Elio Marchegiani – 1 La cultura è energia

Informazioni Evento

Luogo
ALLEGRA RAVIZZA - ART PROJECT
Via Gorani 8, Milano, Italia
(Clicca qui per la mappa)
Date
Dal al

dal martedì al venerdì - 11.30 /19 - sabato e lunedì su appuntamento

Vernissage
14/03/2013

ore 18

Artisti
Elio Marchegiani
Curatori
Marco Meneguzzo
Generi
arte contemporanea, personale

Dalla fine del secolo ad oggi, la sua attività è rivolta ad opere tridimensionali ed ambientali, ed al suo “Fare per far pensare” dedito ad un’attenzione al mondo esterno, nella costante convinzione che l’artista debba raccontare anche la propria epoca.

Comunicato stampa

Una mostra che vuole essere il secondo appuntamento del progetto ispirato a quello ideato da Guido Le Noci nel 1971 al Centro Apollinaire di Milano e che fa seguito all’esposizione dello scorso anno intitolata 1 – LA CULTURA E’ ENERGIA. OPERE STORICHE.
Verrà presentata una selezione di opere tra cui Il fulmine (1969-1970).
Biografia
Nasce a Siracusa nel 1929. Inizia a dipingere da autodidatta. Nel suo periodo informale, dopo l'incontro con Mario Nigro, inizia ad organizzare mostre ed incontri culturali, ma è la conoscenza e l'amicizia con Gianni Bertini che gli suggerisce di lasciare la provincia per Parigi, Milano, Roma, Bologna (a Pianoro Vecchio), e, in estate, lo studio nelle isole di Favignana e di Ischia. Nel '59 partecipa all'8° Quadriennale di Roma. A Firenze fa parte del "Gruppo 70", iniziando una solidale amicizia con Giuseppe Chiari. L'attenzione a Giacomo Balla, Marcel Duchamp e Lucio Fontana ed ai legami fra scienza ed immagine costituiscono la base del lavoro che, negli anni sessanta, sarà gestito da Guido Le Noci della Galleria Apollinaire a Milano e da Gaspero del Corso della Galleria L'Obelisco di Roma. Insegna dal 1969 all'Accademia di Belle Arti di Urbino "Tecnologia dei materiali e ricerche di laboratorio" successivamente sarà nominato alla cattedra di "Pittura". Dirigerà detta Accademia dal 1983 al 1988.
Nel 1968 è alla Biennale di Venezia insieme alla ricostruzione di "Feu d'artifice" e i fiori futuristi ed altre opere lasciate da Giacomo Balla incompiute o con la scritta: "Ricostruiteli con i materiali della vostra epoca". Nel 2001 il Museo Teatrale alla Scala lo invita con la sua ricostruzione di "Feu d'artifice", riportata poi in grandezza originale per la mostra "Sipario" al Castello di Rivoli nel '97, esposta anche nel 2005 al MART di Rovereto nella mostra "La danza delle Avanguardie" ed anche a Palazzo Reale di Milano nel 2009 nella mostra "Futurismo 1909-2009 - Velocità+arte+azione".
Dopo la ricerca sul movimento e la luce e la ricostruzione di Feu d'Artifice l'idea di "tecnologia come poesia" lo porta ad un'analisi ancora più attenta del suo lavoro con opere ed ambientazioni; la serie delle Gomme, destinate a morire nel tempo, (eseguite tra il '71 e il '73) portate anche alla Biennale di Venezia del 1972 con la ricostruzione in scala del campanile di San Marco che precede il periodo in cui si dedica alle "Grammature di colore" e alle ricerche sui supporti (Intonaco, Lavagna, Pelle, Pergamena esposte allo Studio Sant'Andrea di Milano da Gianfranco Bellora col quale ha avuto un lungo sodalizio). Una "Grammatura di colore" è attualmente esposta nella Collezione Arte Contemporanea Italiana alla Farnesina (Ministero degli Esteri, Roma) ed altre in vari Musei Italiani ed Esteri.
A Parigi alla FIAC '85 a '86 riceve una committenza franco-americana con installazioni definitive a Parigi nella Il Saint Louis, al Castello di Blois sulla Loira e successivamente a New York e San Francisco. Nel 1986 Giorgio Celli lo invita alla Biennale di Venezia "Sezione Biologia". Nel 1997 partecipa alla mostra "Dadaismo Dadaismi – da Duchamp a Warhol – 300 capolavori" a Palazzo Forti di Verona, con l'opera "Deus ex machina, 1965" invitato dal curatore Giorgio Cortenova. Nel 1998 il Comune di Livorno, nello spazio del Museo Fattori, gli dedica un'ampia antologica che comprende le opere più significative dei diversi periodi della sua ricerca artistica con la pubblicazione di un catalogo dal titolo: "Fare per far pensare", logo del suo lavoro. Ed ancora nel 2001 è presente al Ministero degli Affari Esteri, nella "Collezione di artisti del XX Secolo alla Farnesina" a cura di Maurizio Calvesi che nel 2007-08,sempre con una "Grammatura di colore" lo invita al "Viaggio nell'arte italiana – cento opere dalla Collezione Farnesina" mostra itinerante nell'Europa Orientale e nell'America Latina. Nel 2004 alla Mole Vanvitelliana di Ancona partecipa alla mostra "Riflessi nell'arte" ed al XXI Premio Sulmona, invitato da Giorgio di Genova, riceve il Primo Premio. Nel marzo 2007 una mostra antologica nel Convento del Carmine di Marsala sede dell'Ente Mostra Nazionale di Pittura Contemporanea con la presentazione di Sergio Troisi e la pubblicazione del volume "Linee di produzione 1957-2007" a cura di Carola Pandolfo Marchegiani edizione Carte Segrete, Roma.
Nei mesi di luglio, agosto, settembre del 2010 la mostra antologica alla Torre di Guevara di Ischia con presentazione in catalogo di Massimo Bignardi, edito da Le Rive di Cartaromana.
Nel gennaio 2012 la Galleria Allegra Ravizza Art Project allestisce la prima esposizione di opere storiche a partire da un progetto del 1971 "La cultura è energia" una mostra in 5 azioni tenutasi alla Galleria Apollinaire di Milano con Pierre Restany. La cura di Marco Meneguzzo che in una intervista televisiva dice: Marchegiani è il futuro fatto in casa.
Alla Galleria Nazionale d'Arte Moderna e Contemporanea di Roma, nel marzo 2012, partecipa con l'opera "Helios" 1966, ad Arte Programmata e cinetica anni ‘60 e '70 a cura di Giovanni Granzotto e Mariastella Margozzi.
Il 2013 ha inizio con la mostra “Transcultura” alla Galleria Comunale di Arezzo a cura di Fabio Migliorati, contemporaneamente alla Fabbriche Chiaramontane di Agrigento la mostra “Homemade Future” a cura di Marco Meneguzzo con catalogo Silvana Editoriale.
Dalla fine del secolo ad oggi, la sua attività è rivolta ad opere tridimensionali ed ambientali, ed al suo "Fare per far pensare" dedito ad un'attenzione al mondo esterno, nella costante convinzione che l'artista debba raccontare anche la propria epoca.