Domenico D’Orsogna – Flussi

Informazioni Evento

Luogo
BONAIRE CONTEMPORANEA
Via Principe Umberto 39, Alghero, Italia
(Clicca qui per la mappa)
Date
Dal al

dal venerdì alla domenica dalle 19.00 alle 22.00 gli altri giorni su appuntamento

Vernissage
08/09/2023
Artisti
Domenico D’Orsogna   
Generi
arte contemporanea, personale

Quinto e ultimo appuntamento della rassegna d’arte contemporanea Segreti con Flussi, personale di Domenico D’Orsogna.

Comunicato stampa

SEGRETI rassegna d'arte contemporanea

 

in collaborazione con Sentieri Contemporanei e il contributo di Fondazione di Sardegna

 

FLUSSI

personale di Domenico D’Orsogna    /  testo di Antonello Marotta

 

dall' 8  al 24 settembre 2023

opening  venerdì 8 settembre ore 19.00

orari mostra: dal venerdì alla domenica dalle 19.00 alle 22.00 gli altri giorni su appuntamento

 

galleria Bonaire Contemporanea

via Principe Umberto, 39 - Alghero

info.+39 3478953813 e-mail [email protected]

 

Venerdì 8 settembre alle ore 19.00 la galleria Bonaire Contemporanea in via Principe Umberto, 39 ad Alghero inaugura il quinto e ultimo appuntamento della rassegna d'arte contemporanea Segreti con Flussi, personale di Domenico D’Orsogna.

 

 

Flussi
Testo di Antonello Marotta

 

Domenico D’Orsogna inizia la sua produzione artistica negli anni Ottanta e ad esporre i suoi lavori nei primi anni Novanta. A quel tempo giovane ricercatore universitario di teoria del diritto, si confronta con la scena artistica contemporanea muovendo dall’analisi di temi formali ereditati in particolare da l’astrattismo, l’informale e l’espressionismo astratto, l’arte povera e concettuale e da un sistema di riferimenti più puntuali quali “Il nudo che scende le scale” di Duchamp e gli “Stati d’animo” di Boccioni, le “Accumulazioni” di Mario Merz  e le proliferazioni complesse di Boetti, le ricerche di Bacon e di Sutherland, le avventure del segno e del ritmo in Accardi e Sanfilippo, i graffi di Hartung e Scanavino, le campiture spirituali di Rothko, i monocromi cangianti di Spalletti e i sontuosi neri di Reinhardt e Soulages  fino alle pitture astratte  di Richter.

La sua visione di studioso e la tensione essenziale propria della sua attività di ricercatore lo portano ad interpretare e coltivare la dimensione artistica come un ambiente da stratificare e disvelare. Nel corso del tempo si è affermata via via l’esigenza di rendere più esplicita la continuità tra l’attività artistica e l’attività nel campo del diritto e delle scienze sociali, in alcune ricerche quali master, conferenze, scritti e progetti culturali, tra i quali si segnalano Sentieri contemporanei, palinsesto itinerante di arte, scienza e formazione, e il master universitario in Diritto ed Economia per la Cultura e l’Arte / Deca master.

La ricerca di Domenico D’Orsogna inizia e giunge a maturazione a Roma - città nella quale vive per circa venti anni - in uno studio che di fatto è un palcoscenico di tele, quinte e telai, dove egli opera nel silenzio del fluire continuo della pittura e dello studio. La sua è una pittura complessa, generativa e ricorsiva, che nasce e si alimenta da sé stessa: autopoietica e cognitiva. All’interno troviamo un mondo acquatico, a tratti senza respiro, di alghe che geneticamente si riproducono, si alimentano in un habitat che rimanda all’energia della vita. È presente una dimensione sistemica, se vogliamo anche logica, ma in questo sistema emerge sempre una dimensione di apertura, che richiede uno spazio interpretativo dell’osservatore. Questa pittura si colloca in una dimensione prevalentemente aniconica, in cui il colore fa affiorare figurazioni quasi astratte, ma pensate alla maniera di Paul Klee, in cui un albero non è letto per la sua caratteristica tipica ma in quanto piegato dai venti, dalle forze ambientali, sino a diventare vivo. Il suo lavoro incontra non solo i temi della memoria inconscia, ma viene attraversato dal tempo e l’oblio penetra nelle sue composizioni: gli spazi cancellati o strappati innescano così nuove domande – e nuovi percorsi di indagine - di un soggetto che viene attraversato dal tempo, dalla stessa vita. Sono costellazioni, spazi in fondo autonomi, nei quali la natura dichiara a ben vedere la sua indipendenza dal soggetto stesso, eppure sono ambienti che ci appaiono accoglienti e familiari, mappe spaziali, luoghi di accumulazione, dimensioni possibili del pensiero, forme da abitare con la mente. Nella recente produzione il colore e le forme appaiono denaturati, entrando in una definizione sfumata, che sembra evocare le recenti linee del pensiero filosofico e della ricerca scientifica secondo cui le cose ci appaiono indefinite - più sfrangiate e complesse, ma non per questo irreali o meno “vere” - proprio perché non rispondono ad una definizione univoca. In questa rarefazione del campo pittorico D’Orsogna sembra intercettare una dimensione più complessa della natura che si umanizza, che attraversa il tempo e da esso viene modificata, per raccontarci un essere vivente che è parte stessa della natura.

Nelle opere più recenti notiamo partiture e porzioni strappate e in parte ricomposte, in cui emergono pochi filamenti, giunchi in uno spazio occupato da assenze, luoghi di silenzio, spazi di respiro e di pausa tra le note, intervalli perduti o ritrovati. Qui ritroviamo infatti anche quanto abbiamo perduto, e che ci invita a concentrarci su ciò che in fondo ci appartiene profondamente. In un bel libro del pittore David Hockney e del critico d’arte Martin Gayford, dal titolo emblematico Travolgente primavera, troviamo questo pensiero: “L’acqua, che sia in forma di stagno, pozzanghera, piscina o mare, è uno dei temi ricorrenti di Hockney. E non è certo l’unico pittore a volersene occupare. Un esempio illustre è Leonardo da Vinci. Le dinamiche dei fluidi erano una delle sue ossessioni; sempre e di nuovo disegnava e tentava di comprendere i ruscelli tumultuosi con correnti e vortici simili a trecce nei capelli”. Un tema in cui cogliamo infine anche un legame con i grandi artisti orientali, che avevano reso grafica la dimensione polifonica della natura, come Hokusai: “[…] Uno dei suoi quadri più famosi raffigura un’onda. La grande onda di Kanagawa. […] In questi dipinti l’acqua in movimento sembra quasi viva, come radici di un albero, vasi sanguigni o nervi. Sono rappresentazioni mirabili di un soggetto che cambia in ogni istante, eppure rimane sempre lo stesso”. Credo che questa dimensione colga in profondità la ricerca di Domenico D’Orsogna: una materia vivente fatta di relazioni, di legami, di radici con la condizione più intima dell’uomo.

 

 

Note biografiche.

 

Domenico D’Orsogna (Pescara, 1966), artista, docente, giurista. Ha esposto i suoi lavori a partire dei primi anni Novanta in mostre personali e collettive presso istituzioni pubbliche e private, in Italia e all’estero. Laureato in  giurisprudenza nella Libera Università Internazionale degli Studi Sociali / Luiss di Roma nel 1991, ha svolto attività di ricerca e didattica in varie università italiane e straniere. Dal 2006 è ordinario di diritto amministrativo nell’Università degli studi di Sassari. Nel 2010 ha fondato e da allora dirige il Master in Diritto ed Economia per la Cultura e l’Arte / Deca master. Nel 2017 ha dato vita a Sentieri contemporanei, palinsesto itinerante di interazione e dialogo tra arte, scienza e formazione. È membro del comitato scientifico della Fondazione No Man’s Land.

 

Alla mostra personale nella galleria Bonaire Contemporanea di Alghero presenta una selezione di opere dal titolo “Flussi”.