Davide Benati – Encantadas
Il titolo è tratto da un racconto di Melville nel quale si parla di un arcipelago di isole misteriose, difficili da individuare, perché non sono riportate su nessuna carta nautica.
Comunicato stampa
Luca Tommasi è lieto di annunciare, a cinque anni di distanza dalla precedente, la seconda personale in galleria di Davide Benati dal titolo ENCANTADAS. Il titolo è tratto da un racconto di Melville nel quale si parla di un arcipelago di isole misteriose, difficili da individuare, perché non sono riportate su nessuna carta nautica. Sono, probabilmente, per chi vuole vederle dentro ognuno di noi. Davide Benati in questa mostra ci racconta le sue personalissime isole, quelle che in vari momenti delle sue stagioni artistiche ha trovato, scegliendo dai vari periodi del suo lavoro, opere che hanno caratterizzato i passaggi più significativi della sua storia visiva
Scrive Marco Tonelli nel testo che accompagna la mostra: «Benati dipinge di fatto il diaframma della realtà come fosse lo schermo di proiezione dei suoi fantasmi interiori, che scaturiscono nell’ombra della mente per folgorarsi di luce, tinteggiarsi di aloni, passaggi di ectoplasmi fissati sulla pellicola di una carta sensibile ai colori più impercettibili e impensabili. Una ricerca che potremmo benissimo accostare anche ad esperienze cinematografiche come il pionieristico progetto di film astratto di Léopold Survage Rythmes colorés del 1913 o i viaggi nella coscienza espansa dei film cosmici di Jordan Belson negli anni ’60. I colori per Benati risuonano anche di richiami, che corrispondono a evocazioni, “riti individuali, intimi, silenziosi”, a vestiti di monaci, al cielo, a pietre preziose, a spezie, a fiori orientali, come ha annotato lui stesso in uno scritto dal titolo “Il terzo occhio” pubblicato nel 2010. Sono memorie trasformate in illusioni, in sogni, in fantasmi appunto. Mentre la stessa lenta e riflessiva preparazione delle tele che accolgono i due strati di fragilissima carta nepalese, gli piace accostarla alle preparazioni delle tavole dei pittori di icone russe, che non a caso erano monaci. […] Pittore di assenza, nonostante la presenza esuberante di forme/colori, perché sul velo della realtà, sui due veli di carta su cui Benati dipinge da decenni ormai, è più quel che viene assorbito di quel che appare, anche se appare qualcosa proprio perché assorbito. Ma importante è saperlo sotto o vederlo attraverso».
Nato a Reggio Emilia nel 1949, tiene la sua prima personale a Milano nel 1972 e da allora il suo curriculum si arricchisce di mostre personali e collettive di assoluto rilievo e prestigio. Fra le tante spiccano la partecipazione alla Quadriennale romana del 1986 e alle Biennali di Venezia del 1982 e del 1990, in cui allestisce una sala personale nel Padiglione Italia con la cura di Lea Vergine, Laura Cherubini e Flaminio Gualdoni. Il suo curriculum internazionale, già impreziosito dalle partecipazioni a rassegne istituzionali collettive a Norimberga, Lisbona, Il Cairo e da personali in galleria a Zurigo, Amburgo, Parigi e New York, si consolida durante la collaborazione decennale in esclusiva con la galleria Marlborough di Monaco che lo inserisce stabilmente nell’élite del collezionismo internazionale.