Elisa Biagi / Andrea Serafini – Memoria Identitas
Memoria Identitas propone al pubblico il lavoro di Elisa Biagi, laureata in architettura, photo editor e fotografa triestina, a confronto con l’opera dell’artista bellunese Andrea Serafini, docente di Tecniche dell’Incisione-Grafica d’Arte presso l’Accademia di Belle Arti di Venezia.
Comunicato stampa
Si inaugura venerdì 29 aprile a Spinea Memoria identitas sesta mostra della rassegna di arte contemporanea MEMORIAE, voluta dal Comune di Spinea e curata da Santina Ricupero, con la collaborazione dell’Associazione Contemporis ETS.
Il progetto comprende sette esposizioni che indagano i rapporti della memoria con l’identità, la natura, l’oblio, lo sradicamento, il tempo, il silenzio.
Memoria Identitas propone al pubblico il lavoro di Elisa Biagi, laureata in architettura, photo editor e fotografa triestina, a confronto con l’opera dell’artista bellunese Andrea Serafini, docente di Tecniche dell’Incisione-Grafica d’Arte presso l’Accademia di Belle Arti di Venezia.
A Spinea, nella sede espositiva di Santa Maria Assunta, Elisa Biagi espone un numeroso gruppo di fotografie appartenenti al progetto Lasciapassare e dedica la mostra alla nonna Anita. Quella di Elisa Biagi è un’indagine sul passato della sua famiglia, condotta con la macchina fotografica e con tanto cuore, con uno sguardo rivolto però al presente, al paesaggio, alla frontiera. Il racconto, nel suo sviluppo, si allarga e abbraccia un’intera comunità per diventare memoria collettiva. Visitando lo spazio espositivo di S. M. Assunta, ci si immerge in un flusso di immagini dal grande potere evocativo, in cui sembra di sentire bisbigliare storie, desideri, speranze, delusioni. “Sono immagini vernacolari che rappresentano, solo in apparenza, le cose da nulla: strade, cartelli, case abbandonate, campi, panorami, dettagli. Al contrario sono storia, memoria, radici delle genti di frontiera” ( da Una storia di frontiera, testo critico di Monica Mazzolini nel pieghevole della mostra)
La memoria, l’identità di cui Elisa ci racconta, si riferisce alla gente della zona di frontiera dell’alto adriatico suddivisa oggi in quattro Stati di appartenenza, Austria, Croazia, Slovenia e Italia, linee di confine che si sono spostate nel tempo e nella storia marcando differenze ma anche punti comuni. Zone caratterizzate da identità plurietnica, plurilinguismo e una multiculturalità con tradizioni e memorie collettive differenti che, per anni in dialogo, hanno creato una condivisa identità culturale frutto dei legami storici di reciproca interdipendenza, una umanità oggi separata da linee di confine segnate anche da filo spinato per contenere i flussi migratori.“Il vento non ha confini e si muove liberamente” dice Elisa nel suo libro Lasciapassare.
Lasciapassare era il documento necessario nel dopoguerra per entrare liberamente oltre frontiera (ne possedeva uno la stessa autrice) ma sottintende anche un altro significato simbolico: “lascia passare” le ferite, i torti, le sofferenze. Costruire il futuro con la Memoria storica.
Andrea Serafini, nell’Oratorio di Villa Simion, espone incisioni, acquaforti, acquatinte, con ritocchi a puntasecca, di forte impatto per i grandi e non comuni formati utilizzati e per la forza delle immagini. Tecniche calcografiche tradizionali, nate per divulgare le opere dei grandi maestri ma che possiedono una valenza espressiva propria, autonoma e originale e che Andrea ha approfondito con assidua sperimentazione e ricerca.
“L’identità personale che emerge dal lavoro di Serafini è una identità individuale fragile e offuscata, così come appare dai vetri delle macchine ferme agli incroci delle strade, imperlati di gocce d’acqua che appannano la visione e denunciano il rischio forte di cancellazione dell’identità in un mondo globalizzato e anonimo. Le vetrate di grandi magazzini e luoghi di transito, ci restituiscono, nei segmenti delle persone riflesse, solo parvenze di esistenza. Paesaggi urbani e luoghi di transito, aeroporti, strade, parcheggi, non luoghi dell’esistere, vengono indagati da Andrea Serafini con una personale interpretazione di città e architetture. Superfici, spazi e volumi sono scomposti e ricomposti offrendoci una visione di spaesamento dell’uomo contemporaneo, intrappolato in un carosello di azioni ripetitive e alienanti che, spingendolo fuori, nel frenetico mondo esteriore, recidono il contatto con il proprio essere”. (da Solitudini, testo critico di Santina Ricupero nel pieghevole della mostra).
Entrambi gli artisti sembrano sottolineare la necessità di avere consapevolezza della propria identità e dell’incontro con l’altro, del rispetto nelle relazioni con il vicino e anche il diverso, al di là di ogni confine, dentro e fuori di noi stessi.
Mostra a seguire:
Tempus Memoria Identitas Santina Ricupero - Maria Angela Tiozzi
(27 maggio -12 giugno) a cura di Francesca Giubilei e Monica Mazzolini.