duemanondue
duemanondue è il progetto espositivo a cura di Milena Becci, con un intervento critico di Valeria Carnevali, ospitato da Ek-statica 2019 con il Patrocinio del Comune di Fano Assessorato alla Cultura.
Comunicato stampa
Venerdì 2 agosto alle ore 18 inaugura duemanondue, il progetto espositivo a cura di Milena Becci, con un intervento critico di Valeria Carnevali, ospitato da Ek-statica 2019 con il Patrocinio del Comune di Fano Assessorato alla Cultura. Il percorso si sviluppa in tre spazi della Rocca Malatestiana di Fano e presenta le opere di Rodrigo Blanco, Serena Giorgi con Giulio Perfetti e Marco Puca.
Giunto al suo terzo anno Ek-statica, Festival filosofico-letterario, ha deciso di accogliere l’arte contemporanea all’interno dei suoi luoghi fisici, mentali e visivi creando un ulteriore ponte tra due mondi che da sempre dialogano. La tematica che sarà affrontata durante le conferenze di questa terza edizione è di carattere ontologico-politico, ovvero l’intricata relazione nomotetica che lega il mondo delle cosiddette leggi dell’uomo e le vede anteposte o in contrasto con quelle particolari leggi di natura, aprendo dibattiti circa l’umanità e la sua appartenenza. Quello del rapporto tra Physis e Nomos è un argomento spinoso che vede il suo originale conflitto sin dall’alba del pensiero e pone l’interrogativo su cosa rappresenti effettivamente questo nesso chiamando l’uomo all’azione secondo l’una o l’altra visione del cosmo.
duemanondue tenta di superare questa dualità collegandosi principalmente ad un concetto appartenente alla filosofia orientale secondo il quale Physis e Nomos non devono e non possono esser disgiunti. Funi è il termine giapponese che può essere tradotto con due ma non due o non dualità di vita e ambiente secondo il quale l’appoggio indispensabile per gli esseri viventi è proprio l’ambiente fisico che a sua volta trova in essi la sua ragion d’essere. Questo legame è indissolubile e spiega che la vita, con le derivanti leggi attuate dall’uomo, è modellata dall’ambiente, con le proprie leggi della natura, e viceversa.
Questo tentativo di armonizzazione che sorpassa contrapposizioni e scontri dialogici si ritrova nelle opere degli artisti presenti, Rodrigo Blanco, Serena Giorgi con Giulio Perfetti e Marco Puca, due dei quali hanno lavorato insieme. Rimandi anche numerologici in cui due mani si uniscono ad altre due e collaborano intervenendo su di una stessa opera o si attivano compiendo esclusivamente la propria pur cercando di eliminare quella distinzione tra legge dell’uomo e legge di natura. L’arte le riassume, le unisce attraverso colore, forma, luce e controllo sulla materia che a sua volta guida chi crea. I quattro artisti coinvolti si sono deliberatamente scelti a vicenda e, ciascuno attraverso l’utilizzo del proprio medium, sperimentano un percorso che vuole andare oltre quell’antitesi che è nata nel mondo greco con la Sofistica.
Rodrigo Blanco attraverso la pittura descrive la nostra contemporaneità presentando creature curiose, senza espressione né identità, che fluttuano in sfondi spesso monocromatici in cui appare possibilità di vita. La natura emerge timida, viene quasi rapita dal contorno ma è vicina all’uomo che diviene concetto. Il corpo si connette allo spazio in cui è presente, solo o in relazione con altri, fermo o in apparente movimento, districandosi immerso in una realtà eterea e luminosa che raggiunge una spiritualità che unisce.
Serena Giorgi e Giulio Perfetti presentano un’installazione realizzata a quattro mani dal titolo Portami a cena. Il tema dell’inquinamento diviene fondamentale presupposto per trattare la fredda separazione tra uomo e ambiente credendo che l’arte sia un catalizzatore di significati che ha in sé la possibilità di trasformare la società. Egoismo e indifferenza sono rappresentati da un grande tavolo, metafora del mare, che accoglie elementi in plastica recuperati nelle acque inquinate e presentati con ineccepibile ordine. Etica ed estetica si fondono per far emergere le contraddizioni del nostro tempo.
Il lavoro di Marco Puca abita un’unica sala in cui è protagonista una seduta appesa a muro e circondata da disegni e acquerelli. Giudizio e tempo si presentano metaforicamente simboleggiati dalla sedia e sono accerchiati da una serie di personaggi che vivono intorno a loro. La materia liquefatta dell’acquerello e dell’inchiostro elimina la contrapposizione tra Physis e Nomos e conduce alla riflessione relativa ad un’unica natura in cui tutto è soggetto ad una valutazione saggia o ironica. Il corpo si lega alla vegetazione in una varietà di forme sfuggenti e fantastiche di creature in metamorfosi.
Le tre sale allestite costituiranno un percorso che dal due – Physis e Nomos – conduce alla scoperta di quattro artisti interessati a rendere visibile ciò che con la sola parola può solo essere immaginato.
Venerdì 2 agosto, al termine della visita guidata condotta da Valeria Carnevali in occasione dell’inaugurazione della mostra, verrà servito un aperitivo offerto dalla Cantina di Esanatoglia (www.cantinadiesanatoglia.it).
BIOGRAFIE
Rodrigo Blanco nasce nel 1975 a Latina. Trascorre gran parte della sua infanzia con i nonni, e in compagnia degli amici coetanei nelle strade di una periferia di pasoliniana memoria, strappata alla palude. A scuola intraprende lo studio di materie tecniche, nel contempo pratica la disciplina del salto triplo. Saranno entrambe esperienze il cui segno ritornerà in seguito. Durante l’anno della naia scopre la lettura filosofica e attraverso di essa inizia a maturare una visione dell’esistenza al di fuori delle strutture prestabilite. A ventun anni entra a lavorare in una fabbrica metalmeccanica, contemporaneamente prosegue la disciplina del salto triplo che gli fa acquisire una coscienza profonda del proprio corpo e delle possibilità in esso insite: il salto rappresenta un gesto ordinato e nello stesso tempo un atto di liberazione. Nel 2001 giunge ad Ancona, qui guiderà una squadra “rimediaticcia” di operai nei lavori di ristrutturazione del Teatro delle Muse: la tecnica, l’etica e l’estetica troveranno in questa esperienza una sintesi fondante nella sua concezione della realtà. Contemporaneamente inizia a dipingere. Ricerca in questa pratica il ritorno alla libertà del corpo, vi ritrova una sensualità molto vicina a quella della carne e in essa vive l’attimo di sospensione dell’immagine al di sopra del trascorrere tumultuoso del tempo. Aggiornando via via il suo processo pittorico, tiene mostre personali in varie città. Nel 2010, alla Galleria Puccini di Ancona, la personale intitolata “Opere recenti” rappresenta un momento di verifica dopo i preziosi consigli ricevuti da Giovanna Bonasegale. Nel 2012 è la volta di “Umanovacuo”, all’ Università degli Studi di Trieste, nell’ambito della rassegna curata da Marcello Monaldi; al 2013 risale la mostra dal titolo “Guardiani e figure involute nello spazio” tenuta alla Galleria Studio d’Arte Andromeda di Trento, in cui fa coppia con Francesco Lozzi. Particolarmente significativa nel 2014 è le personale “Cieli, display e Lacrima di Morro D’Alba” presentata da Marvi Maroni alla Galleria Puccini di Ancona e “Segnali residui progressivi” curata da Marianna Cozzuto allo Spazio Comel di Latina. Sempre nel 2014 fonda con Marvi Maroni e Francesco Colonnelli l’Associazione “Ginolimmortale” che mette insieme artisti ed intellettuali anconetani ispirati alla vita e all’opera di Gino De Dominicis, con l’obiettivo di elaborare percorsi di analisi dell’estetica contemporanea e realizzare produzioni artistiche collettive di natura interdisciplinare. Nel 2016 intraprende una proficua collaborazione con il gallerista Alessandro Leanza ed allestisce vari interventi presso la galleria di quest’ultimo, il Laboratorio 41 di Macerata. Le tematiche delle sue molteplici espressioni riguardano la pluralità dei significanti nella realtà della rete connettiva (reti di esseri umani) e il principio di atemporalità ritracciabile in figure e forme ibride e combinate. Il 2017 è l’anno della mostra “Forma non forma” al Laboratorio 41, presentata da Paola Gennari, che riassume e rappresenta le tematiche suddette. Agli inizi dell’anno seguente conosce il semiologo Gabriele Perretta, già teorico del Medialismo, con cui stringe un’autentica amicizia intellettuale. E’ con lui che avvia una ricognizione sulla possibilità di esprimere in pittura la poetica del distante, che si compie sul finire del 2018 con la mostra intitolata “D[‘]i-stante” (Accademia della Loggia di Ancona - catalogo edito da Affinità Elettive).
Giulio Perfetti (Macerata, 1968) e Serena Giorgi (Cecina,1969) sono ricercatori inquieti e coraggiosi.
Da un incontro casuale è nato un progetto di collaborazione artistica fatto di ascolto e di scambio, di contaminazione continua di idee e sensibilità. Ne è nato un sodalizio che è prima di tutto unione di due persone che sanno dialogare con rispetto e che mettono a disposizione del pubblico il loro sguardo. Curioso e attento. Originale e ancora puro. Espressione di un’umanità delicata e rara.
Con questo atteggiamento umile e poetico (e dunque anche rivoluzionario) rendono accessibili cose, oggetti, particolari apparentemente invisibili o insignificanti, offrendo loro una nuova luce e quasi rivelando la loro anima interiore e nascosta.
In questa prospettiva, il loro cammino artistico è alimentato da una autentica tensione verso la conoscenza. Un percorso di arricchimento interiore per superare i limiti e spostare l’orizzonte del conosciuto in avanti. Verso una dimensione intima, che rappresenta un orizzonte di libertà rispetto ai vincoli della vita quotidiana. Le idee iniziano così magicamente a prendere forma. Ad abitare grandi fogli, dove dipingono, disegnano, scrivono. Scarabocchiano e cancellano. Delineando un itinerario mentale che fa lievitare la loro immaginazione. Una via di fuga, che rappresenta anche un’alternativa esistenziale di libertà.
Insieme hanno realizzato: “Les possibilitès – labirinti mentali” (Centro di Formazione Arti Visive Cecina – Luglio 2018), che è il racconto di questo percorso fianco a fianco, un viaggio tra smarrimenti e sorprese che prefigura la grande avventura dell’esistenza, e “Portami a cena”, un’opera installativa dedicata ai grandi temi dell’ambiente (Fuori Salone, Milano, Panoramix – Aprile 2019) che comunica la loro visione dell’arte come catalizzatore e strumento di trasformazione della società.
Marco Puca è nato nel 1973 ad Ancona, dove vive e lavora. Si è diplomato all'Istituto d'Arte “Edgardo Mannucci” e nel 1999 all’Accademia di Belle Arti di Urbino. Nel 1994 ha vinto il Primo Premio, sezione disegno, ad “Arte Viva Senigallia” a cura di Omar Galliani. Tra i maestri che hanno accompagnato la sua formazione artistica: Elio Marchegiani, Omar Galliani, Bruno Ceccobelli e Gian Ruggero Manzoni. Armando Ginesi, Massimo Raffaelli e Gabriele Bevilacqua sono alcune dei quali si sono occupati del suo lavoro. Ha esposto in numerose città tra le quali Milano, Pescara, Pesaro, Ancona, Bologna, Vladikafkaz (Russia), Cortona e Roma. Tra le sue ultime mostre: del 2018 “Io bugiardo quanto una molecola” al Tomav di Moresco, con un testo di Gabriele Bevilacqua; del 2017 “Magnitudo di uno sguardo”, a cura di Umberto Palestini, alla Pinacoteca Civica di Ancona “F. Podesti”; nel 2016 ha partecipato a “Palazzo Canova Open Day”.