Davide Binello – Fear
I disastri ecologici generati dalle guerre, dagli incidenti industriali, dall’incauta mano di chi sempre vuole ottenere a scapito delle conseguenze, portano l’artista a visioni premonitrici non troppo lontane dall’immaginario che la letteratura o il cinema hanno più volte anticipato.
Comunicato stampa
Cormac McCarthy* qualche hanno fa ha scritto un piccolo gioiello della lettura d’oltreoceano, un romanzo ben scritto, senza troppe pretese linguistiche, con una trama lineare e una lunghezza tale da poter essere letto durante un viaggio di media durata.
Il tema, quanto più misterioso nell’incipit, diventa man mano, nello scorrere del libercolo, lampante agli occhi e alle menti affamate di chi con bramosia cerca delle risposte, e perché no, delle soluzioni, sul nascere della storia.
Davide Binello procede con la stessa delicata regia nel presentare per la prima volta i 6 inediti video intitolati “FEAR”. Di breve durata ma di impatto tagliente, gli episodi, trasmettono con caparbia lucidità l’angoscia derivante da un’ennesima, e sistematica, catastrofe ambientale. Pur rinnegando una narrazione lineare, i video, osservati in una sequenza accattivante e misteriosa, generano una sinfonia criptica e attraente allo stesso tempo, tale da trasmettere l’impressione di far parte dello stesso film.
Lo scenario, degno del migliore teatro dell’assurdo, e le azioni minime, che sul finire della serie assumono forme e sapori universali, catapultano lo spettatore in una dimensione meta-reale che, epurata da ogni vezzo estetico e da distrazioni ausiliarie, diventa puro sentimento.
I disastri ecologici generati dalle guerre, dagli incidenti industriali, dall’incauta mano di chi sempre vuole ottenere a scapito delle conseguenze, portano l’artista a visioni premonitrici non troppo lontane dall’immaginario che la letteratura o il cinema hanno più volte anticipato.
L’installazione site specific dell’opera video è completata dalla presenza di due figure maschili, manichini che, idealmente usciti dallo schermo, si stagliano come guardiani e testimoni all’ingresso e alla fine di un percorso aperto.
Sedotto da una atmosfera sottile, dal ritmo alienante di un tintinnio prima (drammatica memoria delle radiazioni percepite presso l’impianto nucleare di Fukushima dopo la disgrazia nucleare) e da una musica straziante dopo, lo spettatore è abbandonato ad affrontare il proprio mondo emotivo facendo i conti con la propria coscienza.
* Cormac McCarthy, La strada, Einaudi, 2007, (vincitore James Tait Black Memorial Award 2006 e Pulitzer Prize for Fiction 2007)