Dario Neira – Parole Nude

Informazioni Evento

Luogo
METROQUADRO
Corso San Maurizio 73/F, Torino, Italia
(Clicca qui per la mappa)
Date
Dal al

gio-sab 16-19 Thu-Sat 4-7 pm

Vernissage
27/01/2023

ore 17

Artisti
Dario Neira
Curatori
Olga Gambari
Generi
arte contemporanea, personale

Nella vita, alla fine è sempre una questione di pelle.
L’incontro, la conoscenza, la condivisione, l’amore e l’odio, non possono che passare per la pelle, perché la pelle è quella parte, corazza e vibrissa insieme, che entra realmente a contatto con l’altro, l’esterno, il fuori.

Comunicato stampa

Nella vita, alla fine è sempre una questione di pelle.
L’incontro, la conoscenza, la condivisione, l’amore e l’odio, non possono che passare per la pelle, perché la pelle è quella parte, corazza e vibrissa insieme, che entra realmente a contatto con l’altro, l’esterno, il fuori.
La pelle è sempre in prima linea, scrive Chandra Candiani in un suo verso.
Pelle viva e sensibile, resistente e fragile, che si fa diario biografico, testimone dell’identità a cui appartiene, un documento di riconoscimento. Elemento di appartenenza comune al genere umano.
Per Dario Neira l’umanità è un grande e continuo skin scape, come lui lo definisce, un paesaggio irregolare e metamorfico, assemblato con un mosaico di pelli che nascono e vivono, vicine e lontane, ciascuna una parte per il tutto di ciò che noi siamo come specie. Uno skin scape che traduce la sua visione del mondo, il suo occhio che si è educato nella pratica della medicina, dove, sotto abiti, acconciature e orpelli, l’uomo, la donna, sono nudi, sono corpi. Rivestiti di pelle. Che respirano e si manifestano attraverso la pelle. E per un medico la pelle diventa un terreno di indagine, rivelazione. Anche di pietà. E infatti Neira è andato sotto alla pelle.
Gli uomini e le donne, vecchiadultiragazzebambini, nel suo lavoro appaiono un corale corpo umano oltre il tempo e lo spazio, una mappatura del sé singolo e collettivo che avvolge e coinvolge il concetto stesso di umanità. Pelle di pelli, tutte diverse eppure tutte uguali quando ci si spoglia, nella nudità della nascita e della morte, esseri fatti di testa e di volto, fatti di busto e braccia con mani e gambe con piedi. Superfici lisce e pieghe, ma anche pori, unghie, peli. Neira si immerge nelle immagini fotografiche di silhouette trovate nella fabbrica di corpi che è l’iconografica mass mediatica, precisamente nella carta stampata di servizi e pubblicità sulle riviste, luogo di consumo cannibale di figure, stereotipi, mode e modelli, di umanità. Un moloch che omologa, stravolge e disumanizza. In quella produzione seriale e alienante lui scorge il brillio, le lucciole nella notte. Cerca l’uomo con Diogene. In quell’archivio infinito e plurale vede, percepisce, ascolta e ritaglia chirurgicamente frammenti di pelle, di lineamenti e scorci fisici, per trasfigurarli in altrettanti frammenti di un enorme ritratto astratto e libero, dalla rarefazione estetica, che porta avanti da anni. Un monumento all’umano, di cui pelle è sinonimo istintivo e metonimico. Un collage che si rigenera ogni giorno come la pelle, che produce elementi infiniti di una creatura ibrida e mutante, indifesa, letale e meravigliosa come è l’essere umano. Una visione evoluzionistica e mistica insieme, parti di parti che muoiono e rinascono in una circolarità organica ed energetica, oltre che visiva.
Un corpo, dei corpi, di cui Dario Neira a un certo punto ha sentito anche la voce, la necessità di dargli la parola. Carne e logos, questo è l’uomo. Lo è stato anche Cristo. Il logos che crea e distrugge, il verbo rivelato che prende forma nella carnalità terrena e la eleva.
Le parole scelte da Neira sono icone nude, dal valore simbolico universale, parole comuni, come sick, courage, me and you, flesh, word, fear, fragile. Appartengono a tutte e tutti. Insieme, scritte e pronunciate, raccontano storie, sono vite reali e immaginarie, quelle accadute, quelle in corso, quelle che verranno, quelle mancate, sognate, perdute. Le nostre, comunque.
Olga Gambari

Dario Neira (Torino, 1963, dove vive e lavora)

Attraverso la fotografia, il video e l’installazione, i lavori di Dario Neira si articolano spesso intorno all'uso del linguaggio, alla messa a punto di parole e frasi che indagano l'essere umano e i suoi stati mentali in una sorta di celebrazione testuale in cui trovano confluenza l'arte, la scienza e il sacro.

Attingendo dalla sua formazione trasversale biomedica e psicodinamica, Neira formula enunciati, parole che formano brevi statement, dichiarazioni intese come risposta a un’urgenza comunicativa a tutto ciò che soffoca inespresso nel corpo umano; l’impiego delle biotecnologie è per Neira un mezzo funzionale per esprimere delle idee, poiché solo in parte nelle sue opere il medium coincide con il soggetto dell’indagine.

Recuperando il sentimento, spesso nascosto e non svelato, della natura umana, l’artista ricrea suggestioni, narrazioni e situazioni di un vissuto quotidiano che, proprio perché scandagliato in questa dimensione profonda, è al tempo stesso straordinario.