Eduard Habicher – Gedanken-Fänger
Nell’arte di Habicher l’idea – centrale per la modernità – della scultura che penetra nello spazio o che si fa penetrare dallo spazio, liberando, deformando, convergendo o sciogliendo le proprie energie, assume una nuova dinamica.
Comunicato stampa
La scultura, più di ogni altro genere artistico, ha subito nel XX secolo evoluzioni e “rivoluzioni” che hanno in gran parte disciolto il suo concetto tradizionale. Mentre la pittura, nonostante i suoi svariati sconfinamenti e le sue radicalizzazioni, è rimasta relativamente distinguibile, oggi più o meno tutto può essere scultura. Brancusi, Duchamp, Minimal Art, Land Art, la “Scultura Sociale” di Joseph Beuys, la “Living Sculpture” di Gilbert & George, le videosculture di Nam June Paik hanno ampliato sempre di più la varietà delle forme d’arte plastiche. Anche materiali che di solito vengono associati ad altre arti - come linguaggio, sound, film e video – possono essere attribuiti alla categoria della plastica.
Tuttavia, al di là di questi allargamenti dei confini verso il paesaggio, l’architettura, l’installazione e il performativo, la figura autonoma, modellata e in sé completa, ha sempre continuato ad esistere – e sta vivendo attualmente una evidente rinascita. Le forme plastiche di Eduard Habicher non hanno mai abbandonato l’idea familiare di un oggetto d’arte in sé completo con una forma esplicitamente articolata. Le sue plastiche si sottraggono tanto all’accostamento al mero oggetto quotidiano quanto alle lapidarie strutture basilari del minimalismo, sono sempre percettibili come oggetti d’arte.
Eppure in esse si manifesta un elemento che allarga vistosamente i confini, qualcosa che apre e al tempo stesso racchiude, in cui il sostanziale spostamento della scultura moderna verso lo scambio tra oggetto plastico e spazio circostante si esterna con grandissima tensione. Nell’arte di Habicher l’idea – centrale per la modernità – della scultura che penetra nello spazio o che si fa penetrare dallo spazio, liberando, deformando, convergendo o sciogliendo le proprie energie, assume una nuova dinamica.
Formalmente egli trasforma i parametri essenziali della scultura quali peso, equilibrio, statica, stabilità e volume nel suo tema determinante di peso e leggerezza, di movimento e spazio, di librarsi e cadere. Annodati come cordicelle, i nastri d’acciaio arcuati e sventolanti, fatti di ferro a doppio T o di tubi ovali, liberano potenziali motori e un linguaggio formale che è espressivo e gestuale come la pittura informale. Sbucano dal muro, collegano spazi, nidificano sulla parete, servono per fissare pezzi di legno bruciato, se ne stanno lì come dei solitari e a volte la loro ombra è altrettanto importante quanto il corpo scultoreo. Spesso hanno titoli che sono dei giochi di parole e sempre giocano con la paura per il loro equilibrio.
Nonostante tutta la compenetrazione spaziale essi rimangono autonomi come la fuggevolezza di segni che si disperdono. Sia tra vecchie mura, sia all’aperto o negli spazi di una galleria – l’arte di Habicher consiste nell’entrare in relazione con uno spazio e di farlo oscillare, al tempo stesso però anche nel derivare le sue scoperte scultoree dalla sua particolare relazione con i suoi materiali, acciaio e i trovatelli di legno e di vetro che ricordano l’arte povera, e nel mantenerli in qualsiasi ambiente. Habicher riesce ad animare il ferro, a trasformare la fisicità grezza del suo materiale da un lato in una presenza forte e dall’altro in una fuggevolezza eterica. Le sue sculture sono emozioni e pensieri in acciaio privi di peso.
(Heinrich Schwazer)
Eduard Habicher nasce nel 1956 a Malles,-Val Venosta (Bolzano); si diploma all’ Accademia di Belle Arti a Firenze; vive e lavora a Merano.
Mostre personali e opere pubbliche (selezione): 2011 Galleria G7, Bologna; 2010 Galleria Son, Wallhöfe e grandi lavori lungo la Spree, Berlino; "Über_rasch-ung", Piazza Cassa di Risparmio e Parco delle terme, Merano; “Percorsi”, Cavalese; 2009 “Drawing Space”, kunst Merano arte, Merano; “The rose in the steel dust”, Castel Tirolo, Merano; 2008 “Percorsi 2”, Galleria Civica, Arco; Galleria Goethe, Bolzano; 2007 “In-editi”, Galleria Studio G7, Bologna; Galleria Buonanno Arte Contemporanea, Mezzolombardo;