Dino Coffani – L’assoluto di un’opera
La trentina di opere presentate in questa personale ripercorrono l’arte dello scultore Dino Coffani. Un pensiero in atto di evocazioni spirituali, tese tra la religio naturalis e il profondo sentimento religioso.
Comunicato stampa
Da più di trent’anni, Dino Coffani persegue il battito imperterrito della forma e la ricerca dell’impalpabile membrana che separa, abbracciandoli, l’uomo e l’assoluto. Una doppia direzionalità che si pone nella stessa comunità, su due lati di una realtà i cui ruoli inevitabilmente si invertono, implicandosi ed esplicandosi, proprio come avviene con il nastro di Möbius. Una sensibilità spirituale che si dimostra tanto deferente alla religio naturalis quanto a quella più prettamente divina.
Le opere storiche di Dino Coffani, brevi aliti di vento concretizzatisi nella materia pesante lavorata in maniera importante e certosina, possiedono una chiara tendenza verso l’astrazione, ma questa loro propensione si deve maggiormente ad un intimo essere frammento di un’opera più ampia più che al rispetto dello Zeitgeist contemporaneo che imponeva il rifiuto del reale. Dino Coffani è, infatti, rimasto splendidamente legato al reale e le sue opere di marmo e di pietra rimangono certamente dei frammenti, ma come frammenti autosufficienti, portatori di un mondo e di valori che si dipanano nella loro insistenza singolare.
Ferite, torsi, figure reclinate sono lembi di una ricerca eterogenea e ricca auscultante l’indefesso battito dell’assoluto. Le numerose commissioni per i luoghi di culto, l’incessante volgersi verso le figure più importanti della cristianità, la capacità di cogliere l’epifanico punctum del divino nella nostra quotidianità, fanno di Dino Coffani un autorevole interprete della scultura contemporanea del nostro Paese.
Le opere recenti, in particolar modo quelle in terracotta e in bronzo, mostrano chiaramente che il pensiero in atto nella poetica dell’artista deve reputarsi in continuo divenire, incluso in una dinamica della forma spirituale che permea ogni istante della vita umana. La carne, l’incarnato e la sua trama, affiorano nelle delicate terrecotte ricche di luce e di fremito vitale, mentre il bronzo viene lavorato affinché, in modo tanto ossimorico quanto chiasmico, le trasparenze nascondano e le velature mostrino. Opere liminari che propongono l’apertura dell’intera opera di Dino Coffani. Una composizione lunga più di trent’anni e che si proietta nel futuro. (Fabrizio Migliorati).