Delfina Marcello – Love Accessories
A cinque anni dalla prematura scomparsa, si apre a Venezia, sua città natale, più volte sfuggita e poi ritrovata, una definitiva antologica della produzione video della artista Delfina Marcello.
Comunicato stampa
A cinque anni dalla prematura scomparsa, si apre a Venezia, sua città natale, più volte sfuggita e poi ritrovata, una definitiva antologica della produzione video della artista Delfina Marcello. Un corpus di lavori, diversi in stile, talora invece stilisticamente coerenti, testimonianza comunque dell’atteggiamento di costante ricerca dell’artista. Artista internazionale per temperamento ma anche per training (ha vissuto a lungo a New York, Berlino, Londra) Delfina si è espressa e ha prodotto in quasi tutti i settori dell’arte: video appunto, ma anche disegno, installazione, pittura, fotografia e letteratura.
Un lavoro di ricerca condotto tra galleristi, curatori, ma anche amici, ha permesso di raccoglierne un importante insieme della sua opera dispersa. Il lavoro artistico di Delfina, infatti, artista generosa ma non metodica e ancor meno classificatrice della propria produzione, rischiava la scomparsa e la dimenticanza, divisa come è fra collezionisti, eredi, amici, depositi di gallerie. Questo è stato ciò che ha mosso un gruppo di ricercatori:
Ewa Gorniak Morgan, Lorenzo de Castro, Margherita Fabbri e Vittorio Urbani, a raccogliere le informazioni disponibili e le opere superstiti.
La mostra che ne risulta è pensata come una rassegna dell’opera filmica, che allo stato attuale di ricerca pos-siamo ritenere completa, sulla quale si è deciso di concentrare l’osservazione, anche perché è forse il corpus più completo fra i diversi della sua espressione.
I personaggi dei video dei Delfina sono soli, nella loro breve avventura: ma sono seguiti dall’occhio affettuoso della artista che si fa non solo loro testimone, ma anche compagna di strada. L’insieme delle opere, per la prima volta presentate contemporaneamente nei tre spazi dell’Oratorio di San Ludovico a Venezia, permetteran-no una migliore e più completa comprensione del suo lavoro. Una nuova pubblicazione raccoglie scritti di professionisti e amici, in particolare - dato il focus della mostra sulla opera video - un saggio espressamente scritto dal critico cinematografico Roberto Ellero.
Testo di Vittorio Urbani
La mostra è accompagnata da una pubblicazione curata da Ewa Gorniak Morgan e Margherita Fabbri,
con progetto grafico di Lorenzo de Castro, con testi di Delfina Marcello, Elena Barbalich, Roberto Ellero, Ewa Gorniak Morgan, Živa Kraus, Francesco Pandian e Vittorio Urbani.
La mostra veneziana sarà seguita ad ottobre da una mostra a Verona presso la galleria Artericambi
di Francesco Pandian.
DELFINA MARCELLO GRIMANI GIUSTINIAN
Venezia 1966 - Mogliano Veneto 2017). Di antica famiglia veneziana, è stata tra l e più originali ed indipendenti artiste del suo tempo. La sua opera comprende film, pittura, disegno, fotografia e scrittura ai pari con il suo modo di essere: artista e donna - come la ricordano tutti – rigorosamente fedele all’etica dell’arte e a se stessa, unendo massima disciplina con il suo fascino e leggerezza. Laureata in storia dell’arte al Courtauld Institute of Art a Londra, si è espressa come filmmaker, pittrice, disegnatrice dei fumetti e cartoni animati. Negli anni ‘90 ha lavorato a New York in produzioni cinematografiche indipendenti come segre-taria di edizione, tecnico del suono, direttore della fotografia, montatrice. Negli anni 2000 ha insegnato alla Università di Padova un corso master in produzione e post-produzione televisiva e storia dell’arte alla Scuo-la Internazionale di Grafica a Venezia.
Ha vissuto e lavorato tra Venezia, Londra, New York, Parigi, Berlino, Milano e Mesenzana. La sua è stata un’incessante sperimentazione tra forme diverse di
espressione artistica: installazioni video e performance,
tecniche di pittura antiche, prosa e poesia. Ha scritto e diretto cortometraggi ed animazioni presentati e premiati nei maggiori festival internazionali negli Stati Uniti, Inghilterra, Germania, Olanda e Italia.
“La videocamera è per me un agente addomesticante. Le immagini si organizzano in un processo affettivo e organico. In un’ottica di dono e non di creazione, di innesto ed instabilità anziché di germinazione e di apertura, “gioco” con la nozione di memoria. Essa diviene un “oggetto” morbido e sensuale, il cui compito è di tralasciare anziché precisare. La morbidezza è l’unico agente trasformante in grado di infiltrarsi in qualsiasi sistema, il suo quoziente riproduttivo è senza limiti, è un’infezione positiva, l’elemento apportatore di mutamento.” (Flash Art giugno - luglio 2002).
Ha scritto un grande romanzo storico, ancora inedito,
intitolato “Il medico di Dio” e ambientato nella Venezia del Seicento con una forte componente di metafisica e filosofia di cui era appassionata ricercatrice