Di testa e di filo
Quindici giovani artisti, molto diversi tra loro per scelte iconografiche, tecnica e sentire, che in controtendenza con le mode attuali hanno deciso di dedicarsi alla xilografia: è Di testa e di filo – Giovani xilografi per un linguaggio anti-contemporaneo
Comunicato stampa
L’esposizione è un vero e proprio manifesto programmatico di un’espressione artistica che oggi sembra quasi avere un linguaggio inopportuno, mentre è frutto di uno scavo profondo come il segno lasciato da sgorbia e bulino sulla tavoletta di legno.
Aurora Guazzaroni inventa linguaggi personali e suggestivi, come nel caso delle composizioni su legno di testa per La ballade des Pendus di Françoise Villon e per Quatrevingt-treize, l’ultimo romanzo scritto da Victor Hugo. Sono suggestioni letterarie anche le fonti di Giulia Aloisi, che nasconde i propri demoni nelle zone buie di Tenebris litaniis terrae e di Convivio, incisione, quest’ultima, dedicata al racconto di Poe La maschera della Morte Rossa. Un’apertura surreale scaturisce dai bianchi e neri di Iacob François Gabriel; Jacopo Pannocchia traduce sul legno di filo le sue visioni notturne fatte di impreviste e travolgenti spirali di segni, Alessandro Cavallone intaglia con un segno composto che riecheggia la grafica dei primi anni del Novecento. Valentina Formisano, nella grande xilografia Mattatoio e nelle più piccole Achtung e Teschio, guarda la morte attraverso la sua forma più scandalosa, mentre Salvatore Ramaglia in James Joyce predilige una morbida sequenza di passaggi tonali, ottenuti con trattamento superficiale a fine tratteggio della matrice. Icarus e Ade di Leonardo Fabretti riverberano inquietanti dalla tenebra; i neri profondi si stemperano talvolta in un tratteggio irregolare ed espressionista nelle due tavole di Lisa Maria Ciccalé dedicate alla falconeria e ai rapaci. Tratti minuti e filamenti luminosi, come nella straordinaria Liturgia, ipnotizzano lo spettatore davanti alle xilografie di Luna-Hoei Cini, mentre l’investigazione di Allegra Donati si spinge sotto la superficie, con un Autoritratto e con Visione. Cercano il mondo reale e le sue contraddizioni le figure incise da Marta Alvear Calderon per Postribolo II e Autoritratto tra i bambù; le composizioni di Sabrina Spreafico Totem e Yang diventano contorsioni di linee in un gioco di contrasti tra decorazione e aberrazioni ottiche. Si inserisce invece nella memoria della xilografia policroma di grande formato Marianna Guerra con i Marabù e il Pavone; ancora a colori, ma pervasi da una spensierata leggerezza, i fondali marini di Diana Blu.
Gli artisti: Giulia Aloisi (1998), Marta Alvear Calderon (1995), Diana Blu (1984), Alessandro Cavallone (2002), Lisa Maria Ciccalé (1993), Luna Hoei Cini (1989), Allegra Donati (1997), Leonardo Fabretti (1997), Valentina Formisano (1987), Iacob Francois Gabriel (2001), Aurora Guazzaroni (1997), Marianna Guerra (1990), Jacopo Pannocchia (1987), Salvatore Ramaglia (1954), Sabrina Spreafico (1986).