Driant Zeneli – Vedere al buio
Vedere al buio è la mostra di conclusione della ricerca svolta da Driant Zeneli nell’ambito di Waiting Room Residency, residenza che approfondisce la relazione fra arte e psicoanalisi.
Comunicato stampa
Vedere al buio è la mostra di conclusione della ricerca svolta da Driant Zeneli
nell’ambito di Waiting Room Residency, residenza che approfondisce la relazione fra
arte e psicoanalisi a cura di Giusi Campisi e Sara d’Alessandro Manozzo e realizzata
in collaborazione con il Centro di Clinica Psicoanalitica Jonas di Trento.
Fra le metafore che descrivono la psicoanalisi ricorre quella dello spazio buio quale
condizione iniziale dell’analizzando. L’accostamento funziona per il suo inaspettato
svelamento: perché l’analisi non “accende la luce”, ma rende più leggibile l’oscurità,
mostra dove sono gli ostacoli, gli ingombri da evitare. Oppure, come afferma Claudio
Cavallaro, ci indica la “deviazione necessaria”, un inciampo identificato con il sintomo
lacaniano, perché “soltanto cadendo il soggetto si avvera, sfuggendo dalle maglie
repressive del dover aderire al percorso che gli si impone”. È con la caduta, del resto,
che si confronta da sempre l’opera di Driant Zeneli: il fallimento come parte
necessaria della tensione verso l’utopia. E il percorso verso i propri ideali e ambizioni
non è mai lineare perché vi irrompe, appunto, il caso, che, dice l’artista, è come
“vedere al buio”: solo nell’intrecciarsi inaspettato degli eventi, infatti, è possibile
costruire il proprio percorso, di vita e creativo.
Vedere al buio è un progetto costruito sulla pratica della narrazione. Come nella sua
ultima trilogia, The Animals, Once upon a time... in a present time, Zeneli usa, quali
personaggi delle sue storie, animali-robot: apparentemente il massimo dell’altro da
sé, eppure poetici e umanizzati come nelle classiche favole di Esopo. I racconti di cui
sono protagonisti non sono però lineari, né tantomeno terminano con una precisa
morale: sono piuttosto storie frammentate e decostruite, che mostrano la possibilità
di metamorfosi, avvicinandosi così ancora - senza sovrapporsi - al lavoro di analisi,
più volto a fornire paradigmi di interpretazione e trasformazione che regole
unilaterali. Il concetto di metamorfosi ha condotto l’artista alla scelta della realtà
virtuale, mezzo tecnologico che permette di esplorare, in prima persona,
l’embodiment - inteso come incarnazione, personificazione - in un altro corpo:
quello, appunto, digitale.
Il nucleo centrale della mostra è infatti costituito dal video VR Lo Struzzo e la Farfalla,
prima produzione in VR di Zeneli, fruibile su visore e prodotto grazie al sostegno di
Connected Reality, Bolzano. L’opera nasce da una serie di “sedute”, conversazioni
singole fra Zeneli e gli psicoanalisti del team di Jonas; giocando sul ribaltamento dei
ruoli fra paziente e analista, l’artista ha costruito con ciascuno di loro una storia
differente, con protagonisti due animali. Lo Struzzo e la Farfalla costituisce il primo
capitolo, la “puntata pilota”: immersi nell’ambiente virtuale, seguiamo le brevi vicende
di uno struzzo e una farfalla, che fuggono da una guerra distruttiva e dai propri limiti
interiori. Accanto all’opera in VR, nelle sale del Centro di Psicoanalisi Jonas Zeneli
ricrea un mondo immaginario di piccoli personaggi, una storia aperta che parte dalla
rielaborazione dei disegni realizzati dai bambini nel corso del workshop Come
trasformarsi in insectobot, parte del programma pubblico di Waiting Room
Residency e svoltosi al MUSE - Museo delle Scienze nel febbraio 2022. Anche in quel
caso ciascun partecipante creava, con la sua fantasia, il proprio storytelling, il proprio
mondo virtuale, poi rielaborato e reso corale dall’artista.
Waiting Room Residency 2022 è un progetto di Tiring House e Jonas Trento, in
collaborazione con MUSE - Museo delle Scienze e Nuovo Cineforum Rovereto e realizzata
grazie al contributo della Fondazione Caritro. L’opera Lo Struzzo e la Farfalla è prodotta grazie
al sostegno di Connected Reality Bolzano. Hanno inoltre contribuito al programma pubblico il
MART - Museo di arte moderna e contemporanea di Trento e Rovereto e il Liceo Artistico
Vittoria di Trento.
Driant Zeneli (1983, Shkoder, Albania), vive a Tirana. Nel 2019 ha rappresentato l’Albania alla
58ma Biennale di Venezia. È stato direttore artistico di Mediterranea 18, la Biennale dei Giovani
Artisti dall’Europa e dal Mediterraneo, che si è svolta per la prima volta nel 2017 fra Tirana e
Durres. È co-fondatore di Harabel Contemporary Art Platform, Tirana. Nel 2017 ha vinto il
Premio MOROSO e nel 2009 il Premio Giovane Emergente Europeo Trieste Contemporanea.
Ha esposto presso: Palazzo Grassi, Venezia, (2021); 39th EVA International Biennial, Limerick
(2020); Israeli Center for Digital Art, Holon (2020); Galleria Nazionale della Repubblica del
Kosovo, Pristina (2019); Sharjah Art Foundation, Film Platform, (2019); Latvian Centre for
Contemporary Art, Riga (2019); Autostrada Biennale, Prizren, Kosovo (2019); GAMEC, Museo di
Arte Moderna e Contemporanea, Bergamo, (2019); Passerelle, Centre d’Art Contemporain,
Brest, (2018); Mostyn Gallery, Galles, GB (2017); MuCEM, Marseille, (2016); Academie de France
à Roma, (2016); Centre Pompidou, Paris (2016); IV Bienal del Fin del Mundo, Chile (2015); GAM,
Museo di Arte Moderna e Contemporanea, Torino (2013); White House Biennial, Athens (2013);
KCCC, Klaipeda, Lithuania (2013); ZKM, Karlsruhe (2012); MUSAC, Castilla León. Spagna, (2012);
Prague Biennale 5, Prague (2011); Prometeo Gallery, Milano (2010, 2015, 2018); Museo d’Arte
Contemporanea Villa Croce, Genova (2009); National Gallery of Tirana, (2008).
www.driantzeneli.com
Waiting Room Residency, a cura di Giusi Campisi e Sara d’Alessandro Manozzo, nasce
dall’esperienza già consolidata di Waiting Room, serie di cicli di mostre che hanno portato, negli
anni, diversi artisti a interpretare lo spazio di un luogo di cura, la sala d’attesa del Centro di
Clinica Psicoanalitica Jonas di Trento, creando un dialogo fra arte contemporanea e
psicoanalisi. Waiting Room Residency approfondisce ulteriormente questa relazione
coinvolgendo artistə che, per un lungo periodo, entrano in contatto con il Centro Jonas e la sua
équipe attraverso una serie di incontri e visite, per poi restituire l’esperienza in un progetto
espositivo site-specific.
Il Centro di Clinica Psicoanalitica Jonas di Trento opera a Trento dal 2007, si propone come
un luogo di ascolto che consenta a tutti coloro che vi si rivolgono di parlare del proprio disagio
e di individuare i nodi problematici la cui trasformazione consente di interrompere la
ripetizione di ciò che viene vissuto come doloroso.