Doretta Gerevini – Argento
Doretta ci parla della casa di riposo del suo paese. É in questo microcosmo che nasce l’opera fotografica: l’accettazione e poi l’intimità tra soggetti allo stesso modo protagonisti.
Comunicato stampa
Argento
Raccolta fotografica di Doretta Gerevini
Alla galleria ArteArte di Valentina Marongiu, in via Galana n. 9 a Mantova, domenica 6 settembre, alle ore 18, si inaugura la mostra intitolata Doretta Gerevini presenta Argento: Raccolta fotografica, una personale che inquadra l’interessantissimo lavoro di una fotografa di grande talento, un’autentica artista.
Doretta Gerevini, di Castel Goffredo, con questa personale mantovana ci presenta l’elevata qualità di esecuzione delle sue fotografie, frutto un saper osservare che implica costantemente una interpretazione della realtà che sta vivendo, la costruzione di un meccanismo creativo fondato innanzitutto su una raffinata ricerca intellettuale ed emotiva.
Doretta ci parla della casa di riposo del suo paese. É in questo microcosmo che nasce l’opera fotografica: l’accettazione e poi l’intimità tra soggetti allo stesso modo protagonisti. E il racconto fotografico si svolge sulle persone, sul loro particolare modo di reagire all’ambiente, alle circostanze, sulle caratteristiche del loro vivere. Nelle immagini emerge il silenzio dell’intimità e la solitudine di chi diventa vecchio.
La mostra si avvale dell’intervento critico di Gianfranco Ferlisi di cui si riporta il testo pubblicato in catalogo per meglio tratteggiare la dimensione qualitativa della rassegna:
«Le fotografie di Doretta Gerevini parlano della solitudine che si respira in una casa di riposo talvolta chiamata, con un recente eufemismo, casa albergo.
E così l’autrice, in una sfida coraggiosa sul tema dei sentimenti scomodi, mette a fuoco la quotidianità di un rinnovato ospizio, uno dei luoghi che ha nutrito, con estreme suggestioni, l’immaginario della nostra società occidentale, un luogo che ha ispirato pagine felici della letteratura da “Uno, nessuno e centomila” al recentissimo “Il centenario che saltò dalla finestra e scomparve”.
L’interesse di Doretta non si limita però al semplice reportage. Le sue inquadrature colgono qualcosa che si cela dentro le immagini perché in ogni persona si nasconde un demone che vale la pena di scoprire, perché in ogni persona si celano sempre mille racconti.
E il suo narrare poetico e immaginifico prende corpo quasi magicamente per sviscerare un discorso sottile e preciso su vecchiaia, malattia e morte, esperienze della vita che si vorrebbero eliminate per un pudore che troppo spesso poggia le sue fondamenta sul culto di una bellezza e di una gioventù che non possono essere eterne.
Occultare la vecchiaia?
Impossibile sembra dire Doretta. E così volti segnati, mani protese, ma, soprattutto, sguardi emergono da questo mondo abitato da uomini e donne, da persone accomunate tra loro non solo dall’età e da un luogo, ma da storie di vita.
E sono appunto gli sguardi che trasmettono la loro storia: anche quando sono “non sguardi”, occhi perduti e spenti, abbassati, nascosti. Occhi che parlano comunque, di una vita difficile, di una ineludibile rassegnazione, di affetti perduti o preservati. A volte compare qualche sorriso, più spesso la fotografia fissa espressioni tristi, immobili, anche dure, perché, leggendo le brevi frasi che parlano della loro vita, si riconoscono, dietro i volti, anni di faticoso lavoro, di affetti spezzati, di figli allevati e perduti, di guerre e di sradicamenti.
E allora si comprende davvero la loro solitudine, si capisce perché Maria da vent’anni si è isolata da tutti e spesso siede nel corridoio con tutte le sue poche cose personali: pronta per l’attesa di chissà chi? O pronta per partire per chissà dove? O si capisce perché Carmela si stringe sul viso una mano che le accarezza la guancia o perché Vittoria Italia Guerra si sia portata per tutta la vita un nome così eloquente, che testimonia di per sé le caratteristiche di una nascita e di una esistenza. Si capisce perché Silvano e Gina vogliano indicarci le fotografie che conservano nella loro stanza, tracce preziose che restituiscono legami, appartenenza, radici. Doretta Gerevini, in qualche modo, restituisce a questi vecchi un’identità, quella che una casa di riposo non può garantire in modo perfetto a ciascuno.
Ma Doretta, nelle sue fotografie, va anche oltre perché parla di una dignità, che anche in una casa di riposo deve essere salvaguardata per tutti e, nonostante tutto.
Guardando queste persone, anche quelle in cui il feroce intervento della vecchiaia o della solitudine non ha sbriciolato la gioia di vivere che alimenta l’anima o la memoria, tornano ancora alla mente, dagli anni di scuola, i versi leopardiani: “Siede con le vicine /su la scala a filar la vecchierella, ... /e novellando vien del suo buon tempo…”.
In qualche modo queste raffinate fotografie permettono a tutte queste persone di raccontare qualcosa, di “esserci” per qualcuno, di far brillare una scintilla di vita che sembrava essersi smorzata per sempre.
Perché le più fortunate vivono nella faticosa beatitudine dell’amore di qualche familiare che si prende di loro cura. Le altre gioiscono per chi, anche solo per un attimo, le guarda e dà loro un nome e qualche minuta attenzione.
Non tutti hanno un “buon tempo” di cui “novellare” ma tutti hanno avuto una vita complessa e una esistenza speciale e unica. E ora hanno anche un volto indimenticabile».
L’esposizione resterà aperta sino al 27 settembre dal martedì al sabato dalle 10.00 alle 12.30 e dalle 15.30 alle 19.30. La domenica al pomeriggio (dalle 16,30 alle 19,30) e il lunedì solo su appuntamento.
Durante il FESTIVALETTERATURA orario continuato (dalle 10,00 alle 23,00)
Info: Valentina Marongiu, tel. 3332121988 – ([email protected])
Note biografiche
Doretta Gerevini, vive e lavora a Castel Goffredo.
Nel 2001 è stata allieva dell’Accademia Internazionale di Fotografia Contemporanea del prof. Ken Damy a Brescia e dei maestri Jean Jansiss sul ritratto e Raphael Navarro sul linguaggio del corpo.
Ha esposto in varie mostre collettive, con un gruppo di amici con i quali ha fondato il gruppo fotografico “2000eundici”.
Ha frequentato un Workshop sul reportage tenuto da Alex Majoli, fotografo professionista della Magnum e un Workshop con il fotografo professionista Robert Marnika.
Nel 2007 l’incontro, importante e costruttivo, con la critica fotografica, Docente DAC e Vice Presidente della FIAF, Cristina Paglionico ha orientato in modo significativo il suo percorso formativo.
In seguito ha frequentato Workshop sul tema del Ritratto, organizzato dalla FIAF, presso il Centro Italiano della Fotografia d’Autore a Bibbiena e tenuti da fotografi professionisti come: Giovanni Marrozzini, Filiberto Gorgerino, Joe Oppedisano.
Inoltre ha frequentato un Workshop sulla “Street Photography”, uno sull’ “Utilizzo dei Livelli e Bianco e Nero Fine Art” ed uno sulle tecniche di scatto con il Flash Cobra con la fotografa Marianna Santoni.
Ha curato la copertina di un libro di poesie e quella di una raccolta di racconti.
Nel 2010 ha esposto presso Villa Di Bagno, a Porto Mantovano (MN), la sua prima personale “Lievi scatti, forti emozioni”, riproposta nel 2011 a Castel Goffredo e ad Acquafredda, dove ha esposto anche immagini scattate in occasione del 150° dell’Unità d’Italia.
Nel 2012 ha esposto una serie di ritratti in Bianco e Nero, presso Villa Balestra a Rodigo.
Dall’inizio del 2013 fa parte del Consiglio Direttivo del Fotoclub “Il Castello” di Castel Goffredo.
Nell’Ottobre del 2013 presenta la sua seconda personale “Argento” a Castel Goffredo (MN), presso Palazzo Gonzaga Acerbi, risultato di un progetto durato un anno nella Casa Albergo “Il Gelso” del suo paese; mostra riconosciuta dalla FIAF.
Nel 2014 partecipa a diverse manifestazioni nazionali di letture portfolio con una quindicina di immagini del progetto “Argento”, ottenendo ampia approvazione.
Nel 2015 ha partecipato ad un workshop con Silvia Camporesi “Fare Arte: Creatività e progettualità nella fotografia contemporanea”.