Diamond | Napal Naps | Solo – Generations
Mostra Generations, con opere di Napal Naps, Diamond e Solo: tre artisti romani, noti nel mondo del Writing e della Street Art.
Comunicato stampa
All’interno della nuova Galleria Marconi, centro commerciale distribuito su tre piani, sorto in corrispondenza dell’ex stabilimento Campari, lo spazio polivalente Seedo avvia le sue attività: tattoo lab, sala espositiva, zona lounge con bar e consolle, un dipartimento grafico ed una free Wi-Fi zone.
In occasione dell’opening, a sottolineare la vocazione creativa e underground del luogo, è la mostra Generations, con opere di Napal Naps, Diamond e Solo: tre artisti romani, noti nel mondo del Writing e della Street Art.
Simbolo della loro intesa artistica ed affettiva non poteva che essere un murale, dipinto a sei mani. In una zona di passaggio della Galleria Marconi, subito fuori dallo spazio Seedo (dove saranno invece esposte tele, sktch e foto), il wall painting sarà un omaggio alla figura immensa e geniale di Gugliemo Marconi, inventore della radio e padre ideale del sistema delle telecomunicazioni, su cui si è edificata la società contemporanea.
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Napal Naps, Diamond, Solo. Lo stile in transito
di Helga Marsala
« Tre artisti che lungo le strade di Roma e di altre metropoli internazionali hanno costruito, nel tempo, la loro ricerca, ma anche la loro amicizia. Napal Naps, Diamond, Solo. Più o meno la stessa età, giusto pochi anni di distanza. Che segnano però approcci, visioni, passaggi diversi. Quasi a tracciare una linea di fratellanza, dal maggiore al minore, che è anche una linea del talento, dello stile, della pratica e dello scambio.
Di recente trovatisi insieme, tutti e tre, fra muri, progetti, idee condivise, iniziano a tracciare una direzione comune, nel segno di una tensione generazionale che si nutre di ricerca visiva e di sintonia umana.
Anni ’80, anni ’90, anni Zero. Un lungo scorcio tra la fine di un secolo e l’alba del successivo, muovendosi tra i sentieri di linguaggi selvatici, divenuti imprevedibilmente Storia. La faccenda del passaggio di abilità, tecniche, codici, immaginari, è centrale. In mezzo ci sono le ragioni di una cultura di nicchia - quella del Writing, illegale, underground, esclusiva - tramandata tra fratelli, maestri, discepoli on the road, fino alla sua evoluzione lenta e travagliata nella Street Art: una forma d’arte mediatica, popolare, sempre più istituzionale e in cerca del consenso.
In questa lunga traversata nel dedalo di muri, segni, metropoli che crollano o decollano, in questa sequenza di scontri e riconciliazioni, gesti generosi e dinamiche del conflitto, le storie di tre artisti si intrecciano, portando con sé testimonianze di un’epoca recente, scandita da continue variazioni.
NAPAL NAPS (Roma, 1976) si accosta al mondo del writing e alla cultura hip-hop intorno ai 10 anni, quando viveva in Australia. Giunto a Roma, ragazzino, ha addosso le vibrazioni di una temperie internazionale, una rivolta sommersa che Oltreoceano era già sottocultura smagliante, radicata. Tra i pionieri della scena romana, accanto a gente come Ice One, Eolo, Clown, Maelo, a partire dal 1987 vede nascere e fiorire un movimento sempre più incalzante e consapevole, tra graffiti, breaking, rap. Un writer della prima ora, interprete e custode di un codice prezioso, tramandato con cautela e orientato a una continua evoluzione dello stile.
In parallelo, sviluppa una costante opera di documentazione fotografica: 30 anni di scatti in cui l’immagine di sé, nell’atto di dipingere, diventa il cuore di una narrazione ininterrotta, personale e insieme collettiva. E furono i primi treni dipinti a Roma, le prime crew metropolitane, i primi pezzi ricercati e monumentali, le prime eccellenti sperimentazioni col lettering, affinando segni, linee e strutture, all’alba di un linguaggio radicale, d’avanguardia e di contestazione.
Il nuovo ciclo di tele dal titolo Children of the Revolution è un omaggio all’esprit genuino, alla leggerezza, l’incoscienza e la volontà d’espressione che animò quegli artisti-bambini. Adolescenti inquieti, protagonisti di una rivoluzione muta, le cui armi non erano che suoni, lettere, colori: scritture irregolari esplose nel frastuono di città ostili, come forme creative di sopravvivenza.
DIAMOND (Roma, 1977) incontra Napal Naps al liceo artistico. Non ancora addentro al mondo della strada, ne conosce il background e le gesta: nonostante la giovanissima età, Napal era già un punto riferimento, con all’attivo mostre, commissioni internazionali e una lunga serie di piece tra i muri di Roma. Diamond, che inizia nel 1993 a dipingere, sceglie di seguirne i passi. Sarebbe nata così un’amicizia incrollabile, destinata a durare.
Dopo qualche anno di esperienze illegali, dipingendo muri, treni, stazioni, a partire dal 1998 si misura con la Street Art. E inizia un capitolo nuovo: dal writing al muralismo urbano, avviandosi verso pratiche legali e una figurazione evocativa, di taglio illustrativo. L’estetica di Diamond si sviluppa nell’innesto fra uno stile underground, intriso di accenti gothic-punk, riferimenti al graffitismo e una raffinata ricerca iconografica ispirata all’Art Nouveau. Erotismo cupo, ramage floreali, morbide volute, calligrammi neogotici, memorie novecentesche, ex libris, cammei e ritratti femminili, fra austerità e sensualità. Dal bianco e nero grafico, inciso come inchiostro su vecchi fogli, locandine o copertine vintage, alle più recenti ricerche sul colore, Diamond ha messo a punto una cifra personalissima, sostenuta da una innata abilità tecnica, distinguendosi come uno dei maggiori esponenti della Street Art italiana.
SOLO (Roma, 1982), interprete delle nuove generazioni cresciute col boom della Street Art, è arrivato al muralismo urbano intorno al 2010. Sulle orme dell’amico e maestro Diamond. In principio, nella seconda metà degli anni ’90, le prime esperienze come writer, quindi dal 2003 gli studi in Accademia e la scelta definitiva della figurazione su tela. Senza che svanisse, però, il richiamo della strada. Accantonati infine i lavori più accademici, riesplode così la vocazione per la pittura a cielo aperto, di nuovo immergendosi nel rumore metropolitano.
L’ispirazione arriva dall’universo dei fumetti, un amore antico e mai scalfito, con i super eroi a incarnare vizi, passioni, fragilità, ambizioni e miserie profondamente umani.
Grazie alla conoscenza minuziosa di storie, personaggi e autori, la lettura iconografica di strisce e singole scene diventa occasione per una riflessione sui fatti del mondo e le dinamiche della società. Dai supereroi figli della crisi, ormai privi dei loro poteri e rassegnati a un destino da vinti, a una serie di figure mutuate da noti comics e tramutate in set personali, contemporanei. Per ognuno un simbolo, un racconto, un sottotesto, un cortocircuito o una connessione eloquente. Tessendo narrazioni popolate da icone di carta, di cui reinterpretare ricerca grafica e contenuti morali».