Diego Birelli
Un nuovo artista raggiunge l’Arsenale di Venezia: oltre alle numerose esposizioni della 54^ Esposizione Internazionale d’Arte già presenti, allo Spazio Thetis di Venezia verrà inaugurata la mostra personale di Diego Birelli. Attivo nel campo della fotografia, della grafica, della progettazione e della pittura, il poliedrico artista presenta le opere realizzate fra il 1993 ed il 2010, con allestimento a cura di Tobia Scarpa.
Comunicato stampa
17 giugno 2011 – Il 23 giugno alle ore 17.30 un nuovo artista raggiunge l’Arsenale di Venezia: oltre alle numerose esposizioni della 54^ Esposizione Internazionale d’Arte già presenti, allo Spazio Thetis di Venezia verrà inaugurata la mostra personale di Diego Birelli.
Attivo nel campo della fotografia, della grafica, della progettazione e della pittura, il poliedrico artista presenta le opere realizzate fra il 1993 ed il 2010, con allestimento a cura di Tobia Scarpa. Un corpus di 3600 disegni - da cui sono stati selezionati alcuni fra i più significativi - nato dal ritrovamento, alla morte della madre, delle fotografie di gruppo degli allievi del Collegio Cavanis a Possagno ritratte dalla fine degli anni ’40 ai piedi del Tempio Canoviano.
All’inaugurazione, occasione in cui verrà anche proiettato un video documentario di Ennio Chiggio, interverranno Giandomentico Romanelli, direttore della Fondazione Musei Civici di Venezia, Nico Lucani, Roberto Masiero, Gianluigi Pescolderung e Sergio Polano.
Scrive Giandomentico Romanelli, in un saggio che presenta Birelli: "Da qualche tempo a questa parte Diego si è impadronito di una dimensione trasversale rispetto a quelle a lui più usuali: quella della memoria, cioè –in lui- del rapporto tra forma e tempo, tra ricordo e rappresentazione, tra oniricità e de-formazione. E su questa strada la sua creatività sta dando frutti ed esiti di sicura e forse inaspettata originalità. Ecco che allora anche i concetti che conoscevamo nel suo lavoro (ombra e luce, dimensione e proporzione, vuoto e pieno; e, poi, caratteri e illustrazioni, giustezze e grammature; solarizzazioni e sgranature e così via) vengono ripescati e risemantizzati acquistando profondità insolite e inedite, disegnando sfumature e colpi netti, metamorfizzandosi e oscillando tra l’incubo e l’apparizione, tra il delirio e l’anamorfosi".
E ancora, invitando a cogliere l’introspezione delle sue opere: “La fantasia di Birelli è, per sé e per noi, una sorta di seducente e inesauribile vaso di Pandora da cui sgorgano, impetuosamente o delicatamente, effluvi come di fiori selvatici o gigantesche e travolgenti onde di tsunami psicologici. Ciascuno affondi le sue mani in queste correnti e non le ritrarrà vuote o prive di significati e di emozioni: è il nuovo carisma di Diego Birelli, giovane negromante della forma-tempo.”
BIOGRAFIA
Nato a Asti nel 1934, Diego Birelli trascorre l’infanzia a Venezia e in diversi collegi del Veneto. Dal 1959 segue i corsi dell’Istituto Superiore di Architettura di Venezia per tre anni, frequentando contemporaneamente l’Istituto di Disegno Industriale della stessa città.
Nel 1961 espone la prima personale alla Fondazione Bevilacqua La Masa, cui fa seguire alcune personali e collettive a Milano e a Roma, rispettivamente con le gallerie Toninelli e L’Obelisco.
Dal 1963 lavora a progetti di fotografia e di grafica politica. Dal 1966 al 1980 è direttore artistico della casa editrice Electa di Milano, collaborando con il Touring Club Italiano alla realizzazione di quattro collane di volumi. Realizza come fotografo e grafico, per Marsilio, la monografia su Sansovino di Manfredo Tafuri e quella su Palladio di Leonello Puppi per Electa. Collabora con Luigi Nono a un progetto di scenografia per un’opera mai realizzata da presentare al Maggio Musicale Fiorentino.
Nel 1986 presenta una personale a Milano, cui fanno seguito tre personali e due collettive a Venezia e Treviso.
Nel 1992 collabora con Roberto Masiero alla realizzazione della mostra “Il mito sottile” al Museo Revoltella di Trieste, curandone anche il catalogo e la comunicazione.
Dal 1994 sviluppa il progetto di un’opera unica, al momento di 3600 disegni, legata al ritrovamento di quattro fotografie di gruppo degli anni dell’adolescenza trascorsa in collegio.