Elena Guerri dall’Oro – Padre mio che sei sulla Terra
La raccolta fotografica dal titolo “Padre mio che sei sulla Terra” vuole essere un tributo alla figura maschile del Padre, inteso come colui che ci genera, ci cresce, la cui assenza spesse volte genera lacune educative ed affettive.
Comunicato stampa
“PADRE MIO CHE SEI SULLA TERRA”
mostra fotografica
di Elena Guerri dall’Oro
La raccolta fotografica dal titolo “Padre mio che sei sulla Terra” vuole essere un tributo alla figura maschile del Padre, inteso come colui che ci genera, ci cresce, la cui assenza spesse volte genera lacune educative ed affettive.
L’Occidente sta vivendo un nuovo evo, denso di tensioni sociali in continuo divenire, rese ancor più dinamiche dalla alta possibilità di informazione e contatti tra gli individui.
Nell’ultimo secolo molta attenzione è stata data giustamente alla figura femminile e a quella del minore, soggetti più deboli di quella filiera che inizia nel nucleo familiare e si espande nella società.
I diritti necessari e improcrastinabili che le donne hanno acquisito dall’800 ad oggi, hanno cercato di porle su un livello paritario nel sociale; molto è stato fatto, ma molto ancora è da percorrere.
Si pensi alla diseguaglianza dei guadagni lavorativi a parità di condizioni; si pensi al doppio carico di impegno per le donne che oltre alla famiglia lavorano; si pensi al raccapricciante fenomeno del femminicidio, il quale desta grande meraviglia, seppur non rappresenti nessuna novità, ma anzi solo la reiterata barbarie nei confronti del più debole.
La più grande differenza oggi sta nel fatto che tale barbarie venga denunciata in tribunali un tempo inesistenti.
Vicino a queste crude ma evidenti realtà, corre parallela, la condizione dei tanti uomini, che divenendo padri, affrontano uno dei ruoli più impegnativi e responsabili nella vita di un essere umano, rappresentando un asse portante della struttura familiare e sociale.
Accanto agli stalker, agli irresponsabili assenti, ai violenti, c’è una moltitudine silenziosa, fatta di milioni di uomini che nel momento in cui diventano genitori abbracciano responsabilmente un impegno che durerà per tutta la vita.
Impegno che talvolta è nutrito di orgoglio e amore, ricompensato da soddisfazioni; talvolta più scarno. E’ ad uomini così che, comunque cercano di impegnarsi, che la mostra è dedicata.
In un’epoca in cui le diverse volontà, di individui con stili di vita differenti o contrapposti, smontano un impianto millenario che vede nel Padre e nella Madre gli unici pilastri portanti del nucleo famiglia, ritengo utile rifocalizzare la figura del Padre, inteso come metà della eterogenea coppia familiare, tanto importante per l’educazione, lo sprone, l’esempio ai propri figli.
Nell’emergenza famiglia, lasciata sola da uno Stato spesso distratto, in un contesto economico che crea necessità anche fittizie, che non tutti riescono a soddisfare, generando alienazione, il richiamo del benessere sembra essere rimasto l’ultimo appiglio del Mondo occidentale.
L’alleanza scuola-famiglia è fortemente minata e il risultato troppo spesso è quello troppi giovani che appaiono come individui abbandonati a loro stessi, connessi 24 ore al giorno alla rete, ma slegati dai principali rapporti, in primis quelli familiari.
Le più recenti cronache di tanti ragazzi, lasciati crescere senza educazione ed etica, in quel collasso avvenuto tra scuola e famiglia, ci induce a una attenta riflessione, poiché l’oggetto è quanto mai prezioso: i giovani appunto, che rappresentano il presente ma anche il futuro di ogni società. La figura del padre è troppo centrale in questo rapporto, per non essere fortemente richiamata in causa.
Continuare a non affrontare il disagio sociale, educativo e culturale dei nostri più giovani cittadini, da irresponsabile è divenuto dannoso.
Molti nel mondo laico quanto religioso si sono resi conto da tempo di questa esigenza. Giornalisti, intellettuali, professori, psicologi, operatori culturali, educatori laici, si stanno interrogando su come riempire quel vulnus educativo tanto importante da aver prodotto una generazione senza eredità: quella dei nostri figli.
E’ giunto il momento per un trasparente confronto, alla ricerca di una soluzione educativa, che riallacci le due solitudini generazionali: da una parte quella dei padri (sbandati dalle chimere del giovanilismo, dell’edonismo illimitato, dall’ avido desiderio di possesso di cose perlopiù materiali), dall’altra quella dei figli (confusi ad arte dai mercanti della globalizzazione, che avere sia più importante che essere). Dimostrato come è, che la scarsa attenzione, la mancanza di tempo, la troppa intrusione di fattori esterni nel privato di ogni individuo, la arrogante abbondanza di denaro spesso parallela all’assenza di cultura, sono stati cattivi strumenti per l’alleanza generazionale, si può ripartire in una nuova unione tra le due parti, basata questa volta su valori fondanti, dedicandosi reciprocamente più tempo, più verità, più attenzione.
Progetto
La rassegna fotografica si sviluppa su due filoni:
A) Il primo è la raccolta di fotografie donate da soggetti diversi che si sono detti orgogliosi di poter contribuire a questo progetto, donando ritratti personali insieme ai propri padri degli anni ‘50, ‘60 e ‘70.
Definita sezione vintage, si avvale di fotogrammi di vecchie pellicole (di 8 e super 8, di Polaroid, di foto in bianco e nero, di foto a colori, di diapositive). A tal riguardo verranno utilizzati media diversi per la loro visione: proiettori, schermi, cornici, cineprese con fermo immagine.
La sezione è molto suggestiva e spazia da foto nelle periferie urbane ancora in costruzione degli anni ’50, alle foto di famiglia classiche in bella posa.
E’ stato sorprendentemente piacevole raccogliere questi contributi, almeno per due ragioni: l’interesse di poter visionare fotografie altrimenti private e inaccessibili insieme al donatore e la spontanea e sentita volontà di tanti di loro, di rendere omaggio al proprio Padre, che tanto ha significato nelle loro vite.
Un comportamento che si ritiene più spesso sentito nei confronti della madre e che invece alberga sincero e forte anche nei confronti del padre.
B) Il secondo è la raccolta di scatti fotografici, attuali e contemporanei, presi in diverse latitudini del mondo, dall’Autrice del progetto.
Essi spaziano infatti dall’Italia al Giappone, dall’India agli Stati Uniti d’America, da Parigi a Londra, dalle isole dell’Oceano Indiano al Senegal.
Scatti di padri ritratti con i propri figli, quotidiani o più insoliti: nel momento in cui accompagnano un figlio a scuola, a sciare, ai giardini, in braccio, per mano, con il cane di famiglia, a fianco della madre o anche soli.
E’ interessante notare, dalle stesse posture corporee tra i soggetti, come il rapporto tra padri e figli, sia cambiato negli anni.
Qui si potrebbe addirittura tentare un dibattito per cercare di comprendere se la direzione intrapresa sia un bene per la società, se i rapporti siano migliorati o se qualche cosa che viene da ieri vada magari ripresa o rivalutata.
Sostanziale resta comunque il calore e il legame forte tra le parti, percepibile da molti atteggiamenti.
La mostra si pone l’obiettivo di suscitare una riflessione e perché no, lo spunto di un miglioramento nei rapporti padri-figli.