David Maljkovic – Con la galleria
Una mostra che svela un’amicizia più che un rapporto d’affari, una simpatia più che un contratto di lavoro, una condivisione di interessi più che una tentata vendita di oggetti.
Comunicato stampa
“Con la galleria” è il titolo di questa seconda mostra che David Maljkovic inaugura a Brescia sabato 26 settembre. Una mostra che svela un’amicizia più che un rapporto d’affari, una simpatia più che un contratto di lavoro, una condivisione di interessi più che una tentata vendita di oggetti.
Nel 2010 David ha realizzato da noi una mostra degna di un piccolo museo. Lo spazio della galleria trasformato in un teatro, con le tende blu panneggiate a nascondere i dipinti e i collages, con due proiezioni ad accogliere il visitatore, con installazioni complesse al limite dell’architettura e della pittura.
Nel suo lavoro i due modi si integrano, si confondono, si esaltano a vicenda, con interventi su sculture del passato, con il tentativo di ricreare un’atmosfera di tempi andati e di tempi moderni.
Così siamo diventati amici, oltre che complici, e recentemente David è venuto in galleria per vederne gli aspetti più segreti: i depositi, il magazzino, gli archivi, i libri. Abbiamo parlato dei dettagli e di tutte quelle operazioni noiose che stanno alla base di un lavoro, vorrei dire di un successo. Quei gesti che dobbiamo ripetere per arrivare ad un risultato e avere il nostro quarto d’ora di gloria nel mondo delle arti.
“With the Gallery” significa per Maljkovic prendere posizione dalla nostra parte. «Una mostra che non potrei fare con altri», mi ha spiegato, e la cosa ci riempie d’orgoglio. Non che la nostra galleria sia più importante di altre. Forse è successo che questo nostro silenzioso rapporto (David osserva un low profile nei rapporti umani) ha prodotto col tempo una condivisione reciproca di intenti.
Comunque sia, avremo in mostra immagini della galleria “arrangiate” nei modi che lui usa e oggetti nostri organizzati in gruppi, raccolti ed esposti su piani a mezz’aria, da guardare da sotto in su, per cercare di capire non solo il lavoro di questo giovane maestro, ma il lavoro di una galleria ormai “classica” che prova ancora a danzare sugli ultimi ismi delle avanguardie, ammesso che di avanguardia si possa ancora parlare.
Massimo Minini