Dmitri Obergfell – The Visigoths
Attraverso una serie di sculture,che sono riproduzioni di busti selezionati tra i clichè della statuaria classica, la mostra propone una metaforica incursione, un’erosione forzata che traccia l’esaurirsi di una cultura e diventa emblema di un cambiamento necessario.
Comunicato stampa
La galleria upp di Venezia è lieta di presentare The Visigoths, prima personale in Italia di Dmitri Obergfell (Denver,1986), a cura di Marco Tagliafierro. Attraverso una serie di sculture,che sono riproduzioni di busti selezionati tra i clichè della statuaria classica, la mostra propone una metaforica incursione, un'erosione forzata che traccia l'esaurirsi di una cultura e diventa emblema di un cambiamento necessario.
Il giovane artista, per l’occasione, ha realizzato alcuni busti in gesso e grafite. Non copie fedeli dei principali riferimenti della produzione plastica occidentale, quanto riproduzioni di riproduzioni: una coazione a ripetere che paradossalmente accelera il processo di allontanamento dall’archetipo classico.
Obergfell si inserisce nel vertiginoso ciclo di trascrizioni dell’“originale”, a cui si aggrappa l’Occidente tutto, nel tentativo di ancorarsi alla memoria, sempre più labile, dei suoi fasti passati. Partendo da una condizione che pone queste statue alla stregua di souvenir, o comunque di paccottiglia kitsch, il risultato a cui approda Obergfell presenta segni svalutati in partenza, ombre di se stessi, imitazioni di falsi di originali. La ricerca non si ferma qui, pena l’interfacciarsi a ciò che Gillo Dorfles ha già sufficientemente indagato.
Nell'azione di Obergfell, una cancellazione parziale dei tratti costitutivi di questi “replicanti” scultorei - sistemi chiusi, muti, che hanno perso la loro funzione comunicativa - significa cercare di aprire un varco all’interno del sistema chiuso e autoreferenziale che questi manufatti esprimono. Ormai brutalmente mutilate, queste figure non accusano nessuna incuria se non quella di un occhio pigro che con la sua negligenza non contempla più l'arte e fa sì che anche le statue muoiano (citazione cara all’artista che conduce direttamente all’omonimo titolo del documentario di Alain Resnais e Chris Marker).