Dario Zaffaroni – Colore in(forma)
È sempre entusiasmante accogliere negli spazi della nostra associazione artisti autentici come Dario Zaffaroni.
Comunicato stampa
È sempre entusiasmante accogliere negli spazi della nostra associazione artisti autentici come Dario Zaffaroni.
Mi affascina pensare che mentre il sottoscritto era alle prese con il proprio svezzamento, nel 1975, a Graz, in Austria, alla “X Internazionale Malerwochen” e alla “Neue Galerie” gli occhi erano puntati su un italiano dedito ad una profonda e spasmodica ricerca sulla percezione visiva.
Gli studi di Zaffaroni, esponente di rilievo delle Avanguardie milanesi, di quella Optical Art tanto in voga negli anni ’60 e ’70, vanno oltre questo “gioco delle parti” tra artista e spettatore, l’uno in grado di comunicare ciò che l’altro può semplicemente percepire.
Con le “Cromodinamiche”, geometrie rigorose e fluorescenti, stimola vigorosamente i nostri fotorecettori con modalità spesso inattese a seconda della visuale e restituisce un dinamismo sorprendentemente nuovo, sconosciuto e allo stesso tempo parte profonda di noi.
I “Rulli” rappresentano la massima espressione con cui addentrarsi in una dimensione visivo-sensoriale idealmente reale alla scoperta medesima dell’opera e di noi.
Se è vero però come diceva David Hume che la bellezza esiste nella mente di chi la contempla, e che, come confermato dalle dottrine della Gestalt, la percezione visiva è il frutto di processi cerebrali ed esperienze metabolizzate, perché oggi mia figlia di soli otto mesi, come il sottoscritto nel fatidico 1975, indica insistentemente una “Cromodinamica Fluorescente” di Zaffaroni collocata nel salotto di casa? Che sia semplicemente serenità e luce ciò che cattura l’attenzione nei moduli cilindrici che Zaffaroni sapientemente compone?
Cosa c’è oltre alla forma e al di là della luce che ci cattura? Quali energie ed emozioni nascoste scopriamo di avere in un inconscio stato di ricerca sensoriale tra neuroni e pulsazioni dinamico emotive?
Achille Pedraglio
PERCORSO ARTISTICO:
Dopo il diploma in Industrial Design, si avvicina alla pittura con lavori di impronta postinformale tenendo la prima personale nel 1964. Seguiranno altre mostre in diverse località fino al 1968, anno in cui il suo operare artistico registra una svolta radicale.
Con la frequentazione di artisti dell'avanguardia milanese, quali Dadamaino, Calderara, Colombo, Minoli, Nigro, Spagnulo, Tornquist, Varisco… e la condivisione delle esperienze avanguardistiche, abbandona gli strumenti pittorici tradizionali a favore di nuovi mezzi e linguaggi che comportano l'utilizzo di materiali inusuali come carte speciali, plastica, metalli e proiezioni cromatico-luminose. Quindi, il suo percorso si articola in un susseguirsi di stagioni creative indirizzate verso una continua ricerca sulla percezione visiva.
Nel 1969 inizia una ricerca sul colore che costituisce la base del nuovo ciclo di opere “Cromodinamiche Fluorescenti”, eseguite con l'utilizzo di carte industrialmente precolorate e fluorescenti di 10 diverse tonalità. La tendenza Optical di quegli anni è alla base della progettualità di questi lavori, dove la peculiare composizione cromoplastica delle carte, abbinata al cromatismo esaltante del fluorescente, determinano con il muoversi del fruitore una visione optical/cinetica delle opere.
In parallelo l'artista sviluppa il ciclo dei “Rulli”, ovvero una serie di lavori realizzati con rulli di cartone rivestiti in più parti con carte fluorescenti disposti secondo una sequenzialità cromo-programmata che permette al fruitore di trasformarsi in protagonista: facendo ruotare manualmente gli elementi lo spettatore ottiene una ricomposizione soggettiva tattilo-cinetica dell'opera.
Memore degli studi professionali, nel 1970, partecipa all'ideazione di ambienti programmati, Environnement, e di interventi esterni. In questo ambito è assistente di Dadamaino alla manifestazione “Campo Urbano Como” ove, di sera, depositano sulle acque del molo circa 1000 piastrelle galleggianti fosforescenti generando così delle incontrollate riflessioni “automotorie” luminose.
Nel 1970 Zaffaroni con Dadamaino, su invito del C.N.A.C. - Centre National d'Art Contemporain, presentano il progetto idea di 20 “Environnement lumino-cinétique” sur la Place du Châtelet a Parigi, segnalatosi secondo miglior progetto, dopo quello di Christo, su 110 proposti.
Nel 1971, assieme a Dadamaino, e M. Mondani, su invito del Central Artistic Environment del “Catchword Potash Mine” di Bad-Salzdetfurth, città mineraria della Germania, propongono un progetto costituito da una serie di ideazioni artistiche volte alla difesa dell'ecologia locale: i progetti sono oggetto di una mostra itinerante in varie città europee.
Nel 1972 Zaffaroni unitamente a Dadamaino, M. Mondani e G. Cajelli costituiscono il “Collettivo di Controinformazione Milano”, partecipando a diverse manifestazioni artistiche con lavori critici e contropersuasivi tendenti a demistificare l'opinabilità dei messaggi pubblicitari e a vanificarne l'impatto consumistico.
Nel 1973 con il collettivo Artisti del Borgo e il coinvolgimento dei residenti del quartiere Nuova Torretta di Sesto San Giovanni realizzano, al “13° Piazzetta Artisti nel quartiere”, un corridoio/labirinto al cui interno il visitatore co-creatore poteva contrapporre all'iconografia artistica proposta quella della sua realtà quotidiana. Questo lavoro, documentato, viene ripresentato nel 1976 alla Biennale di Venezia / Ambiente come Sociale.
Nel 1975, è presente con 3 opere alla “X Quadriennale Nazionale di Roma (La Nuova Generazione)”, contemporaneamente con E. Tadini e C. D'angelo, è tra gli artisti italiani invitati alla “X Internazionale Malerwochen” a Graz, Austria. Ospitato all'Università Agraria di Gleisdorf realizza 5 grandi opere acquisite ed esposte alla Neue Galerie am Landesmuseum Joanneum di Graz, Austria. Esporrà nuovamente alla Neue Galerie nel 1985 a verifica dell’evoluzione creativa avvenuta nel decennio e nel 2008/9 alla grande rassegna “Viaggio in Italia”-Italienische Kunst 1960-1990”.
Nel 1976, il prosieguo delle ricerche Cromodinamiche gli consente di raggiungere significativi esiti sia artistici che analitici sull'impiego dei colori fluorescenti. Portata tale ricerca a limiti quasi invalicabili e, sentita l'esigenza di spostare la creatività anche verso espressioni più incontrollate e accidentali, inizia un nuovo ciclo di lavori Cromo-optical basato sull'iterazione del segno “X” casualmente colorato su un'area prestabilita fino a ricreare una “Superficie Cromatica Indeterminata”.
Gli anni ‘80 e ‘90 lo impegnano saltuariamente all’estero. Come Art Director e su committenza del GMR Group coordina in Sud Africa le riprese del video “I Lucchesi nel Mondo”, alle Seychelles cura l’Images Corporate di vari Resort, realizza il libro fotografico “Images” ed in Svizzera fotografa e documenta l’esibizione della band Seychellese al Festival di Montreaux.
Dalla fine anni ‘90 Zaffaroni lavora principalmente in Italia, influenzato dalle geometrie coloristiche etniche dei Ndebele viste in Sud Africa e sempre attento all'evoluzione dei mezzi tecnologici, reinterpreta i lavori “Cromodinamiche Fluorescenti” e rielabora parallelamente i lavori delle “Superfici Cromatiche Indeterminate” con un linguaggio compositivo definito “Digital Texture*”, ove il segno “X” manuale è sostituito da una campitura cromatica a mosaico computerizzata nella quale inserisce un elemento verbale (storicizzato) allo scopo di alternare la percezione dell’indeterminata superficie cromatica alla parola raffigurata.
Il prosieguo di questa ricerca si evolve nei lavori definiti “Codice Cromatico Indeterminato*” ove viene sostituita la parola con una determinata sovrapposizione di elementi segno-cromo-grafici, su campiture cromatiche, determinando una sorta di mappa codice-cromo-genetico che sottende il linguaggio e la percezione visiva.
INFO:
Web: www.spaziopedraglio.com
Mail: [email protected]
Ph: +39 335 6261819
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* La creazione manuale delle opere “Digital Texture” e “Codice Cromatico Indeterminato” avvengono elaborando al computer un’immagine digitale, generando un “file” elettronico. La materializzazione dell’opera avviene stampando con plotter digitale od altro strumento tecnologicamente avanzato il “file” nella dimensione predeterminata su vari materiali (carta fotografica, tela, plexiglas, alluminio, forex ecc.). La successiva cancellazione del “file” determina l’unicità e l’irripetibilità dell’opera.