Dialoghi Surreali

Informazioni Evento

Luogo
STUDIO MARCOROSSI
Via Della Rocca 36, Torino, Italia
(Clicca qui per la mappa)
Date
Dal al

da martedì a sabato 11.00-19.00

Vernissage
10/01/2012
Artisti
Enzo Esposito, Medhat Shafik, Arcangelo
Generi
arte contemporanea, collettiva

I lavori di Arcangelo, Enzo Esposito e Medhat Shafik danno vita a un fitto dialogo composto da simboli, archetipi, forme e colori.

Comunicato stampa

Dialoghi Surreali è la collettiva con cui la galleria Eventinove apre la stagione espositiva del 2012.
I lavori di Arcangelo, Enzo Esposito e Medhat Shafik danno vita a un fitto dialogo composto da simboli, archetipi, forme e colori.
A unire questi tre artisti non è solo l’arte, ma anche la città in cui vivono e lavorano, Milano. Nel capoluogo lombardo l’egiziano Shafik è arrivato nel 1976, mentre Arcangelo ed Esposito a inizio anni ’80.
Nonostante siano entrambi cresciuti a Benevento, i lavori di Arcangelo non hanno, apparentemente, punti di contatto con quelli del concittadino Esposito. Li hanno, invece, con le opere di Shafik, con cui il dialogo è molto stretto. Entrambi gli artisti, infatti, hanno eletto l’Africa come fonte da cui tratte i segni che popolano i loro lavori. Sono segni primordiali presi dal continente che è stato la culla dell’homo sapiens e simbologie mutuate delle prime forme di arte e scrittura.
In entrambi gli artisti, poi, è forte il tema del viaggio, sia reale che simbolico. Shafik, attraverso le sue opere, parla spesso del suo viaggio dall’Egitto all’Italia, viaggio che diventa metafora delle odierne migrazioni verso l’Europa. Quello di Arcangelo, invece, è più una visione da esploratore, da antropologo che entra in contatto con le popolazioni locali, i Masai del Kenia, i Dogon del Mali e via dicendo.
Il linguaggio di Esposito, invece, è stato caratterizzato fin dagli anni ’80, quando è stato l’esponente di spicco dei “Nuovi Nuovi”, gruppo fondato dal critico e docente bolognese Renato Barilli, da una primordialità che nasce dal suo uso del colore e dall’impeto del segno. Totalmente astratto il lavoro di Esposito affascina per la sua energia incontrollata e senza confini. Scrive di lui Alberto Fiz, critico e direttore del MARCA di Catanzaro,: “Esposito ci pone ancora una volta dinanzi ai nostri limiti facendo della pittura un mezzo efficace per rivelarli”.

Seguono le biografie degli artisti.

Arcangelo nasce nel 1956 ad Avellino, e a due anni si trasferisce con la famiglia a Benevento dove frequenta le scuole, diplomandosi presso il Liceo Artistico. Nel 1981 si trasferisce definitivamente a Milano. Nel 1983 partecipa alla XI Quadriennale di Roma. Negli stessi anni prende corpo un’altra importante collaborazione con la Galleria Buchmann di Basilea con cui terrà diverse mostre personali e collettive. Il suo lavoro è esposto anche in altre città europee: da Harald Behm ad Amburgo; da Pierre Huber alla Art & Public di Ginevra; da Ingrid Raab a Berlino; da Edward Totah a Londra da Lelong a Parigi. A Milano invece, con una sua personale, inaugura lo Studio Guenzani. Negli anni ‘90 scopre l’Africa, da qui nasce il ciclo “Dogon“, che nel ’93 esporrà alla galleria Gentili di Firenze e che poi sarà esposto in altre gallerie e spazi pubblici. Nel 1993 espone in Giappone, al Fukuyama Museum of Art e, con una personale, alla Kodama Gallery di Osaka. Negli stessi anni inizia a esporre a Losanna con la Galleria Alice Pauli e a Bologna con Giuseppe Lufrano della Galleria Otto. Nel 1999 conosce a Milano Matteo Lorenzelli della galleria Lorenzelli Arte, con cui allestisce nel 2000 e nel 2004 due personali. Nel 2002 inizia la collaborazione con la Tanit di Monaco di Baviera. Nel 2006 nasce il ciclo “I Vedenti”, opere presentate per la prima volta presso la Galleria di Kaj Forsblom a Helsinki, galleria con cui aveva già esposto in anni precedenti. Nell’estate del 2007, dopo un viaggio con la sua famiglia, nasce il ciclo “Kenia-Masai” e nel 2008 pubblica il volume Arcangelo II monografia opere 1983/2007, con la casa editrice Damiani di Bologna. Espone alla Galleria Il Chiostro di Saronno, e nel 2009 negli spazi di Verona e Pietrasanta del gruppo MarcoRossi artecontemporanea, con cui pubblica un catalogo dedicato al ciclo sul Kenia, con testo critico di Walter Guadagnini.

Enzo Esposito nasce a Benevento nel 1946, dal 1980 vive e lavora a Milano. Al 1977 risalgono le prime installazioni, pitture eseguite direttamente sulle pareti delle gallerie, dove la messinscena del colore crea forti coinvolgimenti emozionali. Esponente di spicco dei “Nuovi Nuovi”, gruppo fondato da Renato Barilli agli inizi degli anni '80, Esposito partecipa a numerose esposizioni nei più importanti musei italiani. Dagli anni '90 a oggi sono state allestite numerosissime sue mostre personali, in gallerie italiane e straniere (Milano, Verona, Venezia, Francoforte, Hong Kong) e presso importanti sedi istituzionali (per esempio il Palazzo Reale di Caserta, l’Istituto Italiano di Cultura di Rio de Janeiro, il MAC di Santiago del Cile). Ha inoltre partecipato a prestigiose collettive, tra cui “I Nuovi Nuovi: nascita e sviluppo di una situazione postmoderna”, a cura di Renato Barilli alla Galleria Civica di Torino ('95), “Arte italiana ultimi quarant’anni: la pittura aniconica”, curata da Danilo Eccher alla GAM di Bologna ('98) e “Analogie del presente” al Danubiana Meulensteen Art Museum di Bratislava (2001). Nel 2005 allestisce tre mostre personali: alla galleria Arte y Naturaleza di Madrid, alla Spirale Arte di Verona, alla Trentasette di Palermo. Nel 2006 è invitato alla rassegna “La traccia invisibile del reale” e per l’occasione allestisce al Museo della Permanente di Milano un’importante mostra antologica curata da Alberto Fiz. Nel 2008 presenta insieme al critico Claudio Cerritelli una serie di nuovi lavori alla galleria MarcoRossi SpiraleArte di Monza. Nel 2009 invece la galleria di C.so Venezia a Milano ospita una raccolta di sue opere degli anni Ottanta. Allo stesso periodo di produzione artistica viene dedicata, sempre nel 2009, una mostra pubblica curata da Renato Barilli e allestita nel Chiostro di Sant’Agostino a Pietrasanta (LU).
Medhat Shafik nasce in Egitto nel 1956. Dal 1976 vive e lavora in Italia. La sua consacrazione arriva nel 1995, quando alla Biennale di Venezia rappresenta l’Egitto nel padiglione che viene premiato con il Leone d’Oro delle Nazioni. Dal 1995 in poi si susseguono mostre personali e collettive sia in Italia che all’estero. Nel 1999 realizza l’installazione “La via della seta” in San Francesco a Como ed è presente con una personale ad Art Basel. Nel 2001 espone alla GAM di Bad Homburg in Germania, alla Galleria Civica d’Arte Moderna di Spoleto e all’Arengario di Milano. Nel 2003 tiene una personale all’Accademia di Belle Arti di Brescia e partecipa alla Biennale Internazionale del Cairo vincendo il Nile Grand Prize. Nel 2004 a Verona l’installazione “La dimora del poeta” viene esposta e acquisita dalla collezione permanente del Museo di Palazzo Forti. Nel 2005 partecipa a ”Identità e nomadismi” presso il Palazzo delle Papesse di Siena. Nel 2006 allestisce la personale “Aiqunat - territori dell’anima” presso la galleria Spirale Arte di Milano. L’anno successivo partecipa a “Linee all’orizzonte”, alla Galleria d’Arte Moderna di Genova e “Anatomia dell’irrequietezza”, a cura di Luca Beatrice, al Palazzo della Penna di Perugia. Sempre nel 2007 torna a Verona in due occasioni speciali: la mostra internazionale “Il Settimo Splendore”, curata da Giorgio Cortenova, al Palazzo della Ragione e, nel mese di novembre, la personale “Le Città invisibili” che si tiene a Palazzo Forti. Il 2008 lo vede protagonista di un progetto site-specific pensato per la Piazza del Duomo e la chiesa di S. Agostino di Pietrasanta, in collaborazione con il Comune e la galleria Marco Rossi Spirale Arte. Inoltre partecipa a “Correnti Mediterranee - Artisti Arabi tra Mediterraneo e Italia”, organizzato dal Ministero degli Affari Esteri e in mostra a Damasco, Beirut e Il Cairo. Nel 2010 partecipa alla II Biennale Internazionale di Sabbioneta e, in occasione del 10° Festival Internazionale della Nuova Drammaturgia, allestisce presso il chiostro quattrocentesco del Piccolo Teatro di Milano l’installazione Le provviste del viandante.