Domenico Difilippo

Informazioni Evento

Luogo
VILLA BADOER
Via Giovanni Tasso , Fratta Polesine, Italia
(Clicca qui per la mappa)
Date
Dal al

giovedì, sabato e domenica ore 10.00 – 12.30 / 15.00 – 18.30

Vernissage
07/09/2012

ore 18

Biglietti

ingresso libero

Artisti
Domenico Difilippo
Generi
arte contemporanea, personale

Codici e Manoscritti, Alberi e Menhir…Il Vello di Giasone e il mito d’Arcadia. Libri trasformati in blocchi simili alla pietra, resi tali dall’effetto della cartapesta; fermi su una pagina che non si puo’ girare se non con la fantasia.

Comunicato stampa

I libri, i codici, che si abbandonano e poi si smarriscono nella misteriosa dimensione del tempo continuano a vivere anche se celati da nuove forme e da nuova materia.

Trasformazioni e mutamenti, che l’estro ed il fascino compongono con il genio e la creatività dell’Artista. Configurazioni di una nuova identità, forme di un nuovo essere, in attesa del giorno in cui riusciranno a tornare sotto lo sguardo di un nuovo lettore, di un nuovo fedele ammiratore, di un nuovo spirito.

Libri, codici, codex, manoscritti. Aperti, ad offrirsi, e vivi di nuova luce. Come tanti specchi che diffondono il messaggio di una nuova cultura, lasciando trasparire ciò che si portano dentro. Le loro nuove parole, i loro nuovi segni, sono il messaggio simbolico che l’Artista scrive e crea, svela e dona non solo a tutti noi, ma anche a se stesso per mettere a nudo la sua anima.
Quando osserviamo i Codex di Difilippo, per la prima volta esposti nella palladiana Villa Badoer, percepiamo che la scrittura e i suoni qui non c'entrano, che ad emozionare è la materia con la sua idea tattile, è il simbolo e non il segno in sé. Libri trasformati in blocchi simili alla pietra, resi tali dall'effetto della cartapesta; fermi su una pagina che non si può girare se non con la nostra fantasia.

Una sorta di percorso, attraverso l’inconscio di una nuova crittografia che si modella di nuove forme, di nuovi colori e di nuovi simboli. Espressioni di un magico linguaggio cifrato, che sostituisce i principi tradizionali ed eloquenti dell’alfabeto con una significante icona colorata, che si accompagna ad un chiodo arrugginito, ad una vite di ferro corroso, ad un bullone consumato, ad un legno contorto. Quasi a significare che la sapienza, la saggezza e la conoscenza sono legate, sono corrispondenti, agli elementi più umili e poveri dell’esistenza.
C’è nei libri, nei codici e nei manoscritti di Domenico Difilippo la sintesi di una nostalgica figurazione di luoghi e di rappresentazioni del percorso della sua vita. Il paesaggio intimo di attimi che lui ricompone attraverso la trasformazione di elementi e materia, nel fraseggio inesplicabile del tempo.

Come i Menhir, dove ha saputo fondere le visioni, inquiete ed affascinanti, della trasformazione geologica della terra sarda, con la sagoma modellata che esce dal suo ingegno. Una natura riscoperta e rinnovata attraverso l’espressione artistica della scultura, frutto di un immaginario fervido che sa sedurre per le forme, per il cromatismo dei colori, per l’ebbrezza attraente dei profili. Menhir che si ergono verso il cielo, come fossero personaggi, paesaggi e architetture trasformate in agglomerati di materia, in attesa di essere liberati e di tornare in vita. Tutto è immobile, incastonato, ma nonostante ciò sembra di percepire all'interno della struttura un sospiro, una voce, una pulsazione. Sono il respiro e il palpito dell'arte, e del suo non aver tempo, che vive e si esprime attraverso il nostro ricordo, la nostra immaginazione e sensazione, attraverso il materiale usato e… perché no, anche la scelta del luogo d'esposizione.

O come gli Alberi con i quali Difilippo continua a rappresentare gli elementi primari della Natura attraverso la sua personale rivisitazione d’Artista. Figurazioni scultoree e strumenti espressivi, nella declinazione di un nuovo linguaggio artistico del quale si è impadronito per continuare a rappresentare ancora la poetica ed il Mito della terra d’Arcadia. Gli Alberi, che paventano la forza di una colonna ionica come quelle concepite dal Palladio per Villa Badoer. O come gli stessi “Velli”, che uniscono il richiamo del Mito e della classicità greca, ai quali si ispirava anche l’Architetto veneto. Sembrano fusi nel contesto, appropriati, come raccolti da Giasone e poi posti sulla scena espositiva da Difilippo, in un effimero ed evocativo approdo in Arcadia.

Un paesaggio intimo e spirituale attraverso il quale il Maestro fonde la poetica del Mito con la trasfigurazione della sostanza, sia essa un’immagine fantastica o un effettivo elemento naturalistico. In un divenire di figure che si distinguono per l’intensità del loro messaggio espressivo, dal quale farsi attrarre. Per farsi poi condurre, attraverso il misterioso percorso dell’inconscio, in sintonia con i sensi e con lo spirito, tra i segni del tempo, e con la forza espressiva degli uomini nel tempo.

Un percorso dell’esistere, riverente e devoto, anche verso il Mito significante e perpetuo dell’arte architettonica di Andrea Palladio.
Ed è percorrendo questa strada dell’esistere e dell’essere che Domenico Difilippo entra con le sue creazioni, con il suo universo onirico fatto di attesa e di desiderio, nella “casa” di Andrea Palladio, Villa Badoèr a Fratta Polesine. Lo fa con l’impegno e l’estro creativo del vero Artista, che porta la sua arte celebrativa come omaggio. Un atto di ossequio suggestivo ed evocante. Interrogando gli spazi, dove la scena è diventata immagine e dove l’ingegno è diventato storia.

A volte arrivano momenti unici, con i quali un Evento si trova inscindibilmente unito ai luoghi che lo ospitano.
La caratteristica Mostra di Domenico Difilippo, promossa ed organizzata dall’Assessorato alla Cultura della Provincia di Rovigo con il patrocinio del Comune di Fratta Polesine, ha la particolare capacità di esaltare questa specialissima relazione, l’unione di questo rapporto. Con l'augurio che questo connubio tra “arte esposta” e “arte contenitore” possa raccontare ad ognuno di noi storie che ricordino le nostre origini, le nostre tradizioni e mettano in evidenza il nostro immenso patrimonio culturale.
Cesare Stella