Edoardo Aruta – réclame

réclame è un progetto espositivo che si sviluppa come un viaggio attraverso il tempo e la memoria, esplorando il retaggio culturale e simbolico della pubblicità e dei giocattoli.
Comunicato stampa
Una logica del desiderio, indotta da una mano che muove tutto.
Una voce suadente di sirena scivola dallo schermo luminoso
ammalia i piccoli Ulisse
con la promessa di una guerra di plastica
a misura di infante.
réclame di Edoardo Aruta (Roma, 1981) è una mostra curata da Marta Ferrara e ospitata nello spazio di BARRIERA in occasione della quindicesima edizione di Mirror Project, un programma espositivo in collaborazione con la Fondazione Sandretto Re Rebaudengo nell’ambito di CAMPO, corso in studi e pratiche curatoriali.
réclame è un progetto espositivo che si sviluppa come un viaggio attraverso il tempo e la memoria, esplorando il retaggio culturale e simbolico della pubblicità e dei giocattoli.
Le bambole per maschi, le action figures, sono nate negli anni '60 come dispositivi di intrattenimento infantile maschile e sono divenute potenti veicoli di miti e archetipi, plasmando intere generazioni attraverso immagini iperboliche di forza, eroismo e dominanza.
Piccoli elmetti, pistole giocattolo e granate di plastica. Muscoli sproporzionati, arsenali infiniti e superpoteri malvagi. La televisione, lo spot pubblicitario, lo slogan, la sigla e infine i cartoni animati sono stati strumenti di una spietata propaganda pro-war che ha formato generazioni di aspiranti piccoli soldati.
Edoardo Aruta si addentra in una memoria intergenerazionale, quella del bambino cresciuto a pane e pubblicità. Un piccolo umano soggetto e oggetto di discorsi legati alla dominanza e al potere, sedotto da un eroismo forzoso oltremisura.
La mostra intende attivare una riflessione ampia sul conflitto tra bene e male che si insinua nella coscienza infantile e sulla costruzione del potere "soft" attraverso il gioco, gettando una luce sul retaggio patriarcale incarnato da questi oggetti d’uso e sulle narrazioni tossiche che perpetuano. Le action figures, per Aruta, non sono più solo giocattoli, ma memorie anatomiche riemerse che rivelano tanto la confusione quanto il potenziale creativo del rapporto con il passato. L’artista reinterpreta vecchi giocattoli recuperati e attraverso calchi e collage anatomici li trasforma in sculture. Un processo creativo che nobilita il materiale quotidiano e lo carica di una nuova profondità, interrogando il rapporto tra memoria personale e collettiva, tra infanzia e cultura patriarcale.
Come afferma Baudelaire nella sua riflessione sulla Morale del giocattolo (1853), un saggio sul paradiso perduto dell'infanzia, «i fanciulli coi loro giochi testimoniano la propria grande facoltà d'astrazione e la loro alta potenza immaginativa». In questo senso, i giocattoli non sono semplici oggetti, ma diventano veicoli di un dramma interiore, dove il bambino dà vita a mondi immaginari che riflettono e rielaborano la realtà.
Immaginare la morte, immaginare il conflitto:
fighting man, from head to toe!
Edoardo Aruta (Roma, 1981) vive e lavora tra Roma e Venezia. La sua ricerca si concentra sulla disamina dei fenomeni sottostanti l’esperienza di vita quotidiana, dall’interazione con i luoghi alla relazione tra persone e “oggetti”. Ha studiato presso l’Accademia di Belle Arti di Roma e l’Università IUAV di Venezia. Parallelamente agli studi ha lavorato come scenografo e scenotecnico in ambito teatrale e cinematografico. Dal 2003 sviluppa una pratica artistica che lo porta ad esporre in vari ambiti a livello nazionale ed internazionale. Nel 2013 fonda a Venezia insieme a Marco Di Giuseppe e Rosario Sorbello il collettivo artistico Gli Impresari, è ideatore e co-curatore di Cinema Galleggiante / Acque Sconosciute, progetto presentato dal 2020 nella laguna di Venezia da Microclima.
Marta Ferrara (Napoli, 1999) collabora in maniera indipendente con enti culturali per la curatela, il coordinamento e la gestione di progetti d’arte contemporanea. Tra questi il Museo Madre, la Galleria Nazionale d’Arte Moderna e Contemporanea di Roma, La Biennale di Venezia, la Fondazione Made in Cloister, la Fondazione Morra Greco, la Galleria Alfonso Artiaco. Dal 2022 co-cura il progetto Quartiere Latino museo-condominio d’arte contemporanea a km 0. Nel 2024 ha preso parte a Campo, corso di studi e pratiche curatoriali della Fondazione Sandretto Re Rebaudengo. È cultrice della materia di Didattica Museale all’Accademia di Belle Arti di Napoli, presso cui ha svolto anche i suoi studi.
BARRIERA è un’associazione non-profit per l’arte contemporanea fondata nel 2007 a Torino da un gruppo di collezionisti. Attraverso una serie di iniziative, mostre ed eventi, lo spazio crea occasioni di dialogo tra artisti, curatori, collezionisti e favorisce contaminazioni con altri linguaggi e ambiti culturali.
BARRIERA è a cura di Sergey Kantsedal.