Davide Mancini Zanchi – da che mani vidi Zan Cin
Il titolo, da che mani vidi Zan Cin, ricombina in un gioco linguistico simile a un acronimo le sillabe e le singole lettere che compongono il nome dell’artista.
Comunicato stampa
Dopo la collettiva del 2018, Davide Mancini Zanchi inaugura la sua prima mostra personale alla OTTO Gallery di Bologna. Il titolo, da che mani vidi Zan Cin, ricombina in un gioco linguistico simile a un acronimo le sillabe e le singole lettere che compongono il nome dell’artista.
Con lo stesso spirito destrutturante e sperimentale Davide Mancini Zanchi rimedita l’atto pittorico alla ricerca di soluzioni nuove, non di rado audaci e irriverenti, che includono nell’opera materiali extrapittorici tra i più diversificati e comuni oggetti d’uso che mantengono inalterata la propria funzionalità.
Dagli interventi performativi degli esordi agli esiti della ricerca più attuale l’azione continua a rappresentare un momento fondante del suo lavoro. Ed è proprio intorno a questa idea, che accomuna i tre cicli pittorici presentati in mostra, che si articola il percorso espositivo. Nella serie dei Super liquidator-paintings, dipinti di grandi dimensioni posti in prima sala, la realizzazione è affidata ad una pistola ad acqua: non le pennellate di colore descrivono le superfici ma la ripetizione di un gesto ludico e antipittorico insieme, quello dello sparo. Ma azione è per Mancini Zanchi anche coinvolgimento dinamico del fruitore, che trasgredisce all’inviolabilità dell’oggetto pittorico per instaurare un contatto performativo con l’opera. Nella sala centrale della galleria l’artista presenta una serie appositamente realizzata per la mostra nella quale, con innata disinvoltura, decontestualizzando elementi d’uso quotidiano legati al mondo della palestra dotati di una mansione specifica e posizionandoli all’interno della tela, dà vita a opere “funzionalizzate” che devono essere agite. A conclusione della mostra, l’idea di quadro come campo d’azione per interventi diversi si allarga alla dimensione installativa nelle Costellazioni, dove i piccoli “tocchi bianchi” che ricoprono le pareti dell’ultima sala espositiva altro non sono che il risultato di un beffardo atto performativo.
Davide Mancini Zanchi (Urbino, 1986). Vive e lavora ad Acqualagna (PU).
Diplomato nel 2013 presso l’Accademia delle Belle Arti di Urbino, dal 2011 ha esposto mostre personali e collettive in numerosi spazi privati e musei pubblici, in Italia e all’estero. È vincitore di diversi premi, tra i quali: Premio Centro Arti Visive Pescheria, Premio Lissone Museo d’Arte Contemporanea di Lissone, Tina Prize, Premio Treviglio Banca Intesa San Paolo Ininvest. Tra il 2014 e il 2015 è ospite della Dena Foundation for Contemporary Art per una residenza di cinque mesi a Parigi e nel 2018 presso la BoCs Art – Residenze Artistiche a Cosenza. La sua opera è presente in collezioni private e pubbliche di rilievo, tra cui: Galleria Civica di Modena, Villa Manin di Codroipo (UD), Museo Civico Giovanni Fattori di Livorno, MAC Museo di Arte Contemporanea di Lissone (MB), DENA Foundation for Contemporary Art di Parigi, Banca Intesa San Paolo Ininvest, Galleria Nazionale delle Marche di Urbino, BoCs Museum di Cosenza.