che dà vita a opere d’arte che assumono le loro forme dalla natura. Le bottiglie di plastica sono nate per contenere uno degli elementi naturali più importanti per la vita dell’uomo e dell’intero ecosistema, l’acqua.
In questo modo un prodotto artificiale (il P.E.T.) estratto da una materia naturale (il petrolio), diventa contenitore di sostanza naturale (l’acqua). Lo stesso rapporto tra naturale e artificiale si ritrova nelle sculture dove alle bottiglie si dà un valore aggiunto: da semplici contenitori di un elemento essenziale per la vita divengono rappresentazioni della vita stessa. Un’operazione quasi magica che parte da un progetto mediatico sulla genesi e sull’evoluzione dell’uomo considerato nel suo rapporto col mondo animale e con il sistema tecnologico che, col tempo, ne induce la trasformazione e l’ulteriore l’adattamento ad un sistema computerizzato. A questo sistema, che oggi dà vita ad entità sempre più “innaturali”, si contrappone il confronto diretto col materiale, il gesto di manipolare e piegare la plastica con l’intento di creare qualcosa di concreto e tangibile.
La mostra è introdotta da un’interessante sezione didattica a cura della storica azienda loverese Lucchini RS, presente attiva sul territorio e fornitrice dell’acciaio utilizzato per gli stampi impiegati per produrre la “bottiglia di plastica”.
Danilo Marchi | nota biografica
Partito dall’indagine dell’evoluzione umana negli anni ottanta, Danilo Marchi nel 1999 realizza un’istallazione presentata da Angelo Mistrangelo a Palazzo Lamarmora di Biella Piazzo nella quale l’acqua diventava la prima protagonista e principio creatore di un “Uomo liquido”, un “Uomo artificiale androgeno”, una nuova creatura che nasce direttamente da essa in quanto fonte di vita e che alimenta quotidianamente l’universo naturale. La ricerca dell’artista su questo universo, che negli anni si è evoluta attraverso la lavorazione di diversi materiali (tra cui il P.E.T. del cui utilizzo in arte Danilo Marchi è stato un
vero e proprio pioniere) ha portato alla ri-produzione di animali di ogni tipo come armadilli, pipistrelli, levrieri, grilli, mantidi e squali - alcuni a grandezza naturale ed altri ingigantiti, ma tutti legati da caratteristiche uniche e particolari - accanto ad esseri artificiali che presentano fattezze e corpi da automi ma, che nella leggerezza e trasparenza, sembrano avere l’anima e lo spirito degli umani. Essi, proprio come
tutte le creature, prendono vita e cercano un dialogo tra loro, con l’ambiente che li circonda e con altri viventi. Danilo Marchi è riuscito a concentrare la sua ricerca sull’evoluzione dell’uomo in opere d’arte dove
la trasparenza del materiale richiama costantemente l’acqua e la sua purezza, lasciando intravedere l’aspetto più intimo dell’essere umano anche in un prodotto artificiale. A questo aspetto si ricollega un altro tema attuale sul quale l’artista si è concentrato, l’importanza delle risorse idriche e il problema del loro sfruttamento.
Punto di partenza per un’ulteriore riflessione sui confini verso i quali l’evoluzione tecnologica, ormai parte integrante della nostra vita, si possa spingere.
Dal 2009 lavora con la Galleria Marelia di Bergamo e nel 2011 una sua grande installazione è stata scelta come icona ai mondiali di tuffi svoltisi presso le piscine Italcementi di Bergamo.
* Le bottiglie in PET utilizzate per la realizzazione delle opere vengono fornite dal Gruppo Sanpellegrino: ulteriore conferma dell’impegno di questa grande azienda nella sensibilizzazione dell’opinione pubblica, affinchè questo materiale venga considerato sempre di più una preziosa risorsa e non un rifiuto.