Diego Soldà – Spazio Utile
Mostra personale di Diego Soldà a cura di Andrea Lacarpia, realizzata nello spazio di Dimora Artica con la collaborazione di Galleria Arrivada.
Comunicato stampa
Venerdì 20 maggio inaugura Spazio utile, mostra personale di Diego Soldà a cura di Andrea Lacarpia, realizzata nello spazio di Dimora Artica con la collaborazione di Galleria Arrivada.
In quest’occasione, l’artista presenta un’opera inedita basata sull’azione fisica dell’assorbimento dell’acqua colorata da parte della parete. Inoltre, saranno esposte opere realizzate con la sovrapposizione di strati di colore a tempera successivamente sezionati o scavati per rivelare una densa stratificazione multicolore.
La mostra di Diego Soldà s’inserisce all’interno della collaborazione tra Dimora Artica e Galleria Arrivada, in una sinergia che nasce dalla stima e dal comune impegno nella promozione dell'arte contemporanea.
Il linguaggio di Diego Soldà è il risultato della dialettica tra forma predefinita e libertà, in un rapporto con la materia che, pur partendo dall’osservazione e controllo dei processi fisici, accetta il caso come avvenimento rivelatore di un’ulteriore percezione della realtà.
Due strutture di metallo, dal lato frontale trasparente, sono state fissate alle pareti dello spazio espositivo e riempite d’acqua pigmentata. Il naturale assorbimento del liquido nella parete rivela la consistenza interna del muro, fragilità e stratificazioni disegnate dal pigmento infiltrato nelle fessure. Ad interessare l’artista è il passaggio di stato dal pieno al vuoto, la scomparsa dell’acqua nella parete che nel suo attuarsi lascia una traccia, documento di una trasformazione fisica che attira lo sguardo nella dimensione metafisica del vuoto.
Il vuoto così costituito determina uno spazio utile a nuove formazioni, in cui porre in essere una nuova presenza.
La scomparsa dell’oggetto fisico “acqua” e il comparire della traccia come elemento sostitutivo si può leggere come metafora dell’elaborazione del linguaggio simbolico, processo che ha reso possibile la civiltà degli uomini come realtà autonoma rispetto alla semplice vita biologica.
L’opera di Soldà è anche documento di uno svolgimento temporale, infatti la durata dell’assorbimento è parte integrante del processo come lo è la storia del muro che lo accoglie.
Il tempo è protagonista anche delle altre opere di Diego Soldà, nelle quali una grande quantità di strati di tempera di colori differenti è stata sovrapposta dall’artista fino a creare oggetti ibridi tra pittura e scultura. Il paziente lavoro di stratificazione del colore, metodico e quotidiano, termina con l’atto rivelatore in cui l’artista seziona con tagli netti la massa di materia, chiusa e compatta, aprendola alla visione esterna. L’azione finale, netta e radicale quanto la stratificazione precedente è stata lenta e ripetitiva, rivela la ricchezza cromatica dell’interno dell’opera, che si mostra come un prezioso minerale nascosto tra le rocce.
La pratica della pittura, essenzialmente basata sulla disposizione di strati di colore sopra una superficie, nelle opere di Soldà diventa scultura tridimensionale per poi tornare pittura grazie al taglio, con il quale l’artista fornisce una nuova superficie, fruibile da un punto di vista diverso da quello tradizionale, non più frontale ma “laterale”.
Da rappresentazione, la pittura diventa atto che produce realtà.