Danilo Marchi – Back to life
Danilo Marchi, artista attento all’ecosostenibilità, lavora con ingegno le materie plastiche da oltre vent’anni.
Comunicato stampa
Danilo Marchi, artista attento all’ecosostenibilità, lavora con ingegno le materie plastiche da oltre vent’anni. A settembre ritornerà a Bergamo, città martire del coronavirus, con una grande installazione allegorica e dinamica composta da sculture antropomorfe realizzate mediante l’assemblaggio di bottiglie di plastica riciclate (PET). L’installazione sarà accompagnata da una serie di opere luminose, esito della sua riflessione sul mondo animale.
La mostra prende avvio con Back to Life, grande installazione a pavimento di sculture “plastiche” realizzate assemblando e manipolando bottiglie di plastica trasparente riciclate (PET). Back to Life reca con sé un’indicazione visibile di “rinascita” e la scelta di Bergamo per la presentazione dell’opera non è certamente casuale. La città lombarda è stata, infatti, uno dei luoghi più duramente colpiti dal coronavirus, tanto da essere riconosciuta come luogo simbolo di una tragedia nazionale che ha lasciato tutti turbati e sgomenti. Danilo Marchi, sensibile artista che intende «rappresentare il momento storico che stiamo vivendo», vuole far pervenire, attraverso quest’opera, un chiaro messaggio di buon auspicio per un ritorno a una vita un po’ più spensierata.
Back to Life si compone di dieci sculture antropomorfe, creature artificiali che nell’osservatore possono richiamare per certi versi gli androidi fantascientifici descritti da Philip Dick. Ciascuno di questi prototipi di umani, ritratti in pose differenti e realizzati in diversi colori (green, orange e blue con l’aggiunta di componenti trasparenti), è seduto su un’altalena in movimento.
Per quanto riguarda la realizzazione è importante sottolineare che Marchi non si limita a svolgere un’operazione di recupero del materiale (si veda a proposito la scultura del 1982 Bottles on a shelf, di Tony Cragg), ma dà vita a creazioni sempre nuove, che evocano le forme naturali e dialogano con l’ambiente nel quale vengono collocate. Nelle installazioni di Marchi, al lato puramente estetico e al risultato scenico, s’inserisce il coinvolgimento e l’interazione del fruitore, che si trova al cospetto di un “uomo artificiale” nel quale potrà specchiarsi per discernere aspetti in comune.
Oltre all’evidente pensiero di sensibilizzazione verso l’ambiente e di no waste, le pressoché “eterne” bottigliette di plastica riflettono il delicato ma compiuto equilibrio tra aspetto naturale e artificiale. Poiché le “demonizzate” materie plastiche, tra cui il PET, derivano dal petrolio, provengono in realtà dalla natura stessa che nei millenni ha decomposto vegetali, animali, umani, eventi ed esperienze. Nelle sculture di Marchi l’elemento artificiale - le bottiglie di plastica create per contenere l’acqua (la sostanza naturale per eccellenza) -, derivato da una materia naturale (il petrolio), diviene rappresentazione del mondo naturale. L’arte, in questo modo, rigenera la vita stessa e l’artista risolve definitivamente la lotta tra le “nocive e inquinanti” materie plastiche e l’ecosistema.
Gli esseri artificiali di Back to Life riflettono dunque la costante indagine di Danilo Marchi sull’evoluzione umana: dietro ai lineamenti e alle forme angolose da androidi traspare, grazie alle bottiglie di plastica trasparenti, la parte più intima e pura dell’essere umano.
L’aspetto fondamentale che caratterizza questa installazione è la presenza delle altalene, su cui sono adagiate le creature artificiali in movimento. L’altalena, che trasmette sensazioni di gioia e libertà, ha in realtà origini piuttosto “oscure” in quanto, secondo la mitologia greca, nacque come rito per ricordare l’impiccagione di Erigone, suicidatasi dopo aver scoperto l’assassinio del padre. La simbologia dell’altalena inoltre racchiude al suo interno tutta la contrapposizione tra la vita (zoè) e la morte (thànatos). La vertigine, causata dall’altalena, può dare l’impressione di trovarsi in una “terra di mezzo” sospesa tra terra e cielo, umano e divino, vita e morte. Il moto oscillatorio tra due estremi può produrre un significato nuovo, quello di esorcizzazione della morte in favore della vita ripetuta. Ecco che allora il gioco sacro dell’altalena si trasforma, a partire dall’età romana e poi cristiana, in una festa che celebra il risveglio della natura e il ritorno alla vita.
Back to Life vuole comunicare un senso di “rinascita” ed esprimere un augurio per un ritorno a una vita più serena e felice. Il movimento oscillatorio degli esseri artificiali - umanoidi che racchiudono il mistero della vita - esprime un dinamismo attivo e vitale, carico di energie e vibrazioni positive; le superfici monocrome e trasparenti delle bottiglie di plastica, rigenerate acutamente da Marchi, riflettono la luce, essenza di vita, e ci rammentano il valore spirituale e simbolico dell’acqua. L’altalena è quindi in sostanza un’allegoria della vita: un grande gioco di emozioni, degna di essere vissuta in modo spensierato, nonostante le tragedie che possono sopraggiungere.
La mostra prosegue con una ricercata selezione della produzione più recente di Danilo Marchi, esito dello studio e della riflessione sul mondo animale. Un elegante levriero e alcuni insetti in vari formati (cavallette, coccinelle, api) realizzati sempre mediante bottiglie in PET riciclate e fascette di nylon, si distinguono per l’aggiunta dell’illuminazione a led. Le luci rendono le sculture più vive e suggestive ed evidenziano meglio le caratteristiche anatomiche e morfologiche degli animali, rielaborate da Marchi nelle loro complesse e “architettoniche” strutture.
L’Ape bionica, ideata nel 2013 e continuamente perfezionata, rappresenta la sintesi finale della ricerca di Danilo Marchi. L’artista, affascinato da questo insetto laborioso - fondamentale per l’equilibrio dell’ecosistema e purtroppo a rischio estinzione -, lo fa rinascere attraverso le materie plastiche curando con maniacale attenzione i dettagli anatomici. L’ape è una specie altamente evoluta, dalle spiccate qualità percettivo-sensoriali; è una creatura eccezionale da salvaguardare, ed è qui ricreata da Marchi in versione robotica a sostegno dell’ambiente. Un “animale robot” in perfetto equilibrio tra naturale e artificiale, tra scienza e arte.
Mark Bertazzoli, 2020
Cenni biografici su Danilo Marchi:
Danilo Marchi, artista appartenente al gruppo artistico “Plastica italiana”, nasce a Biella, dove vive e lavora. La sua indagine inizia dall’analisi della natura e dell’evoluzione umana e si rivolge allo studio del PET dal cui utilizzo nel 1999 nasce l’installazione Uomo artificiale androgeno presentata a Palazzo Lamarmora di Biella Piazzo: un umanoide semi-emerso collocato in una grande vasca nella quale dall’alto sgocciola l’acqua. Quest’opera costituisce la prima scultura antropomorfa prodotta dall’assemblaggio e dalla manipolazione di bottiglie in plastica trasparente, tuttora materiale di ricognizione per l’artista.
Sensibile al valore spirituale e simbolico dell’acqua, dal 1999 il biellese Danilo Marchi assembla manualmente bottiglie riciclate per l’arte. Con tale medium crea installazioni che focalizzano l’attenzione su varie tematiche: l’estinzione delle specie animali o l’evoluzione della specie umana ed animale (genesi). Nelle sue ri-composizioni sviluppa una ben precisa filosofia che ha fondamento nella perenne analisi dell’essenza della vita, per alcuni versi molto fragile in quanto attualmente legata a scottanti problematiche ambientali, ma allo stesso tempo sempre più resistente e duratura grazie al progresso scientifico.
Le sue opere si trovano in permanenza presso Palazzo Boglietti (Biella), Museum in Motion (San Pietro in Cerro, Piacenza), Videoinsight Foundation (Torino), Accademia Tadini di Lovere (Bergamo), MACIST Museum (Biella).
Cenni biografici su Mark Bertazzoli:
Mark Bertazzoli, storico e critico dell’arte, nasce nel 1986 a Biella, dove vive e lavora. Nel 2011 si laurea in storia contemporanea presso l’Università degli studi di Milano con la tesi “Una collana storica nell’Italia fascista. I Libri verdi Mondadori tra storia e romanzo (1932-1941)”, che pubblica nel 2013 per Edizioni Unicopli. Dal 2012 al 2015 ha collaborato con l’Ecomuseo Valle Elvo & Serra, in particolare con il Centro di documentazione sull’emigrazione di Donato (Biella). Appassionato di arte contemporanea, nel 2015 conosce Omar Ronda che lo sceglie come assistente e lo nomina curatore del MACIST (Museo d’Arte Contemporanea Internazionale Senza Tendenze) di Biella-Riva. Presso il MACIST organizza e cura importanti mostre dedicate ad artisti contemporanei italiani e internazionali, tra cui Robert Rauschenberg, Michelangelo Pistoletto, Ugo Nespolo, Bertozzi & Casoni, Umberto Mariani, Luca Alinari e Plinio Martelli. Nel 2017 cura la doppia personale di Francesco Capello e Omar Ronda dedicata al mito Ferrari presso il Museo Ferrari di Maranello e ARC Gallery (Monza). Nel 2018 organizza al MACIST una grande mostra collettiva dedicata alla Vespa Piaggio con opere di trentasei fra i maggiori artisti italiani contemporanei. Come responsabile dell’Archivio storico Omar Ronda, è co-autore, insieme a Vittoria Coen, del Catalogo ragionato dell’artista biellese, pubblicato da Skira nel 2019.
Storia della Galleria Marelia
La galleria nasce nel 2009 da un progetto di Paola Silvia Ubiali che, dopo la laurea in lettere moderne con indirizzo artistico all’Università Statale di Milano, un Master in Economia e Gestione Aziendale presso l'Università di Bergamo, diverse esperienze come commerciale estero e in seguito assistente di galleria nell’arte antica e moderna, orienta spontaneamente i suoi interessi verso l’arte contemporanea, in particolare il periodo che va dagli anni '60 ad oggi, a livello internazionale.
Si apre nel marzo 2009 con una mostra dedicata al Movimento Madi Internazionale di cui oggi è la referente per l’Italia. Nei primi anni di attività si susseguono numerose personali e collettive focalizzate su artisti già consolidati e giovani under 35, spaziando dall'estetica classica alla sperimentazione.
Nel novembre 2013 si dà vita a un nuovo progetto iniziato con il trasferimento nella più ampia e funzionale sede di via Torretta, un ex-magazzino di tessuti la cui versatilità la rende anche location ideale per piccoli eventi culturali.
Caratterizza il lavoro un forte orientamento verso il territorio lombardo, concretizzato dalla collaborazione con istituzioni locali e non (Fondazione Creberg, Fondazione Adriano Bernareggi, Accademia Tadini di Lovere, Accademia di Belle Arti G. Carrara, Orto botanico "Lorenzo Rota", Banca d'Italia, Accademia Albertina di Torino) e partners privati (Spazio Arte Hangar Audi e catena alberghiera Accorhotels, Studio Legale Ls Lexjus, Milano) nell’organizzazione di eventi d’arte, mostre e attività curatoriali.
Nel 2014 parte Underground, un progetto ideato dalla Galleria Marelia con l’intento di offrire visibilità e formazione a studenti e a giovani artisti al termine del percorso di studi e alle loro prime esperienze espositive. Il progetto prevede una serie di mostre annuali in collaborazione con le Accademie di Belle Arti italiane e straniere.
Dal 2017 la galleria ospita l’archivio dell’artista Reale Franco Frangi, membro del Movimento Internazionale Madi.