Dossier Postale 1969-1970. Alighiero Boetti con Clino Castelli
Una mostra “difficile” e visivamente “dura”, di quello che è in assoluto il lavoro di Boetti che meno concede all’occhio dello spettatore, ma che contiene in sé il modus operandi di quel grande artista e che un’istituzione come l’Accademia, grazie alla sua Commissione Cultura, ha orgogliosamente realizzato per la città di Milano.
Comunicato stampa
Si inaugura giovedì 14 dicembre 2017 alle ore 17.30 presso il Salone Napoleonico dell’Accademia di Belle Arti di Brera (Via Brera 28 – Milano) la mostra “Dossier Postale 1969-1970. Alighiero Boetti con Clino Castelli”.
Una mostra “difficile” e visivamente “dura”, di quello che è in assoluto il lavoro di Boetti che meno concede all’occhio dello spettatore, ma che contiene in sé il modus operandi di quel grande artista e che un’istituzione come l’Accademia, grazie alla sua Commissione Cultura, ha orgogliosamente realizzato per la città di Milano.
Consiste in cento ottantuno cartellette grigie, povere, uniformi, contenenti ciascuna la fotocopia di una busta inviata per posta a un amico presso un indirizzo che l’autore sapeva essere errato. Riavuta la busta con la dicitura “sconosciuto”, l’artista ripeteva l’invio ad un indirizzo ancora errato, e così via per quante tappe aveva deciso dovesse durare questo viaggio, reale e virtuale insieme. Una massa di materiali raccolti per mesi, ma accantonati in attesa di decidere cosa farne, messi in ordine da una numerazione progressiva di protocollo così come gliele aveva organizzata for¬malmente e nella realizzazione Clino Castelli. Tutto qui, per cento ottantuno volte.
Combinatorietà, compiutezza e affidamento sono le parole chiave di questo lavoro: una vera e propria “dimostrazione” matema¬tica, da cui il “vissuto” non è escluso, ma è inglobato in una visione grandiosa della rete di relazioni che costituiscono il mondo, e di cui l’artista e la sua individualità – persino il suo arbitrio – possono essere gli elementi scatenanti e rivelatori.
La grandiosità del progetto dell’artista risiede dunque nell’aver saputo combinare insieme tempo e spazio senza muoversi da casa: c’è “il viag¬gio”, “l’attesa”, “il ritorno”, “la partenza”, “il caso”, tutto l’armamentario retorico del “viaggio sentimentale” racchiuso però in un’anti¬tetica struttura notarile, “ministeriale”, tanto classificatoria quanto apparentemente indifferente.
Tommaso Trini, uno dei tanti amici a cui Boetti indirizza le sue buste, ci restituisce l’immagine di questo lavoro come di «una cipolla fatta di lettere inviate a un periplo sconosciuto di indirizzi impossibili, lettere spedite via espresso a un “indirizzo sconosciuto” e restituite al mittente da un postino a ciò costretto da abbondante affrancatura. E un mittente, artista, che le raccoglie e le impila in buste via via dilatate.»
Il catalogo, realizzato sotto forma di cartelletta per disegni – come per tutte le altre mostre nel Salone Napoleonico – comprende un contributo inedito di Tommaso Trini, un testo di Marco Meneguzzo, un’intervista a Clino Castelli e una serie di fotografie d’epoca, scattate da Giorgio Colombo.