Domestic Interior – secrecy and solitude
Presentazione dell’album fotografico edito da Polistampa, del progetto di Fiorella Ilario dedicato alla Giornata Internazionale per l’eliminazione della violenza contro le Donne.
Comunicato stampa
DOMESTIC INTERIOR - secrecy and solitude EDIZIONI POLISTAMPA
Presentazione dell'album fotografico edito da Polistampa, del progetto di Fiorella Ilario dedicato alla Giornata Internazionale per l'eliminazione della violenza contro le Donne. Dieci scatti in bianco e nero che attraverso la messa in scena di una quotidianità elementare, alludono alla condizione di isolamento e sofferenza spesso vissuta tra le mura domestiche, da donne che subiscono violenza fisica o psicologica. Come per la rifrangenza di uno specchio curvo, riproducono le immagini deformate di un territorio chiuso e insondabile quale quello casalingo, che spesso nasconde ed altera la abituale relazione con se stesse e con il mondo.
L'incontro patrocinato dalla Biblioteca Umanistica dell'Università degli Studi di Firenze e dalla Fondazione il Fiore, prevede anche la presentazione del volume di Jacqueline Monica Magi, intitolato Madame Bovary era un uomo e mastro don Gesualdo era una donna (Del Bucchia Editore) e si svolgerà dalle ore 16 alle ore 19 nella Sala Comparetti della Facoltà di Lettere.
Ingresso libero
Lunedì 21 novembre ore 16
Interverrà Lucilla Saccà
Sarà presente l'autrice
Comune di Firenze
Curatore Edizioni Polistampa
Artista Fiorella Ilario
Domestic Interior - secrecy and solitude (Interno domestico - segretezza e solitudine)
Realizzato per la Giornata Internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne, si intitola, Domestic Interior - secrecy and solitude, il progetto fotografico di Fiorella Ilario che attraverso la messa in scena di un quotidiano elementare, si spinge oltre gli off limits e i divieti degli ambienti privati, per alludere alla condizione di isolamento e sofferenza spesso vissuta tra le mura domestiche, da donne che subiscono violenza fisica o psicologica. Come per la rifrangenza di uno specchio curvo riproduce le immagini deformate di un territorio chiuso e insondabile quale quello casalingo, che spesso nasconde ed altera la abituale relazione con se stesse e con il mondo. Nella immobilità della evidenza formale fotografica, la alienante gestualità di movimenti ripetuti meccanimente, perde il suo valore funzionale per trasmettere una invisibile, incombente, febbrile circolazione sotto traccia, di sentimenti, angosce ed afflizioni. Dieci scatti in bianco e nero che hanno come unica protagonista la poetessa Elisa Biagini- soltanto nei primi due ritratta in un luogo pubblico (furono realizzati nella Biblioteca Nazionale Centrale di Firenze, nel 2006) come testimonianza delle aspirazioni e del vagheggiamento di un riscatto femminile attraverso emancipazione e conoscenza. In tutti gli altri fotografata nell’ambiente circoscritto e familiare della cucina della propria casa, per una anamorfosi di quella “mistica della femminilità” che da millenni esibisce nascondendo e che ha consegnato la donna al valore normativo dello stereotipo materno della cura, del nutrimento, del lavoro domestico, ma che mostruosamente si trasforma in uno strumento segreto di distacco, esclusione, solitudine, nelle atroci circostanze di maltrattamento, abuso, violazione psicologica o fisica. Dunque da uno spazio etico di condivisione affettiva e di riparo, quale la casa dovrebbe per qualsiasi essere umano idealmente essere, alla deformante percezione di un claustrofobico luogo di sopraffazione e segregazione, per le donne vittime di violenza- che in molti casi rischiano persino di non riconoscerla come tale, restando isolate, sole con loro stesse, per la paura, il pudore, l’incapacità di chiedere aiuto. “Per la ragazza accade di accettare di farsi preda. Essa diventa un oggetto; si sperimenta come oggetto; ha la sensazione di sdoppiarsi invece di coincidere esattamente con se stessa, comincia ad esistere fuori di sé. Scopre nello specchio una figura sconosciuta: è lei-oggetto sorta all’improvviso di fronte a se stessa” Come in questa descrizione tracciata da Simone de Beauvoire nel Secondo sesso, così in queste immagini si proietta una sotto-realtà, Come in questa descrizione tracciata da Simone de Beauvoir nel Secondo sesso, così in queste immagini si proietta una sotto-realtà, quasi una visione subliminale fatta di sdoppiamenti, scissioni, deformazioni, multipli di sé- nella celata, ambigua, tragica duplicità di reale/irreale, visibile/invisibile, esteriore/interiore, vita/morte.