Elisa Sighicelli – Storie di Pietròfori e Rasomanti
Il Polo museale della Campania e Incontri Internazionali d’arte presentano la mostra Elisa Sighicelli Storie di Pietròfori e Rasomanti a cura di Denise Maria Pagano.
Comunicato stampa
Mercoledì 29 maggio alle ore 18 sarà inaugurata al Museo Pignatelli la mostra di Elisa Sighicelli Storie di Pietròfori e Rasomanti. L’esposizione, curata da Denise Maria Pagano, è promossa dal Polo Museale della Campania diretto da Anna Imponente e da Incontri Internazionali d’Arte, ed è presentata al Museo Pignatelli, diretto da Denise Maria Pagano.
Il Museo Pignatelli è tra le rarissime case-museo di Napoli e si connota dal 2010 anche come Villa Pignatelli-Casa della fotografia: uno spazio aperto e qualificato ad accogliere manifestazioni, eventi e incontri che favoriscano il confronto sui temi della fotografia come espressione culturale, promuovendo la riscoperta di un patrimonio storico ancora poco noto, la conoscenza di autori e tendenze della fotografia contemporanea a livello internazionale.
La mostra di Elisa Sighicelli costituisce un passo importante nella parabola rigorosa e defilata di una delle più apprezzate artiste italiane a livello internazionale, capace di riflettere a ogni passo sui più cruciali temi della storia dell’arte di ogni tempo: la rappresentazione, le ambiguità del vedere e l’impossibilità di non vedersi, e il ruolo della fotografia - oggetto, soggetto, strumento, metafora - in un processo che pone domande fondanti.
Le fotografie di Storie di Pietròfori e Rasomanti costituiscono il nuovo e secondo episodio della ‘trilogia sugli spazi’ dopo Palazzo Madama a Torino e prima dell’intervento al Castello di Rivoli su Villa Cerruti - un terzetto di perlustrazioni che mirano a pensare l’architettura come la ‘quarta parete’ della fotografia, ossia un modo di mettere in questione i limiti del mettere in scena le immagini nello spazio costruito. E la quarta parete, come l’ape fantasma di Emily Dickinson, punge sempre e sempre va affrontata, anche se non si fa trovare con facilità.
Le trentacinque opere, quasi interamente realizzate per l’occasione, si dispiegano lungo otto sale della villa e sono tutte accomunate dal ruolo della fotografia come materiale, prima che come medium. L’immagine fotografica diventa così un telo di raso insieme scintillante e opaco, travertino poroso e tridimensionale, marmo profondo e luminescente.
Sono tutte fotografie stampate su materiali specifici, illusioni ben temperate lungo l’asse del microcosmo fisico della storia dell’arte - in potente accordo categorico con l’atmosfera della villa stessa, dei suoi rimandi storici, dei suoi spiriti nascosti, delle sue analogie perpetue, delle sue icone.
Ogni opera sembra intessuta della materia che rappresenta, ma l’occhio non deve farsi tradire dai sensi: sono tutte, invariabilmente, fotografie.
Una parte della mostra è incentrata su fotografie della collezione di Villa Pignatelli e della sua architettura. Altri lavori, invece, provengono da luoghi cruciali della bellezza partenopea, dal Museo Archeologico a Villa Floridiana, fino alla chiesa del Gesù Nuovo.
Nelle parole dell’artista torinese si rinviene il senso profondo di questa esposizione: ‘’Nelle fotografie di Villa Pignatelli ho focalizzato la mia attenzione su alcuni dettagli della collezione del Museo e della decorazione interna della Villa. Ma c’è anche una fuga verso l’esterno, aldilà delle mura dell’edificio, con forme e materiali provenienti dal mondo dell’estetica classica, romana e rinascimentale: una delle chiavi di lettura del mio lavoro è infatti la corrispondenza tra il soggetto delle fotografie e il supporto su cui sono stampate. In un mondo contemporaneo di immagini virtuali, mi interessa restituire la composita tattilità delle immagini e la loro tangibilità in uno spazio reale’’.
La mostra interviene nel dibattito contemporaneo sulla vita delle immagini, portando agli occhi del visitatore una cornucopia di esperienze sensoriali che entrano e fuggono dalla camera chiara della fotografia, lasciando chi le frequenta stordito da una potente sensualità e dalla profonda ricerca intellettuale dell’artista.
Le pietre si fanno foriere di idee, il raso diviene neuromante e colpisce le sinapsi con la fulminea voracità di un impulso endorfinico. Quella di Sighicelli è una capacità rara, nel panorama globale contemporaneo delle arti, di intrecciare la domanda del pensiero e il desiderio di bellezza.
Le icone selvatiche e ordinate di Elisa Sighicelli tracciano una via dei canti dell’immagine fotografica del nostro tempo, riflessa, rifratta, segreta, moltiplicata. Storie di Pietròfori e Rasomanti riesce nell’insolito miracolo di parlare a tutti, non solo a esperti e addetti ai lavori, ma a chiunque abbia un corpo e una mente - ovvero, a chiunque.
Biografia
Nata a Torino nel 1968, Elisa Sighicelli ha studiato arte a Londra dove ha risieduto per diciassette anni; attualmente lavora tra Torino e New York. Ha esposto con mostre personali alla Gagosian Gallery di Londra, Los Angeles, New York e Ginevra. A Londra ha esposto inoltre con MOT International e Laure Genillard Gallery. In Italia con Gió Marconi a Milano e Guido Carbone a Torino.
Ha avuto mostre personali in musei italiani e internazionali quali Palazzo Madama e GAM, Torino; Palazzo delle Papesse, Siena; Centro Galego de Arte Contemporánea, Santiago di Compostela; Centro de Fotografia, Università di Salamanca; Fondation Salomon, Annecy.
Ha inoltre preso parte a mostre collettive in istituzioni pubbliche italiane e internazionali tra cui: Palazzo Fortuny, Venezia; MAMbo, Bologna; MAXXI, Roma; PAC, Palazzo Reale, Museo Poldi Pezzoli e La Triennale di Milano, Milano; Mart, Trento e Rovereto; MCA, Sidney; FACT, Liverpool; Herzliya Museum of Modern Art, Herzliya; ETH, Zurigo; ICA, Londra; National Museum of Women in the Arts, Washington D.C.