Daze and Ornament
Il progetto Daze and Ornament nasce dalla volontà di soffermarsi sulla presenza dell’ornamento nell’arte contemporanea, attraverso le opere di artisti che ne utilizzano le forme con intenti diversi, che vanno dalla ricerca compositiva che unisce organicamente elementi eterogenei ad espressioni che possono assumere una valenza narrativa e speculativa, mettendo in luce i paradossi di un presente teso tra edonismo e decadenza
Comunicato stampa
Il progetto Daze and Ornament nasce dalla volontà di soffermarsi sulla presenza dell’ornamento nell’arte contemporanea, attraverso le opere di artisti che ne utilizzano le forme con intenti diversi, che vanno dalla ricerca compositiva che unisce organicamente elementi eterogenei ad espressioni che possono assumere una valenza narrativa e speculativa, mettendo in luce i paradossi di un presente teso tra edonismo e decadenza. Attraverso la riflessione sull’ornamento s’intende approfondire il funzionamento del piacere nelle sue diverse intensità, dal senso dell’ordine proprio delle forme equilibrate all’eccesso di godimento delle forme ridondanti che, portate alla saturazione massima, producono stordimento e tensione emotiva.
In una realtà in cui le forme morbide e sinuose sono diffuse in modo pervasivo attraverso beni di consumo e dispositivi tecnologici, la sensualità dell’ornamento può assumere una duplice valenza, segno di benessere ed insieme di vacuità.
The project Daze and Ornament is moved by the aim of dwelling upon the ornament presence in contemporary art by analysing the work of artists that exploit its features with different intents. The purpose indeed goes from compositional research that organically links diversified elements, to interpretations with a speculative and storytelling value. Therefore the collective highlights the paradoxes of a present tense among hedonism and decadence. By reflecting upon the adornment, the exhibition intends to delve into the various grades of pleasure’s dynamics, from the typical sense of order of the balanced shapes till the excess of delight in the overloaded forms capable to produce daze and emotional tension if brought to the maximum saturation. In a reality in which sinuous and soft shapes are pervasively spread through commodities and technological devices, the ornament sensuality can acquire a double significance, sign of well-being and vacuity at the same time.
BIO
La produzione di Giovanni De Francesco (Bergamo, 1976) è legata ad un'idea di installazione che riprende lo stile della natura morta, in composizioni che mettono in relazione armonica elementi eterogenei, realizzati per mostrarsi in modo inatteso rispetto alle proprie specificità fisiche e tecniche. E’ consulente artistico presso la Galleria Luisa delle Piane di Milano, scenografo e costumista per la Compagnia Teatrale Monstera e collaboratore nella direzione artistica dell'Atelier dell'Errore. Ha collaborato ad alcuni progetti di Andrea Branzi. Tra le principali mostre recenti Ninfeo all’Edicola Radetzky (Milano), Licaoni a Dimora Artica (Milano) e Asarotos Oikos all’Expo Gate (Milano). Ha inoltre esposto presso: Palazzo della Triennale (Milano), Antiquarium Alda Levi (Milano), Seeds Gallery (Londra).
Il lavoro di Giada Fiorindi e Federico Floriani (Treviso, 1988) si inserisce in una pratica artistica trasversale. Entrambi provenienti da un background in design e una formazione olandese, uniscono nell’ultimo anno le loro priorità narrative e i rispettivi mezzi espressivi in una produzione eclettica dove le immagini si applicano a superfici inconsuete, la ricerca sui materiali si combina con creazioni digitali e forme nuove allo storytelling. Mossi dall’interesse comune di esplorare il potenziale comunicativo e simbolico degli oggetti fisici, il nuovo duo sviluppa una ricerca formale sull’elemento decorativo, creando un parallelo tra il valore dell’ornamento in passato e il conseguente significato attuale, concentrandosi sulla dimensione di crisi culturale che si sta manifestando nel contesto contemporaneo. Insieme, i due artisti puntano a sviluppare un’identità critica e un linguaggio speculativo nella percezione dei beni di consumo che, ai loro occhi, sono proiezione estetica e funzionale di un’epoca di decadenza. Tra le principali mostre recenti Best Before a Dimora Artica (Milano), Devil May Care alla Galleria Salvatore Lanteri e Lemon in my eyes a Veniceinabottle (Venezia).
La ricerca di Tommaso Gatti (Milano, 1992) è contraddistinta da un approccio analitico nei confronti del medium scultoreo sapientemente celato dietro la maschera dell’eccentricità delle forme.
Nella serie Libertymaybeendangeredbytheabuseofliberty indaga il rapporto tra stile e libertà inventiva, ornamento e decadenza. Interessato al fenomeno dell’arte nella sua complessità, accosta la pratica artistica ad un percorso di ricerca parallelo nell'ambito della scrittura, della critica e del giornalismo d’arte, pubblicando recensioni per alcune riviste di settore. Tra le principali mostre recenti n.0 a Fuzao Studio (Milano), Passaggi al Palazzo della Permanente (Milano) e Synchronicity al Yuliang Art Centre (Shexian).
Andrea Lacarpia (Milano, 1982) si occupa d’arte contemporanea come curatore e critico. É direttore di Dimora Artica, spazio dedicato alle nuove tendenze dell’arte contemporanea e alla riflessione sulle forme condivise dalla produzione artistica, l’immaginario mitico e la cultura popolare. Svolge attività editoriale con CERCHIO, magazine online ed art book cartaceo, è ideatore di SPAZI, progetto dedicato ai project spaces e spazi indipendenti, e collabora con Progetto Città Ideale curando una serie di mostre all'Edicola Radetzky, chiosco d'epoca del Comune di Milano convertito in spazio espositivo.