Dora Tass – Documents 1
Il “Modigliani Institut Archives Légales Paris-Rome” ospita nella sua prestigiosa sede romana, Palazzo Taverna, l’installazione di Dora Tass dal titolo Documents 1.
Comunicato stampa
Il “Modigliani Institut Archives Légales Paris-Rome” ospita nella sua prestigiosa sede romana, Palazzo Taverna, l’installazione di Dora Tass dal titolo Documents 1.
L'artista romana, scelta da Bernardo Bertolucci per presentare i suoi ultimi lavori nel Padiglione Italia curato da Vittorio Sgarbi alla 54° Biennale di Venezia, propone una nuova installazione pensata appositamente per le sale dedicate a Modigliani. Documents 1 è la prosecuzione e l’ampliamento del lavoro presente attualmente al Padiglione Italia dal titolo “Oggetti perturbanti”, che ugualmente si inserisce nella serie Documents , ispirata alla rivista parigina di George Bataille. Dora Tass si serve del medium olografico combinato con gli oggetti dell’ormai obsoleta comunicazione analogica ( la macchina da scrivere, il telefono, il tape-recorder), riproposti come documenti, appunto.
Così descrive questi oggetti ‘perturbanti’ la curatrice della mostra, Enrica Torelli Landini :
“(...) La tastiera della macchina da scrivere o le bobine della vecchia telecamera se da un lato ricordano in quanto oggetti vaghe ascendenze duchampiane, dall’altro impongono alla visione un gioco liberatorio del pensiero. Insomma il ready-made duchampiano, sostanziato dalla sfera dell’esperienza mistica, diviene un vero gioco sui prodigi, un anti-ready-made”.
Nelle spazi dedicati agli archivi di Modigliani questi oggetti vengono “rimessi in funzione" come testimoni di una comunicazione surreale con Modigliani e i documenti che lo ricordano. Gli ologrammi diventano così i medium di questo dialogo, dove si azzardano accostamenti assurdi : una testa di Modigliani messa in comunicazione con le cornette telefoniche sospese nello spazio, vecchie macchine da scrivere “ologrammate”, che testimoniano alcune frasi pronunciate da Modì, le sue aspre invettive sulla parola poetica di Rimbaud. Documenti originali svuotati e “scansionati” in ologrammi, e poi ri-accostati a quelli reali. L’olografia in questo senso viene usata come uno scanner assurdo, che ci restituisce un documento, che appare e scompare come un improvviso “lampo” di memoria. Questo dialogo surreale, se da un lato è spiazzante perchè giocato sul filo dell’ironia e del paradosso, dall’altro rafforza la memoria di Modigliani proprio perché viene contaminato con un allestimento iperreale, restituendo così ai luoghi dell’archivio, fondato da Jeanne Modigliani e di cui Christian Parisot è presidente, la loro funzione primaria di conservare per ricordare.