Di segno in segno – Veronica Chessa
quinto appuntamento della rassegna di illustrazione DI SEGNO IN SEGNO, ideata e curata da Roberta Vanali per La Libreria di Via Sulis, che vede l’esposizione delle tavole di Veronica Chessa (Orbetello, 1975).
Comunicato stampa
Rassegna di illustrazione contemporanea
DI SEGNO IN SEGNO // Veronica Chessa
Ideata e curata da Roberta Vanali per
LA LIBRERIA DI VIA SULIS
22 marzo / 8 aprile 2018
E’ previsto per giovedì 22 marzo, alle ore 18, il quinto appuntamento della rassegna di illustrazione DI SEGNO IN SEGNO, ideata e curata da Roberta Vanali per La Libreria di Via Sulis, che vede l’esposizione delle tavole di Veronica Chessa (Orbetello, 1975). Cinque illustrazioni originali, accompagnate da una serie di 12 stampe digitali, saranno visibili fino a domenica 8 aprile nei locali della libreria. In data da stabilire si terrà un live painting dell’artista.
“A volte dipingo attratta da qualcosa che “luccica” e che comunque emerge rispetto ad altro attraverso gli occhi e inconsciamente attraverso la mente. Improvvisamente si apre un mondo che stupisce anche me”. Muove da una evidente fascinazione per la natura, dalla sua complessità e perfezione, Veronica Chessa. Natura intesa nelle sue varie declinazioni, fondata sulla meticolosa attenzione per il tratto, deciso e raffinato, e sulla restituzione dei minimi dettagli. Non lontana dagli stilemi degli illustratori d’epoca vittoriana - periodo particolarmente florido per il medium espressivo che in quel frangente si lega indissolubilmente alla letteratura - ai quali coniuga un universo visionario che affonda le radici in un hummus di matrice simbolico-surreale, Veronica Chessa mette in scena un originale Bestiario sardo. Creature ibride, che si ispirano all’antropomorfismo adottato da Esopo e Fedro per le loro fiabe, passando per Orwell e la sua Fattoria degli animali, fino ad arrivare a Walt Disney quando dà vita Mickey Mouse e Donald Duck, sono il pretesto per restituire in maniera allegorica e con perfezione certosina l’anima della Sardegna. Usi e costumi della tradizione mutuati dall’esperienza diretta dell’artista, senza mai cadere nella banalità del folclorismo di genere.
Strumento d’indagine delle verità nascoste, l’artista si avvale della fisiognomica nel tentativo di trarre gli aspetti caratteriali e psicologici dai lineamenti e dall’espressione del volto. “La fisiognomica è un tipo di osservazione grazie alla quale dalle caratteristiche del corpo rileviamo anche le qualità dell’animo”, per parafrasare lo storico umanista Pomponio Gaurico. Immortalati in posa come nei ritratti d’epoca, gli animali caratteristici dell’isola assumono sembianze umane. L’incontro tra uomo e bestia si concretizza attraverso lo sguardo di Veronica sulla Sardegna, il più delle volte filtrato dai racconti tramandati oralmente dalla famiglia paterna. Ed ecco che dei piccoli cinghiali in costume sono ritratti mentre giocano con una bardofula, tipica trottola in legno, mentre le gemelle altro non sono che due pavoncelle affrontate - motivo ricorrente nell’intaglio del legno e nella decorazione delle ceramiche di provenienza bizantina - eleganti nelle pose e nei gesti, separate soltanto da una pianta di mirto selvatico. E se il marangone dell’Asinara, con tanto di ciuffo e asinello al pascolo alle spalle, indossa la giacca in lana di pecora tipica del pastore sardo, il daino, anticamente denominato dama e bardato come una vera e propria dama d’epoca, ostenta palchi in corallo rosso, prezioso organismo che popola i fondali del mare di Alghero. Del visionario universo dell’artista fanno parte anche il custode del ribes sardo, incarnato da un cervo oramai estinto che abitava il Supramonte, zona da dove il ribes proviene, e l’imponente muflone dallo sguardo fiero, restituito come un vecchio pastore in posa davanti a un brulicante arazzo. La chiosa non poteva che essere rappresentata dai Mamuthones, maschere tradizionali di Mamoiada, emblematica fusione tra uomo e animale. Chimera dell’atavica terra sarda. (Roberta Vanali)
In Episodi di una civiltà anticlassica, Corrado Maltese e Renata Serra ipotizzano che la tendenza degli artisti sardi a rifiutare la plasticità formale per praticare “un’arte di superficie” sia la conseguenza diretta della scarsa incidenza del classicismo romano sul territorio e della persistenza dei canoni estetici orientali introdotti dai bizantini. Tendenza alla stilizzazione bidimensionale e alla geometrizzazione della forma che confluisce in maniera naturale in quella che è l’illustrazione, linguaggio espressivo che nell’isola vanta una lunga tradizione. Non a caso definito fenomeno storico da Altea e Magnani vede, infatti, un gran numero di artisti sardi impegnati già dai primi anni del Novecento nelle arti grafiche, in un periodo che coincide con una importante fase d’avvio per la ricerca di un’identità storico-locale e con la diffusione di quelle tendenze primitiviste che hanno contribuito alla rivoluzione estetico-formale in tutta Europa. Pertanto, stimolati dalle numerose pubblicazioni di periodici e riviste illustrate come il Corriere dei Piccoli, il Giornalino della Domenica o la locale Rivista Sarda che, oltre a riconoscere un’autonomia espressiva alla grafica, ne facevano il punto di riferimento per nuove prospettive professionali, Giuseppe Biasi e Filippo Figari danno avvio a quell’azione di rottura nei confronti della tradizione figurativa, attraverso un linguaggio espressivo definito Seccessione Sarda applicato alla vignetta e alla caricatura, all’illustrazione di libri, giornali e fumetti ma anche a manifesti e cartellonistica pubblicitaria fino ad arrivare all’incisione - per cui si parla di una scuola di incisione sarda - seguiti da Felice Melis Marini, Stanis Dessy, Mario Delitala, Edina Altara, Pino Melis, Tarquinio Sini, Giovanni Branca, Primo Sinopico, Ennio Zedda, Giuseppe Porcheddu, Melkiorre Melis, Mario Mossa Demurtas, Remo Branca, Anna Marongiu e Rita Thermes. Artisti al servizio dell’illustrazione che hanno contribuito a dare lustro a tutte quelle espressioni grafiche figurative, fino ad allora considerate minori nei confronti dell’arte storicizzata, alcuni dei quali anche a livello nazionale.
Muovendo da queste premesse la rassegna di illustrazione DI SEGNO IN SEGNO vuole documentare come in epoca contemporanea grafica ed illustrazione continuino a rappresentare un medium espressivo importante e d’alta qualità in perfetta continuità con quella lunga e fondamentale tradizione iniziata da oltre un secolo in cui ora rientrano anche esponenti della street art e del tatuaggio, mondi che contemplano al loro interno anche la presenza di importanti artisti contemporanei. Riscontro che l’arte contemporanea è sempre più caratterizzata da incroci culturali e dalla trasversalità e commistione dei molteplici linguaggi espressivi.
Ideata e curata da Roberta Vanali per La Libreria di via Sulis, specializzata in pubblicazioni d’arte contemporanea, la rassegna DI SEGNO IN SEGNO, senza alcuna pretesa esaustiva ma con l’obiettivo di stimolare il dibattito, vuole essere uno spaccato dell’illustrazione in Sardegna attraverso le opere di 10 autori di diversa provenienza territoriale e con differenti background di appartenenza. Giorgia Atzeni, Emanuele Boi, Andrea Casciu, Veronica Chessa, Ilaria Gorgoni, La Fille Bertha, Carolina Melis, Stefania Morgante, Daniele Serra e Kiki Skipi attraverso le rispettive cifre stilistiche distintive si misureranno con tematiche legate al territorio sardo ciascuno con 10 tavole originali, accompagnate da una tiratura di stampe digitali. Per ogni monografica, della durata di due settimane, è previsto un incontro dell’autore col pubblico per meglio riflettere e discutere sul ruolo dell’illustrazione in Sardegna in epoca contemporanea e in relazione al contesto nazionale. (r. v.)