Dario Delpin – Incisioni 2007 – 2013
I soggetti del suo lavoro sono legati alla sua terra, ai suoi contadini e ai mestieri scomparsi: un omaggio d’amore alle sue radici.
Comunicato stampa
Per la prima volta l'opera incisa del friulano Dario Delpin approda a Firenze nei locali espositivi della Fondazione Il Bisonte. Figlio d'arte, (il padre Francesco era pittore e acquerellista raffinato) Dario è legato alla nostra città attraverso il suo primo Maestro Paride Castellan, anch'egli friulano, ma vivente a Firenze, dal quale ha appreso insegnamenti e preziosi consigli; lo presentò a Pietro Annigoni che ne apprezzò le doti e lo indirizzò all'affascinante tecnica dell'affresco. Negli anni settanta Delpin visitò la mostra di Piranesi a Venezia che accrebbe l'interesse all'incisione. Da allora la produzione di incisioni è stata continua e sono quasi cinquecento le lastre incise tra bulini, acqueforti e xilografie. I soggetti del suo lavoro sono legati alla sua terra, ai suoi contadini ed ai mestieri scomparsi, un omaggio d'amore alle sue radici. La mostra è accompagnata da un ricco catalogo con osservazioni critiche che puntualizzano il fare di Delpin.
Scrive Giuseppe Bergamini: “La tecnica dell'incisione, in genere scarsamente apprezzata per essere quasi un prodotto di ridotte dimensioni in bianco e nero, raffinata sì ma destinata alla comprensione di un ridotto pubblico di estimatori, si sublima nell'opera di Delpin in rappresentazioni di forte impatto emotivo, in vedute di largo respiro, condotte con una coralità di segni che lascia stupefatto l'osservatore. Delpin rifiuta la cronaca, esce dal suo tempo, cerca stimoli nel mondo della sempre valida civiltà rurale, la sua arte eccita i valori della grafia, la continuità e la nitidezza del disegno, la puntigliosa ricerca di sensazioni materiche raffinate e preziose”.
Anche un lungo saggio di Nicola Micieli correda il catalogo: “si avverte un profondo e sincero senso di appartenenza nel modo in cui Delpin "visita"- meglio diremmo "abita" in termini propriamente ecologici, ossia rapportandovisi come rispetto alla propria casa - i molteplici aspetti morfologici e i motivi antropici che incrocia nel suo territorio ogni volta come forre la prima. Intendo dire senza esaurire, dopo tanti anni, la curiosità dello sguardo e la carica emotiva che suscita nell'animo suo quella distesa di acque, canali, falaschi, canneti, piantagioni, coltivi, insediamenti rurali, ma anche pontili, imbarcazioni, nasse e reti da pesca lagunare, lembi di terra atti agli approdi e case di pescatori”. Una mostra tutta da vedere e che rientra negli scopi statutari della Fondazione Il Bisonte che da sempre cerca di stimolare la curiosità per un'arte spesso ingiustamente ignorata.