Drop-out #2
A pochi giorni dalla riappropriazione dello spazio dell’ex Galleria Contemporaneo di Via Piave a Mestre, un luogo simbolo del livello qualitativo di ricerca raggiunto da una zona cittadina che nasce di margine pur essendo a pochi passi dal centro, inneschiamo la seconda tappa della mostra Drop-out, proposta al Rivolta di Marghera nell’ottobre 2013.
Comunicato stampa
Il termine drop-out si riferisce a chi esce dai modelli comportamentali della società cui appartiene. È l'atteggiamento degli individui che scelgono di interrompere un'occupazione approvata socialmente per qualcosa di inedito e di inaspettato. Alla sua base si può leggere un desiderio di autenticità o di trasformazione, agito con l'interruzione di qualsiasi azione approvata e condivisa a livello di condotte medie.
A pochi giorni dalla riappropriazione dello spazio dell'ex Galleria Contemporaneo di Via Piave a Mestre, un luogo simbolo del livello qualitativo di ricerca raggiunto da una zona cittadina che nasce di margine pur essendo a pochi passi dal centro, inneschiamo la seconda tappa della mostra Drop-out, proposta al Rivolta di Marghera nell'ottobre 2013.
Il concetto di fondo della mostra si basa sull'idea di aggregazioni costanti di nuovi artisti che si vogliano confrontare con il tema della partecipazione politica, della comunità, di temi sociali scottanti per tutti coloro che vogliano mantenere uno sguardo critico aperto.
Lanciamo Drop-out #2 come si lancia un ponte tra due sponde di un fiume: riproponiamo le opere dei tre artisti già esposti in Drop-out #1, Adalberto Abbate, Petrov Ahner e Nicolas Clauss, a cui si aggiunge il nuovo video di Sandro Mele, “Ti avevo avvertito”, un'opera intima nata dai luoghi dell'infanzia di un artista che fin da subito ha legato la sua ricerca alle problematiche politiche e sociali connesse ai lavoratori, figlio di quella realtà operaia che seguiva il lavoro fin dove poteva trovarlo, senza ottenere sconti o scorciatoie nella formulazione di una vita.
Questa seconda tappa di Drop-out, che sarebbe dovuta approdare al Teatro Valle ampliata da un gruppo di artisti attivi nel territorio romano, suona come un ritornello da cui ripartire, un pensiero accresciuto che ci piacerebbe potesse continuare le sue emersioni proprio per la natura corsara e di apparizione immediata che lo caratterizza. Ora partiamo così, “da quattro anni a quattro giorni”, nella speranza che la città risponda positivamente a questa riappropriazione debita.
In un contesto sempre più abbandonato alla perdita di sé, in cui la dismissione di un negozio corrisponde allo spegnimento di un frammento di città, ci troviamo davanti un nuovo flusso di vita che circola piacevolmente all'interno di mura ancora bianche e pulite, pronte ad operare quella fotosintesi purificatrice che da sola non si potrebbe attivare.
Grazie ai ragazzi che si sono fatti carico di questa riacquisizione dovuta, nella speranza che la città riconosca la funzione positiva di un atto forte ma caratterizzato dalla presenza di giovani propositivi e pieni di voglia di fare, dote da tutelare più che da combattere.