Di Volo & Tancredi
Presso la Limonaia grande del Giardino di Boboli, in Palazzo Pitti, la mostra personale di Marco Bagnoli – Araba Fenice – si animerà alle ore 18.30 grazie a una performance musicale di cui saranno protagonisti, oltre all’artista, anche il duo Di Volo & Tancredi.
Comunicato stampa
Domenica 8 settembre, presso la Limonaia grande del Giardino di Boboli, in Palazzo Pitti, la mostra personale di Marco Bagnoli - Araba Fenice - si animerà alle ore 18.30 grazie a una performance musicale di cui saranno protagonisti, oltre all'artista, anche il duo Di Volo & Tancredi. Si tratta di una nuova tappa nel viaggio di sperimentazione attuato da Bagnoli che si è già cimentato in due 'opere sceniche' così le definisce l'artista, nel planetario di Milano e al Teatro Studio di Scandicci. Le installazione e le sculture, i dipinti e le immagini proiettate sulle pareti dell'edificio settecentesco, sede della mostra attualmente in corso, faranno parte integrante ma non scenografica di una 'fantasia' musicale coreografica ideata da Luca di Volo e Eleonora Tancredi direttamente ispirata dalla partitura iconografica e testuale realizzata da Bagnoli, che in scena leggerà alcuni versi e un testo elaborato per l'occasione. Interverrà anche una Banda rossa, un ensemble di 17 elementi. Nel loro Concerto eseguito per Opera scenica, Di Volo & Tancredi recuperano temi musicali e rappresentativi della tradizione medioevale -rinascimentale europea e si sviluppano incrociando materiali culturali diversi ( matrici yiddish / arabe/ jazz) con pratiche eterogenee legate al mondo dellʼimprovvisazione teatrale. Musica, gesto, parola, strumenti e canto si fondono in un ipertesto, innervando la narrazione con un procedimento tecnico che si propone come strategia il recupero della piena vitalità espressiva dell’azione. Così dai Carmina Burana o dal Llibre Vermell emergono per un attimo figure leggendarie, immaginarie chimere sonore, che vivono la loro effimera vita in modo imprevedibile e sono subito riassorbite dal magma che le ha generate per poi di nuovo ripresentarsi in nuova forma manifestando l’infinita capacità di metamorfosi della realtà, la sua infinita varietà e infinita ripetizione. La performance appare come un’elaborata polifonia di voci molteplici richiamate in scena da luoghi e tempi diversi, nate e tramontate nell’alterna vicenda di memoria e oblio. Da queste stratificazioni concettuali e tradizioni comportamentali scaturisce un’analoga prospettiva di recupero che incrocia fra loro strumenti desueti o creati ex novo, con prassi esecutive eterogenee - ad es. voce e sassofono si alternano polifonicamente in forma di “occhetus” l’esecutore canta e insieme suona il violino mentre simultaneamente seduto su una batteria cura la sezione ritmica. Nell’organico raccolto all'interno della Limonaia e nel giardino antistante, “nobili” strumenti, violino e violoncello, verranno affiancati da una tromba marina che allude ad una tradizione di stampo popolare e religioso.
La nuova personale di Marco Bagnoli per la Limonaia grande all’interno del Giardino di Boboli - Araba Fenice - è un progetto di grande impegno formale e concettuale in cui l’insieme delle singole manifestazioni - figurative o astratte - dà vita a un teatro del mondo, posizionato tra limite visibile e invisibile. Un’esposizione costruita su una peculiare esperienza di sincretismo iconografico e spirituale, scientifico e filosofico. Marco Bagnoli si muove da sempre sul doppio binario di arte e scienza, dove però è la visione dell’artista a colmare le lacune dello scienziato, bloccate ideologicamente di fronte alle rivelazioni di tipo metafisico e trascendentali. Il progetto a cura dello storico dell’arte, Sergio Risaliti, realizzato in collaborazione con la Soprintendenza Speciale per il Patrimonio Storico, Artistico ed Etnoantropologico e per il Polo Museale della città di Firenze, ribadisce il peculiare rapporto tra Bagnoli e la città dell’ “altro rinascimento”. Dal 1984, anno di Metrica e Mantrica in Cappella Pazzi, Bagnoli ha esposto al Forte di Belvedere, nella Basilica di San Miniato, nella Sala Ottagonale della Fortezza da Basso, a Palazzo Medici Riccardi. Per Araba Fenice, Bagnoli ha realizzato una serie di lavori pensati specificamente per il settecentesco edificio, disegnato dall’architetto Zanobi del Rosso nel 1778 circa, su commissione di Pietro Leopoldo di Lorena, area già occupata dal Serraglio, voluto da Cosimo III nel 1677. All’interno della Limonaia di Boboli - un unico ambiente di 106 metri di lunghezza, conosciuto anche come Nuovo Stanzone per i Vasi – siamo sorpresi da un grande disegno di 90 metri, che rappresenta i Sette dormienti nella grotta come vuole la Legenda Aurea di Jacopo da Varazze. Alle due estremità dello spazio due parabole ( Janua Coeli) sembrano rappresentare l’origine luminosa dello spazio-tempo nel nostro universo. All'esterno e al centro del giardino ci accoglie Araba fenice, sormontata da Mongolfiera fatta di soli raggi sottili di bambù. Al centro del grande portone, quasi sospesa nell’aria appare la 'mandorla' mistica dell' Immacolata concezione una delle ultime invenzioni dell'artista: un ovale di ceramica e resina dipinto a foglia d'oro con incassato al centro un corpo solido, un ovoide, che allude al corpo materiale pregno di luce e sollevato in cielo come corpo astrale. Come scrive Cristina Acidini: “Dietro a ogni opera, o segno, o pensiero di Marco Bagnoli pare ci sia un viaggio. Nello spazio, verso quell'Oriente che ci è genitore. O nel tempo, a ritroso in un passato sempiterno. O all'indentro, per i labirinti dello spirito percorsi dalle antiche civiltà e dagli individui odierni. Nel Giardino di Boboli, lo splendido spazio della Limonaia accoglie le opere di Bagnoli, riverberando e amplificando le loro suggestioni al confine tra l’opera dell’uomo e la Natura”.
In occasione della mostra alla Limonaia Grande del Giardino di Boboli, è stato realizzato un libro d’artista, Marco Bagnoli. La ruota del tempo, edito da Maschietto Editore.