Davide Dutto – NoTools_Fork1
Prima personale in Italia del fotografo Davide Dutto.
Comunicato stampa
«L’oggetto e il suo design non hanno più solo una valenza estetica o funzionale, ma diventano il simbolo di una società in un determinato periodo storico.» B. Munari
NOTOOLS_FORK1 è la prima personale in Italia dedicata al fotografo di cibi, di cucine e di chef DAVIDE DUTTO. La mostra inaugura giovedì 17 gennaio alle ore 18.30 nelle sale del Teatro Paesana e sarà aperta al pubblico fino al 3 febbraio 2019 (ingresso da Via Bligny 2 - Torino).
Il corpo di fotografie Fork1, prima parte del progetto No Tools che si sviluppa in tre capitoli Fork1 - Spoon2 - Knife3, nasce da storie reali di forchette e di persone e ha la regina delle posate come interprete principale. A Teatro Paesana saranno esposti quaranta scatti di forchettetra le quali quella appartenete alla famiglia dello Chef siciliano Pino Cuttaia con cui Dutto lavora da anni, che è stato inconsapevole ispiratore del progetto fotografico. In mostra saranno tante le forchette, trovate da Dutto nei mercatini delle pulci, che portano alla superficie segni che lasciano immaginare numerose storie di vite, di persone, di piatti, di palati e di bocche. L’attore principale di Fork1, e del progetto NoTools, è l'utensile con i suoi percorsi storici, tecnici, poetici, narrativi ed estetici appoggiati su un lembo bianco, quindi decontestualizzati, per poter leggere meglio le storie in ogni fessura evidenziata dal tempo.
In un'estate di alcuni anni fa - commenta il fotografo Davide Dutto - ero in Sicilia per lavoro e dovevo realizzare delle immagini nel ristorante del mio amico Pino Cuttaia. In una pausa di set, mentre si pranzava e si parlava del più e del meno, venne fuori una storia legata ad una forchetta, la forchetta in questione era quella del padre di Pino. Una forchetta con i rebbi allargati così da prendere più cibo nel grande piatto unico, e condiviso al centro della tavola, dal quale la famiglia Cuttaia mangiava. Con una sola mossa il cibo portato alla bocca con quella forchetta era così il doppio di quello degli altri commensali pur prendendo lo stesso numero di forchettate che, in famiglia, venivano contate per equità. La descrizione di quella scena mi fece capire immediatamente il vero valore della forchetta. Da quel momento, quella posata è diventata per me un simbolo: un testimone silente e quotidiano, quasi invisibile tanto è l'abitudine di usarla, di milioni di persone e storie uniche e diverse. Lì, ho visto l’inizio del mio attuale lavoro, il senso e il valore di quello strumento che ormai per me non è più solamente un attrezzo.
NoTools è il primo lavoro che Davide Dutto affronta con un approccio concettuale: il cibo e le persone, per una volta, rimangono fuori dall’inquadratura mentre nello spazio rettangolare della fotografia ci sono gli strumenti legati al gesto del mangiare, gli strumenti che insieme alle mani uniscono l’uomo al cibo. NoTools è un lavoro che cerca tra le pieghe degli utensili usati storie di uomini e di cibo dalle posate agli attrezzi di preparazione del cibo che spesso e inconsapevolmente sono usati come prolungamenti fisici. Ogni utensile da cucina racconta un mondo, è testimone di un periodo storico unico e originale. L'uomo viene accompagnato da questi attrezzi per gran parte della propria vita e alcuni, spesso, sopravvivono per diverse generazioni e acquisiscono l'energia nel tempo.
La mostra personale di Davide Dutto si completa con un evento in cui le posate diventano anche parte dell’azione oltre che della mostra: una cena preparata dallo chef siciliano due Stelle Michelin Pino Cuttaia: venerdì 18 gennaio sessanta persone potranno sedersi a tavola nelle sale settecentesche dell’appartamento padronale di Palazzo Paesana per far diventare NoTools un’esperienza attiva e coinvolgente, partendo proprio dalla storia della forchetta di famiglia conservata dallo Chef.
La mostra è organizzata da Ghost Associazione Culturale in collaborazione con Ghost Book, BArock e Chef Profile.
Note sul fotografo
Davide Dutto vive in Piemonte dove è nato nel 1961. Nel 1982 inizia la carriera di fotografo professionista. Si muove in bilico tra arte e mestiere attraversando molteplici territori della fotografia. Nei primi quindici anni della sua professione ha collaborato con agenzie e riviste specializzate nel settore dello sport partecipando alle realizzazioni di numerosi progetti editoriali dedicati agli sport invernali, alla Coppa del Mondo di sci alpino, alle Olimpiadi invernali, per poi continuare la sua esperienza collaborando con agenzie di comunicazione e aziende. In questa seconda parte della sua carriera, che dura oramai da più di vent'anni, si occupa nello specifico di editoria, di food e di territorio. Realizza lavori di still-life, ritratti e paesaggistica. Oggi, collabora con cuochi e aziende nel settore food per ideare e sviluppare progetti di comunicazione ed eventi sul piano commerciale, spesso abbinandoli a temi sociali e a progetti artistici. Davide Dutto è anche l’autore di Chef Profile: un progetto fotografico, un gioco tra il cuoco e il fotografo che si svolge sul filo estetico delle ombre cinesi, del profilo alla Alfred Hitchcock. Le immagini rilevano l’aspetto più intimo e umano di chi lavora in cucina. “Voglio sempre trovare la parte ludica di ogni cosa. Solo così riesco a definire il mio lavoro, invito quindi a giocare con me tutti i cuochi che vogliono essere fotografati: Chef Profile parte proprio da questo concetto”, spiega l’autore.
Note sullo spazio espositivo - Ex Teatro di Palazzo Saluzzo Paesana
Il Teatro Paesana nasce a metà del ‘700 negli spazi originariamente concepiti come secondo androne di Palazzo Saluzzo Paesana, in asse con l’ingresso principale del sontuoso edificio posto su via della Consolata e fatto chiudere per disposizione del Re Vittorio Amedeo II pochi anni dopo la costruzione, in quanto la presenza di un doppio ingresso era considerato un privilegio eccessivo.
L’atrio, adattato a teatro e utilizzato per spettacoli popolari e commedie, appare in una pianta della città del 1790 con il nome di Teatro Guglielmone, dal nome di chi ne era proprietario. Presente ancora nella mappa catastale del 1822, il teatro verrà poi chiuso e trasferito in via Principe Amedeo nella sede del Teatro D’Angennes, oggi conosciuto come Teatro Gianduja.
Lo spazio, sopravvissuto alle trasformazioni e ai frazionamenti, in seguito a un lungo periodo di abbandono e usi impropri è ora oggetto di un importante intervento di recupero, volto a restituirne l’originaria vocazione e funzione di pubblico spettacolo, oltre a ricollegarlo al Piano Nobile del Palazzo attraverso l’imponente Cortile d’Onore. www.palazzosaluzzopaesana.it