Drago Cerchiari – Selected works

Informazioni Evento

Luogo
SPAZIO E.
Alzaia Naviglio Grande 4, Milano, Italia
(Clicca qui per la mappa)
Date
Dal al

Dal mercoledì al sabato, ore 15-19. Domenica ore 11-19 Lunedì e martedì chiuso

Vernissage
11/12/2011

ore 18

Biglietti

ingresso libero

Artisti
Drago Cerchiari
Curatori
Virgilio Patarini
Generi
arte contemporanea, personale

Nel ciclo Fences and trees la pittura dell’artista oscilla tra fauvismo ed espressionismo, le opere della serie Impronte e respiri nascono invece dalla collaborazione con il fotografo Mario Bobba.

Comunicato stampa

NOTA INTRODUTTIVA: Drago Cerchiari allo Chagall: alberi, impronte e respiri. Nella suggestiva cornice dell’Atelier Chagall, una piccola galleria incastonata in uno dei più caratteristici cortili della Milano dei Navigli, tra la Darsena e il Vicolo de Lavandai, vengono presentate una serie di opere selezionate di Drago Cerchiari. Si tratta di opere tratte da due cicli: “Fences and trees” e “Impronte e respiri”. Nel primo ciclo la pittura di Drago Cerchiari, che non indulge all’aneddoto descrittivo e poco concede a superflue divagazioni icastiche, si rivela una pittura inquieta, in continuo movimento, all’eterna ricerca di una cifra stilistica originale e originaria. E anche quando trova una chiave interpretativa feconda ed efficace, dalla quale scaturisce un intero, prolifico ciclo, come, ad esempio, i quadri di ‘Canada in fiamme’ o di ‘Alberi e steccati’, questa si declina in variazioni su tema sempre nuove e talvolta spiazzanti. La tensione in Cerchiari è duplice: da una parte una volontà di sintesi capace di cogliere l’essenza formale delle cose raffigurate (alberi, figure, nature morte, vedute di città); dall’altra l’istintiva ricerca di un gesto pittorico in grado di proiettare sulla tela l’ombra della propria anima, l’impronta della propria personalità. Nel ciclo dedicato ad ‘Alberi e steccati’ lo stile oscilla tra reminiscenze fauve e tentazioni chiariste, anche se costanti sono il ritmo sincopato e le vibrazioni tonali delle pennellate e l’uso del graffio verticale a spezzare le campiture di colore e a dare slancio dinamico alle composizioni. La luce è protagonista in questi lavori: da un canto una luce fredda, tenue, azzurrognola, che si sfalda e si sfarina nelle opere di ispirazione chiarista; dall’altro una luce calda rossastra, catturata e riflessa, espansa in ampie macchie di colore nei quadri di orientamento fauve.

Il respiro della natura si fa colore e segno e, al tempo stesso, in quel colore e in quel segno l’anima del Drago si infrange e si rifrange, come in un gioco di specchi. Nella produzione più recente, nata dalla collaborazione col fotografo Mario Bobba, Drago Cerchiari torna a riflettere sul rapporto tra rappresentazione fedele della realtà e interpretazione libera e poetica, utilizzando e confrontandosi con un nuovo mezzo: la fotografia. Senza rinunciare alla pittura ‘olio su tela’, egli rielabora grandi fotografie di mani che afferrano frutti o di paesaggi di luce mediterranea, giocando sul rapporto tra la massima definizione e messa a fuoco che consente il mezzo fotografico e le infinite possibilità evocative e ‘atmosferiche’ dello ‘sfumato’ pittorico, utilizzando al massimo le possibilità di diluizione della pittura ad olio. Le opere restano così in bilico tra una presenza prepotente e quasi tangibile delle immagini raffigurate e una loro languida evanescenza. Affiorano visioni che sono al tempo stesso concrete e evocative. E di tale voluta, perseguita, programmata ambiguità si nutrono tutte le opere recentissime. Si tratta di un percorso da poco intrapreso che già però mostra tutta la sua potenzialità espressiva. Ed è ancora la luce ad essere protagonista, una luce a tratti netta, precisa, tagliente, chirurgica, che batte sulle cose e ne definisce i contorni senza incertezze. A tratti è invece una luce soffusa, flebile, morbida, che sfuma i contorni e lascia spazio all’immaginazione. La luce del Drago è nebbia e spada.

Virgilio Patarini