Diego Soldà – Ennesimi
Un’evidente attitudine da alchimista pervade la processualità della ricerca di Diego Soldà: tratta e sperimenta gesso, legno, colla,garze con processi liquidi di osmosi e assorbimento, immersioni e vaporizzazioni. Complice assiduo e suo assistente nel procedere e nell’esito del lavoro il trascorrere del tempo.
Comunicato stampa
Gli alchimisti nella loro ricerca della Pietra Filosofale usavano una straordinaria varietà di elementi quali rame, piombo, zolfo, arsenico e bile. Le sostanze venivano combinate e separate, riscaldate e raffreddate, vaporizzate e solidificate. Procedendo per vari stadi, interpretavano i differenti mutamenti di colore come segno di riuscita della loro ricerca. Il primo stadio conduceva a un processo di “putrefazione” ed era noto come “nigredo”; in seguito l’elemento veniva riportato in vita, il suo colore diventava gradualmente più chiaro e apparivano una moltitudine di colori. Ciò precorreva il successivo mutamento di colore in bianco, che costituiva lo stadio di “albedo”.
Un’evidente attitudine da alchimista pervade la processualità della ricerca di Diego Soldà: tratta e sperimenta gesso, legno, colla,garze con processi liquidi di osmosi e assorbimento, immersioni e vaporizzazioni. Complice assiduo e suo assistente nel procedere e nell’esito del lavoro il trascorrere del tempo.
L’opera che si presenta alla vista è infatti il risultato di un processo nel tempo, materia che prende forma e colore dall’interazione di energie, talvolta anche chimiche, che si sprigionano al suo interno e l’artista interviene contenendo e bloccando questa trasmutazione : tronca, taglia, recide, scortica, graffia, cava, facendo emergere stratificazioni cromatiche, esplosioni sorvegliate e controllate di colori, marezzature, anelli concentrici di gioiosa policromia. Strati su strati di colore lasciato sedimentare e poi ripreso e nuovamente sovrapposto strato su strato in un continuo dialogo tra la superficie e i materiali, o come nelle “monade” , i diversi strati sono stesi direttamente sulla matrice e il tessuto incollato su di essa viene “sfogliato”, quasi uno strappo di affresco, per visualizzare le differenti patine di colore: l’intenzione e l’interazione dell’artista modificano l’oggetto e ne determinano la sua finale identità
E poi l’”albedo” : un bianco semplice ma esuberante addirittura sovraccarico, mai banale, che disvela concrezioni messe a sistema, esiti quasi barocchi, come un’impronta istallativa di concezione neoclassica, coreografie e architetture sommerse, in un continuo processo di accumulo, inclusione, fusione e integrazione.