Divismo Spettacolo Cultura
Si tratta di una rassegna straordinaria che apre per la prima volta nella storia il ricchissimo archivio della Bussola e di Bussoladomani di Sergio Bernardini.
Comunicato stampa
Il Comune di Seravezza e la Fondazione Terre Medicee presentano dal 12 aprile al 29 settembre 2024 la mostra DIVISMO SPETTACOLO CULTURA (1950-1980) LA BUSSOLA DI BERNARDINI.
Si tratta di una rassegna straordinaria che apre per la prima volta nella storia il ricchissimo archivio della Bussola e di Bussoladomani di Sergio Bernardini. Documenti inediti, lettere autografe dei più importanti divi nazionali e internazionali di quel tempo, i primi contratti della neonata RAI che inizia le trasmissioni in esterna alla Bussola. E ancora, fotografie inedite, locandine e dischi che rendono unico questo sterminato archivio che trova spazio in un allestimento suggestivo dove è stato ricostruito con tutti i pezzi originali anche l’ufficio dove Bernardini riceveva i suoi artisti. Nei saloni del cinquecentesco Palazzo Mediceo e nel salone espositivo delle Scuderie Granducali, ad accompagnare i visitatori un percorso espositivo che si avvale di una serie di contributi multimediali inediti che costituiscono, unitamente alla notevole ampiezza e valore delle immagini, dei documenti e degli oggetti esposti, un’occasione unica per visitare trent’anni di divismo, spettacolo, cultura e società e dove le sorprese e le curiosità sono davvero numerose. Nelle ventisei sezioni che formano la mostra si racconta della Bussola come uno dei luoghi che maggiormente contribuito al cambiamento dell’immaginario, delle sensibilità e dei gusti nazionali. Bernardini, nelle innumerevoli stagioni portò in Italia, prima di chiunque altro, i più grandi nomi internazionali dello spettacolo e della musica come Louis Armstrong, Ella Fitzgerald, Ray Charles, Aretha Franklin, Juliette Greco, Gilbert Becaud, JohnnyHalliday, Charles Aznavour e lanciò figure quali Mina e Adriano Celentano. L’Italia che usciva dalla Seconda guerra mondiale non aveva un’idea chiara di cosa fosse il divertimento o l’aveva certamente smarrita. Bisognava così ricomin ciare daccapo ma occorreva farlo con forme nuove perché le forze armate americane avevano portato un modello di divertimento con cui era necessario misurarsi. Per realizzare un simile obiettivo occorreva un locale che diventasse un vero e proprio marchio dalle forti valenze simboliche, destinate a dare riconoscibilità e un senso di appartenenza a chi lo frequentava, e che riuscisse ad alimentare la propria notorietà per la fama ar tistica e per la popolarità dei divi che vi si esibivano. La Bussola di Bernardini rappresentò tutto questo. Gli anni Cinquanta e Sessanta erano invasi da una proliferazione di testate giornalistiche che avevano il solo obiettivo di alimentare e sfamare un bisogno quasi irrefrenabile di curiosità, di aneddoti e soprattutto di pettegolezzi che permette vano al nuovo lettore, e in parti colare alle nuove lettrici, di entra re nelle stanze segrete dei divi, di vederlinelle loro tratti sfavillanti ma anche in quelli più nascosti. Il divismo, come culto popolare, aveva bisogno di trasformarsi in un quotidiano romanzo popolare che abbandonava le forme colte dell’Ottocento e del primo Novecento e si traduceva in un linguaggio diretto e abbagliante destinato ad anticipare le modalità di comunicazione degli attuali social network. |
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