Informazioni Evento

Luogo
GALLERIA PATRICIA ARMOCIDA
via Argelati 24 20143, Milano, Italia
(Clicca qui per la mappa)
Date
Dal al
Vernissage
21/03/2023

ore 19

Artisti
Doze Green
Generi
arte contemporanea, personale

Un’esposizione di lavori inediti, il cui tratto in comune al passato è dato dall’approccio riflessivo che Green pone sulla società contemporanea, indagando dapprima se stesso e dunque ciò che lo circonda: l’infinito.

Comunicato stampa

È la poesia della mimesi. O MIMESIS, mostra personale dell’artista statunitense Doze Green (New York, 1964) che la Galleria Patricia Armocida, via Argelati 24, è lieta di ospitare dal 21 Marzo al 30 Giugno 2023. Un’esposizione di lavori inediti, il cui tratto in comune al passato è dato dall’approccio riflessivo che Green pone sulla società contemporanea, indagando dapprima se stesso e dunque ciò che lo circonda: l’infinito. Partendo dall’analisi della relazione e i principi di corrispondenza tra macrocosmo e microcosmo, il suo ultimo lavoro esplora forme e colori del regno dell’infinitamente piccolo che rispecchiano come mimesi un ordine armonico in grado di reggere le varie sue parti nell’universo.
Spazio, tempo, superficie vivente e artistica. Ponendosi delle domande, prima alla propria persona e, successivamente, ai suoi mezzi espressivi, la pittura e il disegno: “We create worlds, yet who created us?”. “What is reality?” Chimere o distopie. Coscienza eterea o artificiale. Dove sta dunque la mimesi? E cosa accade nel momento stesso in cui essa si compie nella trazione fra spazio e tempo? A enfatizzare la questione sono le 10 tele e gli 14 disegni, da cui appaiono figure con contaminazioni mistiche, numerologiche ed ermetiche. Doze dispiega un mondo intenso pieno di esseri polimorfici/teriantropici connessi in una danza dinamica carica di energia vitale e creativa. Corpi tipografici in astrazione in cui la Lettera, registro universale del linguaggio e dell’informazione, distaccata dalla sua funzione di strumento interpretativo, diventa un feticcio del sapere, della cultura, quindi della verità. Figure che si sono evolute e liberate nello spazio in continua metamorfosi. Il processo si rivela all’occhio via via, durante l’osservazione altrettanto esplicativa del lavoro antecedente di Doze Green cresciuto nel pieno della rivoluzione culturale hip hop nella Manhattan anni ’80, da cui emerge la reminiscenza cromatica come se viaggiasse sul New York City Transit System. Un vissuto trascorso con Andy Warhol, Jean-Michel Basquiat e, soprattutto, con Rammellzee. Artista/filosofo e visionario da cui derivano influenze futuristiche, cibernetiche e cosmologiche. Un’altra mimesi. In mostra lo spettatore può cercare attraverso lo sguardo, la riflessione, di rintracciare la propria fusione con l’opera osservata. Il movimento, il soggetto che si rende autonomo all’interno dello spazio. La danza sorgente di energia, elemento da sempre considerato da Green alla pari di uno spirito, collega la mente al corpo. Si viene guidati, infatti, dall’arte compiuta dall’artista e dal suo immaginario che finalmente si compie, in una mutevole realtà, muovendosi sulla base del “vuoto” eppure punteggiato da sensazioni vibranti, grazie a cromie nette e timbriche. Nuovamente la mimesi. L’umanità microcosmica si è tuffata nell’oblio e fa fatica a riemergere, a riconoscersi, fondendosi con il tutto, trasformandosi. L’unica possibilità, citando i Kraftwerk: “Even the greatest stars”. Specchiandosi realmente e, subito dopo, riconoscendosi nel Vero. O danzando, fondendosi con il sé più concreto.

BIO

Jeff Green (1964) nasce nell'Upper West Side di Manhattan ed è protagonista della scena artistica newyorkese degli anni Ottanta. Pioniere del Writing, comincia a dipingere la metropolitana di New York nel 1977, con mentori quali Dondi White, Phase 2 e Rammelzee che hanno influenzato la sua estetica nonché filosofia, sviluppando uno stile estremamente riconoscibile in cui fonde una visione futuristica a elementi simbolici e concetti legati alla numerologia. L’anno successivo entra a far parte della Rock Steady Crew antesignana di un nuovo stile di danza noto come break dance o B-Boying. Il gruppo inizia a ballare in mostre d'arte e gallerie di Soho e del Lower East Side di Manhattan. Nel 1982 Green presenta le sue opere in due mostre presso la Fashion Moda, la stessa galleria dove espone Jean Michel Basquiat e alla Fun Gallery di Patty Astor con Keith Haring. Tra l’83-’84, dopo le apparizioni in film importanti come Wildstyle (1982) con la Crew, Flashdance (1983) e Style Wars (1983), espone a New York da Tony Shafrazi Gallery, Leo Castelli e Barbara Brathen Gallery. Successivamente nel 1986 è presente al group show Surrealismo con Andy Warhol, in compagnia del quale partecipa al noto libro-documentario Antonio’s girls (1982) con protagoniste Jessica Lange, Jerry Hall, Pat Cleveland e Grace Jones. Con il fondatore della Pop-Art è ospite alla serata celebrativa del lungometraggio dipingendo allo Studio 54. Doze Green negli anni ’90 si trasferisce in California evolvendo e perfezionando il suo linguaggio visivo in modo coerente. La struttura della lettere si libera e la linea si tramuta in flusso perpetuo da cui emergono rappresentazioni astratte del corpo umano. Da allora il suo lavoro, è esposto in importanti gallerie e musei in tutto il mondo ed è presente in collezioni pubbliche e private. MIMESIS - Even The Greatest Stars segna l’apice evolutivo dello stile dell’artista. La sintesi del suo percorso, a Milano.
Tra le mostre personali, ricordiamo: Gray Matter 3.0, Museum of Graffiti, Miami - Austin, USA, 2022; Transmissions, Chenus Longhi, Paris, France, 2018; Limbo, Wunderkammer, Milan, Italy, 2016; Out of Knowhere, Jonathan LeVine, New York, USA, 2014; Solo, Openspace Gallery, Paris, France, 2013; Luminosity In The Dark Rift, Jonathan LeVine, New York, USA, 2012; New Works, Jonathan LeVine Gallery, New York, USA, 2010; Rubincon's Cube, with Pavirellis, New York, USA, 2008; N.O.O.N., Jonathan LeVine Gallery, New York, USA, 2008; Gas, Global Gallery, Sydney, Australia, 2007; Gas, Paper Shadow Gallery, Melbourne, Australia, 2007; The Left Hand Path, Webbs Gallery, Auckland, Australia, 2007, Greymatter, 111 Minna Gallery, San Francisco, USA, 2004; Solo, Carlos Irizarry Gallery, San Juan, Puerto Rico, 2003.
Tra i group show, invece: Concrete to Canvas, West Chelsea Contemporary, New York, USA, 2022; Beyond the Streets, Beyond the Streets, New York, USA, 2019; Cross the Streets, Museo d’Arte Contemporanea di Roma, Italia, 2017; The Bridges of Graffiti, collateral event of the 56th Biennale di Venezia, Italia, 2015; TAG, Grand Palais, Parigi, 2009; Chimera, Miami International Art Fair, USA, 2009; In the Land of Retinal Delights, The Juxtapoz Factor Laguna Art Museum, Laguna, USA, 2008; War Pen, Leonard Street Gallery, Londra, UK, 2008; Beautiful Losers, Contemporary Arts Center, Cincinnati, USA, 2004; Casita, Museo de Art de Puerto Rico, San Juan, Puerto Rico, 2004; Juxtapoz, 111 Minna Gallery, San Francisco, USA, 2004.

DOZE GREEN

MIMESIS, EVEN THE GREATEST STARS
OPENING ON TUESDAY MARCH 21ST 2013 AT 7 PM,
UNTILL JUNE 30TH 2023

The poetry of mimesis. Or MIMESIS, the solo exhibition by the american artist Doze Green (New York, 1964) that Galleria Patricia Armocida, via Argelati 24, is pleased to host from march 21st to june 30th 2023. An exhibition of never-before-seen works, whose common thread to the past is given by the reflective approach that Green places on contemporary society, first investigating himself and therefore what surrounds him: the infinite. Starting from the analysis of the relationship and the principles of correspondence between macrocosm and microcosm, his latest work explores shapes and colors of the realm of the infinitely small which reflect, like mimesis, a harmonic order capable of holding up its various parts in the universe.
Space, time, living and artistic surface. By asking questions, first of himself and subsequently, of his medium of expression, painting and drawing: "We create worlds, yet who created us?". “What is reality?” . Chimeras or dystopias. Ethereal or artificial consciousness. So where is the mimesis? And what happens at the very moment in which it takes place in the traction between space and time? The question is emphasized by the 10 canvases and 14 drawings, from which figures with mystical, numerological and hermetic contaminations appear. Doze unfolds an intense world filled with polymorphic/therianthropic beings connected in a dynamic dance charged with vital and creative energy. Abstract typographical bodies in which the Letter, universal register of language and information, detached from its function as an interpretative tool, becomes a fetish of knowledge, of culture, and therefore of truth. Figures that have evolved and freed themselves in space in constant metamorphosis. The process gradually reveals itself to the eye, during the equally explanatory observation of the previous work of Doze Green who grew up in the midst of the hip hop cultural revolution in 1980s Manhattan, from which the chromatic reminiscence emerges as if he were traveling on the New York City Transit System. An experience spent with Andy Warhol, Jean-Michel Basquiat and, above all, with Rammellzee. Artist/philosopher and visionary from whom futuristic, cybernetic and cosmological influences derive. Another mimesis. In the exhibition, the viewer can seek through the gaze, the reflection, to trace his own fusion with the observed work. The movement, the subject that becomes autonomous within the space. Dance as a source of energy, an element that Green has always considered on a par with a spirit, connects the mind to the body. In fact, one is guided by the art created by the artist and by his imaginary which finally takes place, in a changing reality, moving on the basis of the "emptiness" yet punctuated by vibrant sensations, thanks to clear and timbre colors. Mimesis again. Microcosmic humanity has plunged into oblivion and struggles to re-emerge, to recognize itself, merging with the whole, transforming itself. The only possibility, quoting Kraftwerk: “Even the greatest stars”. Really looking in the mirror and, immediately afterwards, identifying with Truth. Or dancing, merging with the more concrete self.