Elisa Bertaglia – Les Simulacres
Citando il concetto di simulacro, Les Simulacres – immagine, parvenza, fantasma, illusione – riassume il fil rouge che unisce il corpo di opere realizzate nel corso degli ultimi due anni tra Stati Uniti e Italia.
Comunicato stampa
Les Simulacres è la mostra personale di Elisa Bertaglia che inaugurerà il prossimo venerdì 13 gennaio negli spazi di Martina Corbetta a Giussano, Monza Brianza. Dopo 3 anni dal progetto Singing over the Bones l’artista si trova nuovamente a presentarsi con una ricerca coerente e sostanziale. Citando il concetto di simulacro, Les Simulacres – immagine, parvenza, fantasma, illusione – riassume il fil rouge che unisce il corpo di opere realizzate nel corso degli ultimi due anni tra Stati Uniti e Italia.
Da sempre il simbolo e il linguaggio metaforico sono stati alla base della ricerca artistica di Elisa Bertaglia, ma di recente l'idea di emblema vero e proprio – soglia semantica in quanto tale – è diventata il fulcro del suo lavoro.
La mostra, composta da disegni su carta, dipinti a olio su tela e su alluminio, dimostrano la crescita dell’artista che porta con sé un repertorio di immagini e allegorie più mature e diversificate, pur sempre riconoscibili nello stile e nella poetica.
La grande opera centrale della mostra è intitolata Schwarzeide—quoting Luc Tuymans che, come apertamente espresso, allude all’omonimo dipinto ad olio su tela dell’artista belga Luc Tuymans. L’opera di Tuymans fa riferimento ai disegni dei prigionieri dei campi di concentramento durante la seconda guerra mondiale, abbozzati di nascosto e suddivisi poi in striscioline distribuite tra i detenuti con la speranza di poter ricomporre l’immagine una volta liberati. Così, il dipinto realizzato da Elisa Bertaglia, un dittico dalle importanti dimensioni 140x240 cm, richiama passo per passo la gestualità pittorica e le forme dell’opera di Tuymans, ma ne reinventa lo scenario sullo sfondo disegnato meticolosamente a grafite. Se nel suo lavoro del 1986 Tuymans ha scelto di lasciare ‘vuoto’ il secondo piano dell’opera, stendendo solo un’algida campitura chiara su cui gli alberi e le grate in primo piano si stagliano con nitidezza, Elisa Bertaglia, antiteticamente, sceglie di reinventare un paesaggio immaginario e dicotomico. Una rete sottile di erbe filamentose, foglie lanceolate e rami intrecciati popolano in densità le quinte della rappresentazione. Il vuoto proprio del simbolo e della memoria è colmato da una barriera eterea di arbusti, senza radice né cima, che chiude l'immaginario dello spettatore.
In dialogo, le altre opere in mostra, menzionano il teschio, simbolo universalmente riconosciuto come soglia di passaggio tra la vita e la morte. Le spoglia diventano un elemento che l’artista vuole introdurre fortemente e accompagnano un significativo passaggio di sviluppo del suo lavoro. Sia dal punto di vista tecnico, sia dal punto di vista concettuale e filosofico, ora la sua ricerca è diventata asciutta e complessa, libera da vincoli figurativi e fluida nel passare da un tema ad un altro. Già nella mostra del 2019 – Concerto. Singing over the Bones a cura di Rosella Farinotti – la ricerca dei materiali e la sperimentazione avevano portato l’artista a un livello eccelso di studio, oggi questo fattore imprescindibile si è evoluto nei piccoli dipinti su rame e alluminio dai quali la mostra prende il titolo. Se centrale è la tematica del teschio nelle opere Danse Macabre, è lo scheletro il protagonista nelle opere Les Simulacres – diretta citazione del gruppo di incisioni di Holbein recentemente esposte alla Morgan Library di New York.
Le altre opere di piccolo e medio formato presentate in mostra, manifestano un dialogo costante con artisti della storia dell'arte antica o contemporanea, verso i quali Elisa Bertaglia dichiara un debito di formazione e stima: il piccolo dittico di carte trasparenti sovrapposte, o il grande quadro astratto, fanno riferimento a due artiste fondamentali per la sua ricerca: Agnes Martin e Liz Deschenes.