Davide Pizzigoni – Loropernoi
Loropernoi – un titolo allusivo e musicale che rimanda alle litanie e alla sacralità dei musei come chiese laiche e ipertesti contemporanei – è un progetto site-specific dedicato alle collezioni reggiane e a figure di spicco della sua storia collezionistica: Gaetano Chierici, Lazzaro Spallanzani e Luigi Parmeggiani.
Comunicato stampa
Che cosa è oggi un museo? Gli oggetti e le testimonianze che conserva? La narrazione delle sue collezioni? Un luogo di integrazione sociale? Lo sguardo del pubblico? Il sovrapporsi degli immaginari dei visitatori? Un dispositivo di saperi? Un catalizzatore di emozioni? Sempre più il museo si scopre realtà complessa, in grado di cambiare e integrare le sue funzioni contemporanee.
Loropernoi, la mostra di Davide Pizzigoni, a cura di Cristiana Colli, in programma a Reggio Emilia dal 3 febbraio al 17 marzo in due sedi: i Musei Civici di Palazzo San Francesco e la Galleria Parmeggiani restituisce, a partire da un insolito punto di vista “fotografico”, un nuovo attraversamento visivo delle sedi dei musei di Reggio Emilia grazie al protagonismo dei suoi “guardiani”, personaggi apparentemente invisibili ma essenziali per la vita del museo, dispositivi di accesso alle stratificazioni degli immaginari, custodi e vestali della sicurezza del patrimonio e delle relazioni con le opere e con i visitatori.
Davide Pizzigoni (Milano, 1955) da più di cinque anni dedica la sua ricerca artistica ai custodi di musei senza i quali, come ha dichiarato Pierre Rosenberg, “questi musei non sarebbero quello che sono, luoghi unici d’evasione e di sogno”.
Artista poliedrico, Pizzigoni è anche pittore, scenografo e designer e vanta collaborazioni prestigiose sia con importanti istituzioni europee quali il Teatro dell’Opera di Zurigo e lo Staatsoper di Vienna, che con marchi prestigiosi del mondo della moda e del design.
LOROPERNOI – un titolo allusivo e musicale che rimanda alle litanie e alla sacralità dei musei come chiese laiche e ipertesti contemporanei – è un progetto site-specific dedicato alle collezioni reggiane e a figure di spicco della sua storia collezionistica: Gaetano Chierici, Lazzaro Spallanzani e Luigi Parmeggiani. Così le due sedi reggiane rappresentano una nuova e originale tappa dell’indagine antropologica per il tramite della fotografia che l’artista dedica ai guardiani dei musei, un corpus imponente che si è sviluppato in più di settanta musei di Francia, Inghilterra, Russia, Brasile, Stati Uniti e Italia e approdata a una riflessione più generale sul misterioso e affascinante legame che stringe, in forme sempre contemporanee, la vita vera con l’arte. Pizzigoni, mettendo a fuoco il suo sguardo, realizza una carrellata di ritratti, vedute e spaesamenti, in una sequenza di fuorisincrono che raffigura queste invisibili sentinelle sul loro luogo di lavoro e della conoscenza, tra opere d’arte, animali impagliati, interni decorati, quadri ottocenteschi, vasi apuli presenti nelle due affascinanti sedi di Reggio Emilia.
Tra gli scopi dell’artista, per il quale “il museo è un corpo vivo in movimento”, vi è quello di individuare le relazioni che si stabiliscono tra i soggetti fotografati e il particolare contesto nel quale spendono una grande parte delle loro esistenze.
LE DUE SEDI
La mostra ospitata a Palazzo San Francesco, sede che raccoglie importanti collezioni archeologiche, naturalistiche, etnografiche e artistiche, sviluppa, nello spazio vincolante delle vetrine, il rapporto tra storia umana e esperienza di collezionismo. In questi spazi, oggetto di prossimi interventi di restauro e di adeguamento funzionale, firmati dall’architetto Italo Rota, le fotografie (10x15cm) di Pizzigoni citano il format e l’iconografia della cartolina come reperto di viaggio, messaggio intimo e segreto di luoghi lontani, metafora del transito di storie e geografie, omaggio alla forza fragile delle relazioni epistolari, rimando agli infiniti paesaggi custoditi nelle vetrine. Così imprevedibilmente le immagini si incastrano - quasi a confondersi - tra le collezioni in una relazione poetica e concettuale tra le pietre paesine, i pesci palla, i polpi in formalina, le selci appenniniche, le balene e lo sguardo dei guardiani del museo. Gli scatti si pongono come richiami visivi, in un gioco sorprendente di rimandi di prospettive e punti di vista dove il dato di contemporaneità si intreccia con indizi di immanenza. A volte nei “ritratti” emergono poi veri e propri casi di mimetismo in cui prevale una dimensione di gioco tra figurante e oggetto d’arte (come ad esempio l’immagine che raffigura la custode di fronte a un pesce palla gigante), se non addirittura di camaleontismo; non parliamo solo di imitazione/adeguamento al contesto, ma anche della volontà di risultare invisibili al pubblico.
Nell’altra sede, la galleria Parmeggiani, già casa d’artista e interessantissimo caso di collezionismo ottocentesco tra il vero e il falso, assistiamo a un salto di scala e di senso. Le venti fotografie di Pizzigoni in mostra, catturando insoliti effetti di luce e trame di colore, approdano a una riflessione sugli esseri umani che pone l’accento sulla loro corporeità. Lo scenario intrigante della Parmeggiani offre uno sfondo suggestivo a immagini di grande formato che raffigurano il museo vissuto e abitato nella prolungata consuetudine del quotidiano in una dimensione dilatata, in un tempo lungo e silenzioso di chi trascorre la sua vita accanto alle opere d’arte. Pizzigoni rende protagonisti coloro che lavorano dietro alle quinte grazie all’uso sapiente dell’elemento della cornice che caratterizza tutte le microstorie della Parmeggiani per la capacità di porsi come porta del tempo e della memoria, limite fisico tra chi è deputato a custodire lo sguardo e il corpo del museo.
In mostra anche un volume edito da Allemandi con testi di Davide Pizzigoni, Pierre Rosemberg dell’Acadèmie française, presidente/direttore onorario del Louvre, e Marco Vallora.
L’attualità della questione del collezionismo nella varietà delle esperienze e dei mood di città come Reggio Emilia, Parma, Venezia e Napoli - oltre alla vicinanza tra le due case museo di Parmeggiani e Fortuny che il lavoro di Pizzigoni intreccia in un'ideale geografia - sarà al centro dell’incontro Del Collezionare Dialoghi e Sguardi intorno al Museo in programma venerdì 22 febbraio alle ore 18.00 presso la Galleria Parmeggiani di Reggio Emilia. Intervengono il direttore del Museo di Palazzo Fortuny di Venezia Daniela Ferretti, la sovrintendente ai Beni artistici di Parma e Piacenza Mariella Utili, la curatrice Cristiana Colli e il direttore del museo Elisabetta Farioli.