Dedans
Dieci artisti e lo specifico delle proprie ricerche, relazionati a Carrara da un dialogo sul concetto di “scultoreo”: quanto a partire dall’immaginazione diventa elemento di presenza e di espressione che incide in vario modo sulla realtà.
Comunicato stampa
Dieci artisti e lo specifico delle proprie ricerche, relazionati a Carrara da un dialogo sul concetto di “scultoreo”: quanto a partire dall'immaginazione diventa elemento di presenza e di espressione che incide
in vario modo sulla realtà.
Nell'articolazione degli spazi scultura, installazione, fotografia, pittura, disegno
concorrono ad un movimento condiviso che procede in modo non univoco né predeterminato, dalla dimensione della riflessione a quella dell'apparire.
Dedans come segno del rapporto senza termine tra l'artista, l'opera e noi.
Dedans, parola francese che indica l'interiorità di uno spazio, anche nell'accezione d'intimità, con margine di autonomia può venire declinata a riconoscimento di quella dimensione, tanto dinamica quanto evanescente, entro cui agiscono e si combinano i moti dell'ispirazione prima di giungere a una espressività formalizzata.
L'opera d'arte, come e quando ci appare, serba in sé le tracce del percorso avvenuto dall'io verso l'esterno, ed è proprio da una visione più o meno evidente di esse che prende avvio il processo di interpretazione e di condivisione: in certo modo è come se la ricerca di un artista fosse un viaggiare, senza punti d'approdo per il costante prolungamento di chi, venendone a contatto, lo renda esperienza personale.
Riflessione valida in modo generalizzato per la “mostra” come la si intende attualmente, ma che in questo caso viene verificata nella sua specifica attinenza, tanto da legittimarne il ricorso sin dal titolo.
Seguendo un'ipotesi di confronto e di relazione, i dieci artisti presenti e i tre luoghi diversamente connotati divengono elemento congiunto a far scaturire una situazione per cui l'interiorità assume significato a più livelli. Vi è innanzitutto l'attività svolta in vari anni da Blu Corner di Nicola Ricci con successiva espansione alla Galleria e ad altri ambienti in piazza Alberica; Dedans è un invito nuovo a constatare gli sviluppi cui si è ad ora giunti, per artisti che qui hanno avuto esperienze ed occasioni dialogiche (considerando il progetto nella sua comprensività ciò riguarda gli spazi stessi, in connessione anche alla politica culturale della città).
Si sceglie di non limitare le caratteristiche espressive e di riflessione dei dieci con l'affermazione di un indirizzo tematico comune, per quanto ampio; al contrario conta l'aspetto processuale: il ricorso alla discussione degli intenti, alla conoscenza reciproca, alla selezione condivisa delle opere e infine alla ricerca di affinità durante la fase d'installazione, per far sì che in modo naturale, condizionato solo per via di sensibilità, possa emergere dall'insieme una forza complessiva rispettosa delle individualità.
Costante del discorso, il riferimento allo “scultoreo”; manifestazione di immaginazioni e di motivi tramite l'elaborazione di materiali esistenti, col fine di una riconsiderazione del reale – mai tramite rappresentazione diretta, carattere che sul piano storico e collettivo potrebbe distinguere la scultura contemporanea rispetto alle fasi precedenti. Di conseguenza le coordinate non sono le classiche, tridimensionalità e bidimensionalità dell'opera valgono in modo analogo se l'obiettivo cui si mira è un movimento, non univoco ma rispondente, da un dentro a un fuori; materia scolpita o composta, immagine fotografica, elementi d'installazione, disegno, azioni partecipate concorrono a una medesima interazione nel corso dello spazio, tra ciò che è dato e quanto si riceve e quello che ancora viene restituito: il rapporto senza termine tra l'artista, l'opera e noi.
L'esposizione così si sviluppa come serie progressiva di visioni, tra loro a contatto, che ci rinviano all'ambito misterioso, e profondamente umano, da cui provengono.