Donata Wenders / Robert Bosisio – Vanishing point
È la luce la forza rappresentativa di entrambi gli artisti. Anche il colore impiegato non è il colore delle superfici ma il colore della luce. Possiede la forza del pigmento puro.
Comunicato stampa
Donata Wenders – Robert Bosisio
Vanishing point
Inaugurazione 10.10.2015 10h - 18h
11.10. – 30.11.2015
testo: Laura Schmidt
VANISHING POINT – DONATA WENDERS UND ROBERT BOSISIO
Sagome umane evanescenti – Il nostro sguardo sfiora un dorso. Segue la linea tracciata dalle spalle fino a giungere al volto chinato su un lato. Resta intrappolato in un orlo sfilacciato di un abito e in una scarpa liscia come uno specchio. Si muove alla ricerca della sagoma scura nella tormenta di neve. Osserviamo attraverso il vetro. Persone assorte nei pensieri. Sprofondiamo negli spazi dell’immagine. Lì, il nostro sguardo incontra quello degli altri. Ci vengono incontro e riconosciamo noi stessi.
Questo magico momento del contatto ci rende partecipi della ricerca di un’artista capace di tradurre la nostra realtà in poesia. Donata Wenders fa molto più che fotografare: Donata Wenders fa molto più che fotografare: disegna con la luce uno spazio intermedio in cui i suoi ritratti diventano tenui impronte fugaci e si sottraggono dignitosamente ad una diretta concrezione o ad una temporalità definibile.
Sagome umane evanescenti – Dinanzi ai nostri occhi prende forma, in un incandescente rosato, combinato delicatamente con leggere tonalità di bianco sfumato con il verde e il blu, si ricompone un ritratto di Robert Bosisio. Cerchiamo di afferrare il volto che resta però così vago nella sua sfocatura come se si muovesse sotto la superficie dell’acqua. Più ci avviciniamo al quadro e più si dissolve l’intera corporeità. Superfici vibranti che si caricano a vicenda, portando alla nascita di un complesso microcosmo di innumerevoli colori, apposti strato su strato in sottili velature. Man mano che ci perdiamo in questo spazio pulsante - indietreggiamo nuovamente, il microcosmo viene riavvolto da una sfocatura. Nel momento in cui continuiamo ad allontanarci, la figura si ricompone in modo evanescente. Ci avviciniamo e ci allontaniamo, sbattiamo le palpebre e precipitiamo nel nulla e, nel contempo, ovunque - un altro spazio intermedio.
Se a contraddistinguere la nostra percezione quotidiana sono le tecnologie digitali materialmente intangibili e a determinare l’univocità del reale sono gli stimoli visivi e noi non possiamo che destreggiarci in questo flusso di immagini, gli spazi intermedi di Donata Wenders e Robert Bosisio rappresentano una cura visuale del silenzio estetico.
Le loro fotografie e i loro dipinti ci consentono di confrontarci con un rallentamento e un’immersione contemplativa: Non è tanto il riconoscere ciò si vede quanto lo stesso vedere.
La riflessione deve scaturire dal riflesso, l’idea e il ricordo dalla sensazione.
È la luce la forza rappresentativa di entrambi gli artisti. Anche il colore impiegato non è il colore delle superfici ma il colore della luce. Possiede la forza del pigmento puro. L’origine di tutto è un dialogo interno: Davanti e dietro all’obiettivo, durante l’atto del fotografare, nell’incontro degli sguardi, nello spazio tra immagine e osservatore, nella coesistenza di luce ed ombra, delle campiture che si trasformano in campi di forze, tra il vicino e il lontano, fluttuando e pulsando, nel movimento o nel disfacimento.
All’occhio dell’osservatore, l’energia che trasborda dall’immagine è un qualcosa di provocato e dipende dall’atto stesso del vedere. C’è comunque, anche se sempre indugiante, una piccola traccia di mistero e, con essa, l’incanto di una speranza e di un avvertimento che nel nostro mondo non è ancora tutto scomparso. È ancora tutto qua, dobbiamo solo osservare con attenzione.
Secondo Gerhard Richter “dipingere è un’altra forma del pensiero”. Dipingere e disegnare non significano altro che vedere. Vedere significa anche osservare. Osservare vuol dire attivare corpo, occhi e spirito. Se ne risultiamo toccati ci arrestiamo per dissolverci in questo incontro. Non abbiamo bisogno di un punto di fuga ma di luce e colore, poesia e libertà.
Laura Schmidt