Dario Molinaro – Mangiare la pittura
I lavori sulle pareti sono un atto d’amore verso questo linguaggio che non sempre ha avuto vita facile tra gli addetti di quel sistema dell’arte contemporanea oggetto di tanti contrasti.
Comunicato stampa
Dal 26 marzo e fino al 14 maggio 2023 la galleria Mondoromulo arte contemporanea diventa il palcoscenico per discutere di pittura contemporanea grazie alle opere dell’artista pugliese Dario Molinaro.
I lavori sulle pareti sono un atto d’amore verso questo linguaggio che non sempre ha avuto vita facile tra gli addetti di quel sistema dell’arte contemporanea oggetto di tanti contrasti.
Siamo costretti attraverso le opere di Dario a porci una domanda:
Che cos’è la Pittura?
La domanda può sembrare banale e complessa allo stesso modo. Di sicuro è una domanda aperta non chiusa e tale si presuppone debba essere anche la risposta. Spesso anche in ambito istituzionale si tende a definire una pittura scorretta e in opposizione una corretta. Una risposta non può porsi come l’unica possibile. Ogni risposta deve mantenere la dignità di possibile verità e lasciare alle altre la stessa condizione. Così e solo così quella domanda si arricchisce di definizioni e rimane viva.
La pittura non si pone come dogma, si mangia. Ognuno può sedersi al tavolo e prendere posto al banchetto, può divorarne in quantità o centellinare gli assaggi, può affondare il coltello o staccarne delicatamente un pezzo. In questo contesto la pittura che è materia, diventa contatto, profumo, piacere.
Diventa anche azione: è il pretesto per un confronto tra il nostro sistema istituzionale e quello di altri Paesi. Ne viene fuori un consapevole divario tra chi abitudinariamente si abbandona alle formalità visive, portandosi dietro come giustifica il Rinascimento e il Neoclassicismo, e chi si entusiasma per nuove strade percorribili e scommette sulla giovane pittura fornendo a supporto, strutture fisiche e “mentali”.
La mostra di Dario Molinaro è il punto interrogativo che si vuol nutrire di risposte. È la domanda sull’oggettività del medium e sulla soggettività della propria estetica. È un gioco di dentro e fuori che crea un interesse tale per chi guarda da indurgli una discreta fame, come quella dell’artista.